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domenica 30 settembre 2012

Papa Benedetto e San Giacomo Apostolo distributisti

Il discorso di Papa Benedetto XVI all'Angelus di oggi 30 settembre 2012 (sottolineato e grassetto nostri):


"Il Vangelo di questa domenica presenta uno di quegli episodi della vita di Cristo che, pur essendo colti, per così dire, en passant, contengono un profondo significato (cfr Mc 9,38-41). Si tratta del fatto che un tale, che non era dei seguaci di Gesù, aveva scacciato dei demoni nel suo nome. L'apostolo Giovanni, giovane e zelante come era, vorrebbe impedirglielo, ma Gesù non lo permette, anzi, prende spunto da quella occasione per insegnare ai suoi discepoli che Dio può operare cose buone e persino prodigiose anche al di fuori della loro cerchia, e che si può collaborare alla causa del Regno di Dio in diversi modi, anche offrendo un semplice bicchiere d'acqua ad un missionario (v. 41). Sant'Agostino scrive a proposito : «Come nella Cattolica – cioè nella Chiesa – si può trovare ciò che non è cattolico, così fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico» (Agostino, Sul battesimo contro i donatistiPL 43, VII, 39, 77). Perciò, i membri della Chiesa non devono provare gelosia, ma rallegrarsi se qualcuno esterno alla comunità opera il bene nel nome di Cristo, purché lo faccia con intenzione retta e con rispetto. Anche all'interno della Chiesa stessa, può capitare, a volte, che si faccia fatica a valorizzare e ad apprezzare, in uno spirito di profonda comunione, le cose buone compiute dalle varie realtà ecclesiali. Invece dobbiamo essere tutti e sempre capaci di apprezzarci e stimarci a vicenda, lodando il Signore per l'infinita 'fantasia' con cui opera nella Chiesa e nel mondo.

Nella Liturgia odierna risuona anche l'invettiva dell'apostolo Giacomo contri i ricchi disonesti, che ripongono la loro sicurezza nelle ricchezze accumulate a forza di soprusi (cfr Gc 5,1-6). Al riguardo, Cesario di Arles così afferma in un suo discorso: «La ricchezza non può fare del male a un uomo buono, perché la dona con misericordia, così come non può aiutare un uomo cattivo, finché la conserva avidamente o la spreca nella dissipazione» (Sermoni 35, 4). Le parole dell'apostolo Giacomo, mentre mettono in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli.

Cari amici, per intercessione di Maria Santissima, preghiamo affinché sappiamo gioire per ogni gesto e iniziativa di bene, senza invidie e gelosie, e usare saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni".

Un aforisma al giorno

"Dal momento in cui gli uomini hanno cominciato a contraddire la Chiesa con il loro giudizio soggettivo, ogni loro opera è stata incredibilmente mal concepita; coloro che hanno rotto con le fondamenta della Chiesa quasi subito si sono staccati dalle proprie fondamenta; coloro che hanno tentato di reggersi in piedi da soli, senza l'Autorità, non ci sono riusciti".


Gilbert Keith Chesterton, Il pozzo e le pozzanghere


venerdì 28 settembre 2012

Un aforisma al giorno

"Una regola rigida non solo è necessaria per governare, è necessaria anche per ribellarsi".


Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

giovedì 27 settembre 2012

Un aforisma al giorno


"Avere il diritto di fare una cosa non è affatto la stessa cosa di essere in diritto di farla".

Gilbert Keith Chesterton, Una breve storia d'Inghilterra

mercoledì 26 settembre 2012

Dal blog di Costanza Miriano

Che c'è di male?

http://costanzamiriano.com/2012/09/25/che-male-ce/#more-5302

Un aforisma al giorno


"In un modo o in un altro, si è concretizzata l’idea straordinaria che chi non crede nei miracoli li considera con distacco e con imparzialità, mentre chi vi crede li accetta soltanto in relazione ad un dogma. Chi crede nei miracoli li accetta (a torto o ragione) perché ne ha delle prove. Chi non crede nei miracoli non li accetta (a torto o ragione) perché ha una dottrina contro di essi. È tanto corretto, imparziale e democratico credere a una vecchia fruttivendola quando rende la testimonianza di un miracolo, quanto credere a una vecchia fruttivendola quando rende testimonianza di un assassinio. È tanto semplice e popolare prestare fede a un contadino sull’esistenza dei fantasmi quanto prestare fede a un contadino sull’esistenza del padrone".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

lunedì 24 settembre 2012

È morto p. Giancarlo Bossi, missionario del Pime, già rapito nelle Filippine - Anche noi pregammo per lui

È morto p. Giancarlo Bossi, missionario del Pime, già rapito nelle Filippine
Aveva 62 anni. Dal 10 giugno al 19 luglio 2007 è stato sequestrato da un gruppo di guerriglieri musulmani fuoriusciti dal Milf. Ha vissuto come missionario nelle Filippine per circa 32 anni. La sua testimonianza davanti ai 300mila giovani a Loreto. Il suo incontro con Benedetto XVI.

Roma (AsiaNews) - P. Giancarlo Bossi, il missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) che nel 2007 era stato rapito a Mindanao, è morto stanotte alle 3 nella clinica Humanitas di Rozzano sul Naviglio (Milano).

Da oltre un anno aveva sviluppato un tumore ai polmoni e la sua salute si era debilitata sempre più.

P. Bossi, chiamato dagli amici col nomignolo di "gigante buono" per la sua statura atletica e corpulenta, era divenuto noto in tutta l'Italia e nel mondo quando è stato rapito da un gruppo di miliziani musulmani nelle Filippine, il 10 giugno del 2007. In tutta Italia e nel mondo si sono diffusi momenti di preghiera, digiuni, interrogazioni ai governi per la sua liberazione. Anche Benedetto XVI ha fatto un appello ai rapitori e ha pregato per lui. Il 19 luglio viene liberato, grazie anche alla collaborazione del governo italiano e di quello filippino.

Tornato in Italia dopo il suo sequestro, ha la possibilità di incontrare Benedetto XVI durante un raduno del pontefice con i giovani italiani a Loreto. Qui egli dà la sua testimonianza sul modo in cui ha vissuto i quasi 40 giorni insieme ai suoi rapitori, dei musulmani fuoriusciti dal Milf (Moro Islamic Liberation Front), che egli ha sempre difeso, dicendo che lo "hanno trattato bene e ho pregato per loro": "Durante i 40 giorni del mio deserto nella foresta - egli dice davanti a 300mila giovani -  mi sono sentito rinnovare. La mia preghiera è diventata più essenziale e forte. La mia disponibilità a Dio più incisiva. Nelle difficoltà con forza si sperimenta la tenerezza di Dio" (cfr 01/09/2007 P. Bossi: Nei giorni del rapimento, la tenerezza di Dio). Ricordando il suo incontro col papa, egli parla della "emozione di un figlio che ritrova il padre".

Nel gennaio 2008 ritorna nelle Filippine e vorrebbe ritornare a Payao (Mindanao), dove era stato rapito, ma i vescovi lo frenano e lui si stabilisce a Paranaque (Metro Manila) per un anno; poi si sposta nella missione di Mindoro Occidentale.

P. Bossi era nato ad Abbiategrasso (Milano), il 19 febbraio 1950. Era entrato nel PIME a Genova nel 1973 come vocazione adulta. Ha emeso il giuramento perpetuo il 3 febbraio 1978 ed è stato ordinato sacerdote il 18 marzo 1978 da mons. Aristide. Pirovano. Destinato alle Filippine, vi ha trascorso - con qualche intermezzo in Italia - circa 32 anni.


venerdì 21 settembre 2012

Oggi esce La mappa de Lo Hobbit del nostro Paolo Gulisano

21 settembre 1937: esce Lo Hobbit di J.R.R. Tolkien

 

21 settembre 2012: nel 75° anniversario

PAOLO GULISANO

pubblica

 

La mappa de Lo Hobbit

         

Testi di Paolo Gulisano                                        Illustrazioni e mappa di Elena Vanin

 


La mappa de Lo Hobbit


«C'è in te più di quanto tu stesso non sappia»: queste parole di Thorin Scudodiquercia a Bilbo Baggins racchiudono il segreto de Lo Hobbit. Un mondo, quello creato da Tolkien, tutto da scoprire, tra luoghi della fantasia e simboli nascosti. Questo libro offre una mappa per addentrarvisi e una guida per scoprire i significati e i segreti della più bella fiaba del '900, all'origine dell'epica del Signore degli Anelli.

giovedì 20 settembre 2012

Un aforisma al giorno


"Il sistema capitalista, buono o cattivo che sia, giusto o sbagliato, si basa su due idee: che i ricchi saranno sempre abbastanza ricchi per poter assumere, e che i poveri saranno sempre abbastanza poveri per voler essere assunti".

Gilbert Keith Chesterton, Il profilo della ragionevolezza

Un aforisma al giorno


"Crusoe è un uomo su un piccolo scoglio, con le poche comodità strappate al mare: le pagine migliori del libro sono quelle che descrivono la lista degli oggetti salvati dal naufragio. La poesia più bella è un inventario. Ogni utensile da cucina è idealizzato perché Crusoe avrebbe potuto gettarlo in mare. È un buon esercizio, nelle ore vuote o nei momenti difficili della giornata, osservare qualsiasi cosa, il secchio del carbone o la cassa dei libri, e considerare quanto si possa essere contenti di averli portati dalla nave che affondava fino all’isola deserta. Tuttavia, un esercizio migliore di questo è ricordare come tutte quelle cose si sono salvate per un soffio dall’essere inghiottite mentre la nave affondava. Ogni uomo ha rischiato l’orribile eventualità di una nascita prematura, seguendo così la sorte dei tanti bambini non nati. Quando ero ragazzo sentivo spesso parlare di geni mancati o boicottati, ed era consuetudine dire di tanti che erano un Avrebbe Potuto Essere Un Grande. Secondo me, è un fatto molto più concreto e sorprendente che l’uomo comune, come se ne incontrano tanti, sia un Grande Avrebbe Potuto Non Essere".

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia


lunedì 17 settembre 2012

Venerdì 21 Settembre 2012, Roma, Via Sabiniano n° 30 - Al Cesanese Jazzfest un evento chestertoniano.

Gli amici di LabCom hanno organizzato un bel festival di jazz a Roma.
Venerdì 21 Settembre 2012 dalle ore 18.00 (programma più dettagliato qui sotto) si apriranno gli stand.
Alle ore 20.00 ci saranno Federico Iadicicco, consigliere provinciale e tra gli organizzatori, il nostro Andrea Monda e il nostro presidente Marco Sermarini che parleranno di vino, canzoni e distributismo (continuiamo a battere il ferro, dopo l'incontro con Stratford Caldecott al Chesterton Day 2012 e la trasmissione su Radio Maria).

Inutile dire che aspettiamo tutti gli amici di Roma!

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Ore 18.00 stand associazioni della “Rete per la Sussidiarietà”
Alcune delle oltre 60 associazioni della Rete: arte, famiglia, ambiente, sociale a servizio della Persona e del Bene Comune.

Ore 20.00 aperitivo letterario/ “L’Osteria Volante: vino, canzoni e distributismo”

Parteciperanno:
Federico Iadicicco (vicepresidente Commissione Cultura Provincia di Roma)
Andrea Monda (giornalista dell'Avvenire)
Marco Sermarini (Società Chestertoniana Italiana)


Ore 21.30 cabaret/ “Teodoro sciò”/ di e con Gianfranco Teodoro

Ore 22.00 concerto/ Armando D'Elia Jazz Band / swing
Tradizione e innovazione tra Europa e America, una rivisitazione originale dei classici del jazz da Thelonius Monk, a Duke Ellington, a Miles Davis, a John Coltrane tra echi di esecuzioni classiche e “intuizioni” contemporanee.

Armando D'Elia - Sax Alto
Emiliano D'Avack - Pianoforte
Emiliano Salvati - Basso
Gianni Savinetti - Chitarra
Luigi Moretti - Batteria

domenica 16 settembre 2012

Roberto Prisco risponde al quesito sul segreto di padre Brown (perché sarebbe un esercizio religiosi).


Risponde Roberto Prisco:

mi sembra che il significato possa intendersi in relazione al principio cristiano secondo cui siamo tutti peccatori e quindi nulla del male, che è presente nel mondo, può essere ritenuto estraneo a ciascuno di noi. Padre Brown anche grazie alla pratica della confessione (dei peccati altrui) conosce le diverse forme del male meglio di noi laici che conosciamo soltanto il male che compiamo con le nostre azioni; i confessori, al contrario, conoscono anche i peccati che confidano loro tante altre persone.

E' per questo che pensare il male gli è possibile in modo più completo. E' per questo che può soltanto essere un prete cattolico a compiere l'esercizio religioso di immedesimarsi interamente nel male senza giungere a volerlo.

Religioso quindi potrebbe voler dire soltanto "esercizio dei contenuti della religione".

Riferimenti si trovano in quanto  GKC racconta nella sua "Autobiografia" a proposito dell'incontro con padre O'Connor che fu uno degli ispiratori del personaggio e nel finale de "La Croce Azzurra".

A margine possiamo anche qui riproporre il problema della traduzione. Infatti nella traduzione che possiedo della raccolta completa dei racconti di Padre Brown (Edizioni Paoline) non è scritto esercizio religioso, ma esercizio spirituale.  Questa traduzione appare incomprensibile ove si confronti con l'originale che suona inequivocabilmentereligious exercise.

A proposito della traduzione aggiunge R.P. (14.9.12):
L'espressione esercizio spirituale  toglie determinazione all'altra traduzione spostando l'attenzione dalla condizione sacerdotale propria di Padre Brown ad uno spiritualismo  indefinito, del quale sappiamo bene (vedi ad esempio La Forma Non Giusta) quanto GKC diffidasse.

Questa risposta la trovate anche qui:

http://www.chesterton.it/gkc/discuss.htm

sabato 15 settembre 2012

Oggi 15.09.2012 a pagina 24 di Avvenire...

... c'è la recensione de Il ritorno di don Chisciotte, come preannunciato!

venerdì 14 settembre 2012

Il Ritorno di don Chisciotte


Volentieri pubblichiamo.

Già da oggi vi segnaliamo che sul numero di Avvenire di domani uscirà una recensione del romanzo.

NOTE ROMANZO: Il ritorno di don Chisciotte, Gilbert Keith Chesterton, Morganti editori, trad. Paolo Morganti, 304 pagine, 15,00 euro ISBN: 9788895916354 (agosto 2012)

Il ritorno di don Chisciotte è il romanzo di Chesterton rimasto, sino a oggi, inedito in Italia. Michael Herne, in quest’opera letteraria pubblicata nel 1927, è il bibliotecario di Seawood Abbey, un’abbazia trasformata in dimora da lord Seawood. Quando Olive Ashley, amica della figlia del lord, decide di mettere in scena la commedia Blondel il Trovatore, il timido bibliotecario viene coinvolto nella piece teatrale per impersonare un trovatore. Ma poi gli viene proposto di interpretare un altro ruolo, per cui, sopra la calzamaglia verde, indosserà le vesti ben più impegnative del protagonista: niente meno che re Riccardo Cuor di Leone.
Inizialmente l’insicuro bibliotecario si dimostra refrattario al gioco delle parti, ma poi rimane vittima delle suggestioni della commedia. Herne capisce d’aver trovato nel ruolo recitato il suo vero Io e il senso della vita.
Rifiuta così di togliere il costume di scena, muovendosi e pensando come un uomo medioevale.
Chesterton trasforma il bibliotecario nella riedizione del don Chisciotte di cervantesiana memoria, regalando a questa nuova edizione dell’Idealismo e dell’Altruismo incarnato, un potere che il personaggio di Cervantes non ebbe. Douglas Murrel, straordinario personaggio letterario, personificazione dell’uomo altruista, è il Sancho Panza chestertoniano, che seguirà don Chisciotte in giro per l’Inghilterra.
Il romanzo è inserito nella collana ‘Chestertoniana’, di Morganti editori. Collana curata e interamente tradotta da Paolo Morganti.


Gli altri titoli pubblicati: Il candore di padre Brown (2007), La saggezza di padre Brown (2008), L’incredulità di padre Brown (2010), Uomovivo (2009). La sfera e la croce (2011).

NOTE TRADUTTORE: Paolo Morganti, editore dell’omonima Casa editrice, è il curatore e il traduttore delle opere di Gilbert Keith Chesterton pubblicate all’interno della collana Chestertoniana.
È nato a Milano nel 1956. Ama i gatti, la lettura, il rock progressive degli anni Settanta e la buona cucina.
A quest’ultimo ‘vizio’ ha dedicato parte della sua professione, scrivendo, da solo e a quattro mani decine di libri dedicati all’enogastronomia. Amante della letteratura gialla e cultore dell’ironia, ha scritto il racconto La settimana del pastaio, pubblicato nell’antologia Pastakiller (Morganti editori, 2005) e la parodia di Angeli e demoni (Morganti editori, 2009), diventata Angeli e salami con lo pseudonimo di P. G. Brown.
Ha deciso di dedicarsi alla ritraduzione integrale delle opere di narrativa di Chesterton dopo aver letto la saga del prete investigatore padre Brown e aver scoperto che, rispetto al testo originale, troppi erano stati i tagli e le omissioni.
Sino ad ora ha tradotto: Il candore di padre Brown (2007), La saggezza di padre Brown (2008), L’incredulità di padre Brown (2010), Uomovivo (2009). La sfera e la croce (2011) e l’inedito in Italia Il ritorno di don Chisciotte (2012). Attualmente sta traducendo in contemporanea altre tre opere di Chesterton, due delle quali inedite nel nostro paese.
A Natale uscirà con 'Il giardino del benandante' un romanzo storico ambientato nel Friuli del Cinquecento.
Vive in provincia di Udine con la moglie, quattordici gatti e il cane Piero, che pensa di essere un gatto.

            

OFFERTA PER I CHESTERTONIANI: A tutti i chestertoniani che ordineranno in redazione della Casa editrice il libro 'Il ritorno di Don Chisciotte' sarà applicato lo sconto del 15% sul prezzo di copertina. Nel caso di un ordine di acquisto di due copie del libro o di altri titoli della collana 'Chestertoniana' (vedi:www.morgantieditori.it), sarà applicato lo sconto del 30%. Le spese di spedizione saranno a carico della Casa editrice. Offerta valida sino al 30 settembre.
Per ordini e dettagli: segreteria@morgantieditori.it


Torniamo a fare uno dei nostri giochini: perché il metodo di padre Brown sarebbe un "esercizio religioso"?


Abbiamo ricevuto la mail che segue, una delle tante a cui cerchiamo di rispondere il più rapidamente e precisamente possibile (non sapete quante domande fate, lettori: edizioni antiche, spiegazioni di frasi, sedi esatte degli aforismi - questo spessissimo! -, attribuzioni a Chesterton di aforismi pronunciati o meno da lui, indirizzo di Casa Chesterton...). Questo ci ha sempre dato modo di sapere di più di Gilbert, di impegnare il meglio di noi in queste ricerche e di stare un po' in compagnia sua e vostra. Il tutto sempre bello ed istruttivo.

Siccome ci sembrava una bella domanda la vorremmo estendere a tutti i lettori del blog e ai frequentatori di Facebook e di Twitter. Un po' come quando chiedemmo qual era il caposaldo chestertoniano numero uno, o l'indovinello sul nome dell'asino e del cane di Chesterton, o chi aveva pronunciato una determinata frase su Chesterton e tante altre spettacolari e singolarissime tenzoni.

Allora, la domanda è quella che segue, la tenzone è aperta e si vince... una menzione specialissima sul blog come Grande Esegeta del Pensiero Chestertoniano (l'altro titolo che abbiamo ammannito e regalato da questa colonna è quello di Grande Detective Chestertoniano...).

Sempre perché è obbligatorio prendersi alla leggera.

Un grazie di cuore a Roberto Marchesini che ci dà la possibilità di misurarci con le parole di Chesterton, di farlo sul serio ma al tempo stesso di scherzarci e di divertirci insieme da buoni amici.


Gentili signori,

avrei una domanda per esperti.

Nel racconto intitolato "Il segreto di padre Brown" l'investigatore espone il suo metodo. Poi lo definisce "esercizio religioso".

Non capisco perché. Perchè "religioso"? Potreste illuminarmi?


Cordiali saluti,

Roberto Marchesini

Socci cita Chesterton per rispondere a Vito Mancuso

Socci con Chesterton confuta Martini e risponde a Mancuso.

Maria Grazia Gotti



DIFENDO LA CHIESA ATTACCATA DA MANCUSO

Posted: 12 Sep 2012 04:09 AM PDT

Chissà se Corrado Augias e Vito Mancuso, che su "Repubblica" denunciano l' "operazione anestesia" della Chiesa sul cardinal Martini (specie sul "modo in cui Martini ha chiesto di morire", dice Augias), saranno sobbalzati ieri, al titolo di "Avvenire" che recitava "Accudimento non 'accanimento'".

Il direttore del giornale della Cei, Tarquinio – senza nominare Martini – negava che l'applicazione del sondino gastrico in caso di grave malattia incurabile sia "accanimento terapeutico" e negava che si tratti di cure "sproporzionate rispetto ai risultati attesi".

Aggiungeva:

"so bene che qualcuno considera 'accanimento' dare da mangiare e da bere con un sondino a chi ne ha bisogno (e può ricevere utilmente cibo e acqua), ma non può provvedere da solo", ma "io sono tra coloro che giudicano questo gesto di cura e di amore del nutrire e idratare semplicemente l'esercizio di un assoluto dovere di umanità e di solidarietà".

Era la risposta a un lettore con moglie malata di Alzheimer, quindi non un commento sul caso del cardinale, ma quelle parole ora potrebbero essere lette in riferimento alla sua vicenda che ha fatto tanto clamore.

Infatti il medico che curava Martini, dopo la morte ha subito spiegato che egli, affetto da Parkinson, da questa estate "non è più stato in grado di deglutire nulla" e "non ha voluto alcun altro ausilio: né la Peg, il tubicino per l'alimentazione artificiale… né il sondino naso-gastrico. E' rimasto lucido fino alle ultime ore e ha rifiutato tutto ciò che ritiene accanimento terapeutico".

Dunque è accanimento o accudimento?

Non c'è solo questa diatriba sull'alimentazione e idratazione. Mancuso denuncia l'"operazione-anestesia" che la Chiesa starebbe facendo su tutta la figura di Martini: "A partire dall'omelia di Scola per il funerale, sulla stampa cattolica ufficiale si sono susseguiti una serie di interventi la cui unica finalità è stata svigorire il contenuto destabilizzante delle analisi martiniane per il sistema di potere della Chiesa attuale".

Dunque un "figlio spirituale" del cardinale, come Mancuso, lo elogia per il "contenuto destabilizzante" dei suoi pronunciamenti e protesta perché la Chiesa, sottolineando la fede cattolica di Martini, li starebbe anestetizzando.

Come stanno le cose?

In effetti, visto il coro scatenato dalla stampa laica per celebrare il prelato in chiave polemica, la Chiesa ha cercato di valorizzare Martini per le cose buone, ma – come ogni madre farebbe con un proprio figlio – ha steso un pietoso velo sui pronunciamenti più "destabilizzanti".

Tuttavia – sommessamente – ha messo pure dei punti fermi. Per esempio su "Avvenire" del 1° settembre è uscita un'intervista al cardinale Ruini dove la giornalista, Marina Corradi notava che su temi come fecondazione artificiale o unioni omosessuali "Martini sembrava più aperto alle ragioni di certa cultura laica" e "ha espresso pubblicamente posizioni chiaramente lontane da quelle della Cei".
Il Cardinal Ruini ha risposto: "Non lo nego, come non nascondo che resto intimamente convinto della fondatezza delle posizioni della Cei, che sono anche quelle del magistero pontificio e hanno una profonda radice antropologica".
Poche parole, ma pesanti e significative. Ricordano che nella Chiesa va seguito e ubbidito il magistero pontificio, non questo o quel vescovo che dice cose diverse.

Nel resto dell'intervista Ruini ha elogiato l'arcivescovo defunto per altre cose e ha sottolineato che dentro la Cei "non sono mai emerse divergenze profonde", concludendo che "Martini è stato un grande figlio della Chiesa; cercare di giocare la sua eredità contro di essa sarebbe un'operazione assai misera".

Come si vede c'è stato quell'atteggiamento di grande pietà e di amore che la Chiesa ha verso tutti, tanto più verso un suo alto ecclesiastico che ha dedicato la vita a Gesù Cristo, pur dicendo talora (anche) cose discutibili o controverse.

Per esempio l'ultima intervista di Martini, uscita postuma, come testamento spirituale, è stata lanciata dal "Corriere della sera" con questo titolo "Chiesa indietro di 200 anni". Erano parole del prelato.

Il vaticanista Sandro Magister ha notato che "le alte gerarchie della Chiesa l'hanno passata sotto silenzio".

A me questo silenzio pare un gran gesto di carità. Infatti è imbarazzante che un cardinale di Santa Romana Chiesa decida di congedarsi dal mondo con quello che forse nelle sue intenzioni era un grido di dolore sulla Chiesa, ma che ai più è sembrato in realtà un atto d'accusa.

Dove Martini sale in cattedra e prescrive a tutti, a partire dal Papa, cosa devono fare: "la Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento, cominciando dal Papa e dai vescovi".

Così oltretutto misconosce la straordinaria opera di purificazione della Chiesa che Benedetto XVI con immenso coraggio ha intrapreso fin da quando era cardinale.

Martini – oltreché cardinale – era anche gesuita e il connotato specifico dei gesuiti è proprio il voto di obbedienza al Papa, a difesa di Pietro e della Chiesa. Ma questa difesa non si è vista molto.

S. Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti, nei suoi famosi "Esercizi spirituali", prescrive loro, per "avere l'autentico sentire della Chiesa militante", queste regole:

"Deposto ogni giudizio, dobbiamo tenere l'animo disposto e pronto per obbedire in tutto alla vera sposa di Cristo nostro Signore che è la nostra santa madre Chiesa gerarchica. Lodare finalmente tutti i precetti della Chiesa, tenendo l'animo pronto a cercare ragioni in sua difesa e in nessuna maniera in sua offesa".

E ancora:

"Dobbiamo essere più pronti ad approvaree lodare tanto le disposizioni e raccomandazioni quanto i comportamenti dei nostri superiori".

Ognuno può vedere cosa rimane di queste regole… Del resto, quando Martini denuncia che "la Chiesa è indietro di 200 anni", pretendendo che si adegui ai tempi e si omologhi al mondo, dimentica che compito della Chiesa è guardare indietro di duemila anni, convertendosi continuamente non alle mode mondane, ma alla Verità fatta carne. Venuta nel mondo duemila anni fa.

Diceva un grande convertito, Gilbert K. Chesterton: "Non abbiamo bisogno, come dicono i giornali, di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo".

Infatti quelle confessioni protestanti europee che sono andate dietro al mondo (con tutte le sue fissazioni: dal sacerdozio femminile al matrimonio dei preti) sono diventate irrilevanti o si estinguono.

C'è pure un "dettaglio" dottrinale che ha fatto discutere. Martini, nell'intervista-testamento, sostiene che "tutte le regole esterne, le leggi, i dogmi ci sono dati per chiarire la voce interna e per il discernimento degli spiriti".

Giudizio che il professor De Marco definisce "equivoco" perché "un formula del genere" oggi ha "una recezione soggettivistica: il dogma (quello trinitario, ad esempio) sarebbe dato per 'chiarire' la voce della coscienza individuale".

Questa approssimazione equivoca galvanizza Mancuso fino a fargli scrivere che tale "centralità della coscienza personale" sulla Chiesa e sui dogmi corrisponderebbe all' "insegnamento del Vaticano II (vedi Gaudium et spes 16-17)".

Ma quei passi della Gaudium et spes dicono cose ben diverse e – ad esempio – sottolineano l'esistenza di "norme oggettive della moralità" e il problema della "coscienza erronea".

Sulle pagine dei giornali la teologia lascia il posto alle chiacchiere da salotto giornalistico. Che alimentano divisioni, mentre Benedetto XVI fa un titanico sforzo per evitare alla Chiesa lacerazioni, conflitti e (in certi casi europei) perfino rischi di scismi.

I salotti non capiscono la carità del Papa: "La carità è paziente, è benigna la carità… non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (1Cor 13).

 

Antonio Socci

Da "Libero", 12 settembre 2012


Ancora sulla vicenda della Cattolica - Gianfranco Amato

Vi segnaliamo questo articolo pubblicato su Cultura Cattolica: http://www.culturacattolica.it/?id=17&id_n=31116 a firma di Gianfranco Amato.

Un aforisma al giorno


"Per un uomo, vivere in una famiglia è una buona cosa nello stesso senso in cui è una cosa buona e piena di incanti rimanere bloccato in una strada dalla neve. Tutte queste situazioni lo costringono a rendersi conto che la vita non è qualcosa che viene dall’esterno, ma qualcosa che viene dall’interno. Soprattutto, ribadiscono il fatto che la vita, se è davvero stimolante e colma di fascino, è qualcosa che, per sua natura, esiste nostro malgrado".

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

Un aforisma al giorno


"Esistono alcune cose di cui il mondo odierno è inconsciamente annoiato a morte. Non sempre le riconosce perché in genere sfoggiano etichette grandi anche se scolorite, che le descrivono come il nuovo movimento o l’ultimissima scoperta".

Gilbert Keith Chesterton, La mia fede

mercoledì 12 settembre 2012

Segnaliamo il nuovo libro di Costanza Miriano!

La brava e simpatica Costanza Miriano ha dato alle stampe quello che potremmo definire il sequel di Sposati e sii sottomessa - Pratica estrema per donne senza paura, un libro di successo, molto bello e sicuramente controcorrente e non politicamente corretto. Insomma, di quelli che piace a noi chestertoniani.


Il libro si intitola Sposala e muori per lei - Uomini veri per donne senza paura ed è edito da Sonzogno. Sarà in libreria dal 19 Settembre 2012. Qui sotto il collegamento con la scheda libro. Il look somiglia molto all'altro, solo che è azzurrino (per i maschietti) dopo il rosa (per le femminucce). Anche a noi chestertoniani piacciono ancora le differenze!

E poi è interessante che si torni ad indicare finalmente la cara vecchia strada anche ai maschietti! Il titolo poi è anche biblico, e paragona il rapporto tra uomo e donna, o meglio tra marito e moglie, a quello tra Gesù Cristo e la Chiesa. Bello!

Costanza Miriano ha rivelato, mutatis mutandis, un vero e proprio estro chestertoniano e lo stesso amore del Nostro Caro Gilbert nello scrivere senza uccidere nessuno pur non risparmiando tutti i colpi necessari ad affermare la Verità e a sommergere (anche con l'umorismo) l'errore, la menzogna e così via.

Le è stato anche detto e lei per modestia dice che il paragone è azzardato (o qualcosa del genere), ma noi pervicaci insistiamo.

Comunque sia, noi siamo patrioti cosmici alla maniera di GKC (cfr. Ortodossia, capitolo 5, La bandiera del mondo), cioè amiamo il mondo, gli uomini e le donne da sempre perché ci sono, figurarsi se non parteggiamo per Costanza Miriano che ha messo tra i suoi blog preferiti anche il nostro. Le auguriamo il successo dell'altro libro ed anzi ancora di più, di vero cuore.

http://www.sonzognoeditori.it/varia/libro/4542533-sposala-e-muori-per-lei

sabato 8 settembre 2012

Un aforisma al giorno

"Il bambino è davvero felice di una felicità meravigliosa ogni volta che scocca una freccia. Non è affatto certo che lo stesso valga per un uomo di affari ogni volta che spedisce un  telegramma. Il nome stesso del telegramma è una poesia, ancora più magica della freccia; poiché ha il significato di una freccia, e per giunta di una freccia che scrive. Immaginate cosa proverebbe il bambino se potesse scoccare una freccia-matita in grado di disegnare una figura dall'altra parte della valle o di una strada. Eppure, raramente l'uomo d'affari danza e batte le mani per la gioia, quando spedisce un telegramma".

Gilbert Keith Chesterton, Il profilo della ragionevolezza 

venerdì 7 settembre 2012

Distributismo e GKC su Radio Maria

Sabato 8 Settembre 2012 dalle 22,45 in poi a Radio Maria si incontreranno Alessandro Gnocchi, Marco Sermarini, Fabio Trevisan e Roberto Prisco per parlare del distributismo di GKC.

Se potete sintonizzate la radio, eventualmente intervenite.

Ancora su Leah Libresco - di Maria Grazia Gotti


Caro Uomovivo, mi permetto di segnalare a te e a tutti gli amici della SCI un altro articolo che parla di Leah Libresco, la nota blogger atea americana che a fine giugno ha annunciato ufficialmente la sua conversione al cattolicesimo (l'avevamo segnalato qui, per primi in Italia!).

Credo che sia interessante in particolare perché in Italia a questa bella notizia non è stata data così tanta evidenza come meriterebbe.

Ne hanno parlato inizialmente UCCR on line e Tempi, che però avevano raccontato la sua conversione ma non l’importanza per questa, che lei attribuiva alle sue letture, cosa che invece si trovava negli articoli pubblicati in Spagna. Più di recente, ai primi di agosto, ne ha parlato Antonio Socci, riprendendo un articolo pubblicato qualche giorno prima da Zenit.

In questo articolo (è stato pubblicato ai primi di luglio, ma io riesco ad occuparmene solo ora…. ma poi: le notizie interessanti non è che invecchiano o scadono, no?!?!), uscito come il precedente su Religion en libertad, è riportata la notizia, di quali siano stati i libri che hanno avuto influenza nella sua conversione (e che condivide e raccomanda alle persone senza fede)): Il cristianesimo così com’è, Il grande divorzio e Le lettere di Berlicche di Lewis, Ortodossia di Chesterton e anche di altri (Flatland di Edwin Abbott, Gödel Escher Bach (di Douglas Hofstadter) e The Sequences (en LessWrong.org) “che aiutano a pensare in un modo diverso”.

Sull’importanza dei libri queste sono le sue parole:
"qualsiasi scambio di libri dovrebbe avvenire in doppia direzione….chiedi al tuo amico che condivida con te i libri, filosofici e no, che hanno dato forma alla sua visione del mondo. Così adatti il tuo messaggio a quello che il tuo amico crede sia la verità, non a un uomo di paglia. Se entrambi condividete raccomandazioni e vi fate domande difficili, avrete maggior stima per le posizioni dell’altro, e c’è da sperare che quanto più saranno oneste le vostre domande, tanto più sarà facile che la verità trionfi".

 Anche tutto il resto dell’articolo è interessante.

Per esempio Leah, che si sta preparando al Battesimo, afferma: “la cosa più emozionante è accedere alla grazia attraverso i sacramenti. E’ come un’eccezione all’entropia morale".

La sua Santa preferita è la filosofa convertita Santa Caterina d’Alessandria: “l’imperatore pagano le mandò teologi e filosofi perchè discutessero con lei (e la convincessero a sacrificare agli idoli, ndr), e continuarono a discutere fino a che tutti si arresero e si convertirono”.

Infine, una lezione per tutti: il convertito chiede spiegazioni, non rimproveri: "Quando faccio domande, è preferibile che la gente mi dia una spiegazione non che mi accusi di diffidenza verso la Chiesa, o di tentare di entrare di nascosto, come un’eretica. Quando le persone chiedono la fiducia più fervente al primo segno dubbio, stanno rubando ai loro interlocutori la possibilità di incontrare realmente la verità che apparentemente difendono".

Il resto, in spagnolo, lo trovate qui

Uno dei nostri è andato a Beaconsfield - Cronaca dell'avventura


Cari amici della Società Chestertoniana,

a pochi giorni dal mio rientro vi racconto le vicende che hanno caratterizzato l'ultimo giorno del viaggio che ho fatto la settimana scorsa in Inghilterra insieme ad alcuni miei amici. Nella tabella Excel che riporta tutte le tappe del viaggio, l’ultimo giorno, dopo la visita al castello di Windsor, poche ore prima del volo di rientro, è prevista una tappa a Beaconsfield, alla ricerca dei luoghi in cui grande Gilbert ha lasciato le tracce della sua vita terrena.
Grazie alla stupefacente tecnologia del nostro Tomtom raggiungiamo senza difficoltà Beaconsfield, precisamente la Chiesa Cattolica di Santa Teresa, situata in via Warwick 4. Un discreto via vai di persone occupa il marciapiede ed il parcheggio che si trova vicino la chiesa, tra me e me penso che quelle persone si trovino in quel luogo per fare anche loro una visita a GKC. Richiedo informazioni sul cimitero cattolico della chiesa di S.Teresa, le persone a cui io mi rivolgo mi rispondono: "Sorry. I don't know"; ad un signore chiedo cortesemente di indicarmi dove si trova il cimitero in cui è sepolto Chesterton, "Chesterton? Who is Chesterton?", passa qualche secondo prima di riprendermi dall'interdizione causata da quelle tre paroline e chiedo conferma dell'esatta traduzione di quelle tre paroline ad una amica che è più capace di me con la lingua inglese. Dunque il signore non conosce Chesterton, peggio per lui! "Excuse me, where is Chesterton's grave?", "Grove? Chesterton's grave? I can't help you". 
Decidiamo di recarci nella chiesa che si trova in fondo a Warwick road, probabilmente c'è un cimitero, ma la chiesa è anglicana. Niente da fare. Una signorina bionda prende il sole nel giardino che si trova tra la chiesa cattolica e quella anglicana, mi avvicino: "Excuse me, do you know Chesterton? The catholic writer who lived in Beacosfiel during his last years?" "No, I'm sorry". A Beaconsfield Chesterton non è conosciuto. 
Stupefatto mi dirigo di nuovo verso la chiesa cattolica, c'è una canonica, benissimo, mi attacco al campanello ma nessuno risponde... Non mi rassegno... L’amica più brava di me con la lingua inglese mi segue con il fiatone, il resto della compagnia siede rassegnato e stanco sul marciapiede della chiesa di S. Teresa e guarda noi due che come palline di un flipper schizziamo da una parte all'altra alla ricerca di uno straccio di informazione su dove si trovano la tomba e la casa di Chesterton. Bussiamo alle porte delle case che si trovano dirimpetto la chiesa. Un'anziana e gentile signora inglese ci risponde, le chiediamo di Chesterton, della sua casa e della sua tomba... La concitazione delle nostre parole disorienta la vecchietta che ci fa accomodare gentilmente nel salotto di casa sua, le spieghiamo che siamo da cinque giorni in viaggio per l'Inghilterra, che tra qualche ora abbiamo il volo di rientro in Italia e che prima di ripartire vorremmo fare una visita al nostro amico Chesterton. Il nome non le risulta totalmente ignoto ma purtroppo non sa darci le informazioni precise che cerchiamo. La signora ci invita a seguirla, infila un paio di scarpe deformate a causa dell'alluce valgo dei suoi piedi, prende le chiavi di casa e sbatte il portone. Con passo militaresco accompagnato dal movimento alternato delle braccia noi seguiamo la signora le cui intenzioni ci vengono svelate solo alla fine, quando vediamo l'insegna della biblioteca di Beaconsfield. La signora ha fatto una buona pensata, Chesterton è uno scrittore e una biblioteca sembra poter essere il luogo giusto per chiedere informazioni. Ma non è così. La bibliotecaria, alle richieste dell’anziana signora, ci consiglia di consultare un libro di fotografie storiche posto sul banco d'accoglienza della biblioteca. Mentre tra le foto in bianco e nero cerchiamo di intravedere l'immensa massa dell'illustre cittadino di Beaconsifeld, le due giovani dipendenti della biblioteca ci osservano e ridono per motivi che a noi risultano ancora oscuri. I dipendenti della biblioteca di Beaconsfield non sono in grado di fornirci informazioni riguardanti la casa di Chesterton e il cimitero dove è sepolto. Inizio a pensare che una congiura anglicana è stata ordita a nostro danno per impedirci di far visita all'Uomovivo. 
Senza uno straccio di informazione ritorniamo indietro, l’anziana signora mi chiede se in futuro tornerò in Inghilterra, le rispondo affermativamente, ci scambiamo gli indirizzi postali e mi promette che quando tornerò a Beaconsfield lei sarà in grado di darmi tutte le informazioni che cerco. Ci salutiamo. 
Il tempo incalza e la speranza si affievolisce. Dal marciapiede della casa della vecchietta noto qualche movimento tra le tende di una finestra della casa canonica della parrocchia di S.Teresa. Attraverso il cortile privato della canonica e busso energicamente alla porta di vetro, finalmente un sacerdote cattolico, che penso sia il parroco, apre la porta e mi accoglie. Gli racconto le nostre avventure con una english fluency per me davvero sbalorditiva. Il sacerdote ci invita ad entrare nell'ufficio parrocchiale e da uno schedario tira fuori una cartina disegnata a mano che indica i luoghi precisi della casa di Chesterton e del cimitero dove è sepolto. Il sacerdote ci fa entrare nella chiesa, serenità, calma e meraviglia tornano a prendere posto nel mio corpo, anche il resto della compagnia si rasserena. Il sacerdote che è insieme a noi scambia due parole con il parroco, io siedo tra i banchi in cui Chesterton ha pregato. Una targa ricorda la generosità di Chesterton grazie alla quale la chiesa ha potuto dotarsi delle vetrate e di una statua della Vergine Maria. Diciamo una preghiera, gratitudine e commozione avanzano come un grosso fiume in piena. 
Dopo essere usciti dalla chiesa senza proferire parola ci dirigiamo verso la macchina e seguendo il percorso verde segnato nella cartina ci dirigiamo in direzione della casa di GKC. L’indicazione della cartina però non è corretta, la casa infatti non si trova all’imbocco di Grove Road. Provenendo dalla Station Road bisogna girare a destra in Grove Road, procedere lungo la via e svoltare alla prima a sinistra, percorrere ancora un po’di strada e raggiungere così Top Meadow dove si trova la casa di Gilbert Keith Chesterton. Una targa circolare posta sopra la porta d’ingresso ricorda da chi è stata abitata la casa dal 1922 al 1936; vicino il portone, sulla parete, il lampioncino a forma di lanterna... Mi avvicino alla finestra, sbircio dentro, vedo avvicinarsi verso di me un signore a petto nudo che apre la porta d’ingresso. È poco loquace, sembra infastidito, chiedo conferma se proprio la casa che lui abita attualmente è stata la casa di Chesterton, mi risponde di si, “You’re very lucky” dico io su suggerimento dell’amica che parla bene l’inglese. Chiedo il permesso di scattare qualche foto, gentilmente il signore ce lo concede e rientra dentro. Dopo qualche veloce scatto fotografico ci rimettiamo in macchina, direzione Stansted Airport, non rimane tempo sufficiente per visitare anche il cimitero. Ho quindi un buon motivo per tornare a trovarti con più calma, caro Chesterton. In macchina, stanchi, sudati e soddisfatti, ti vedo divertito e compiaciuto per averci fatto giocare a questa strana caccia al tesoro! 

Grazie, Uomovivo.
                                                                                                                                                                                                      Ciro Dell’Ova


PS: invio in allegato la mappa che ci ha dato il sacerdote della parrocchia di S.Teresa, potrebbe essere di aiuto a qualcuno…

giovedì 6 settembre 2012

Tremende Bazzecole - Cinquanta sfumature di grigio secondo Chesterton. Se ne consiglia la lettura ai minori - la nostra Annalisa Teggi da Tempi


Lunedì mattina, di nuovo in coda in auto: pioggia battente sul parabrezza e alla radio qualcuno canta ‘we fade to grey’. Ci dissolviamo nel grigio. Infatti questo epilogo d’estate sembra proprio ricalcare il più classico degli stereotipi, quello registrato dai telegiornali che hanno mandato i loro inviati negli autogrill della mia zona (quella fetta di terra tra Faenza e Imola dove “misteriosamente” si formano le chilometriche code autostradali estive) per chiedere ai vacanzieri di ritorno dal mare se è dura tornare al lavoro e se, almeno, tornasene a casa col brutto tempo lascia meno amaro in bocca.
La normalità della vita non ha i colori sgargianti delle affocate giornate da spiaggia. A mio figlio è servito l’intero set di pennarelli del suo astuccio per raccontare attraverso i disegni le sue vacanze. E, poi, dopo una parentesi di vivace spensieratezza e riposo si ricomincia il solito tran-tran, e ci dissolviamo nel grigio. A questo colore è stato da sempre attribuito lo spiacevole compito di ritrarre la monotonia abitudinaria, il nulla-di-esaltante, l’uniformità di ciò che non si nota.
Ne consegue un vago retrogusto di tristezza; motivo per cui anche il tocco magico dell’arte, proprio in questi giorni, ha voluto dare una strepitosa chance a quel volatile che è sempre vestito di grigio: il piccione. A Venezia, i turisti si sono messi a dare la (fotografica) caccia ai pochi eletti esemplari di piccioni colorati, divenuti ignari protagonisti della Biennale, grazie all’estro artistico di Julian Charriere e Julius Von Bismarck.
Non è dato sapere il pensiero del piccione, ma poiché gli animalisti sono certi di essere gli unici in possesso della chiave d’accesso all’anima delle care bestiole, la versione diffusa a mezzo stampa proclama che è stato fatto un torto ai piccioni. Ma – chiedo scusa agli animalisti e a quei piccioni che si sentono lesi da questa storia – l’effetto artistico ha un suo senso: un piccione rosso in mezzo a cento piccioni grigi non solo si nota (sarebbe così anche se ci fosse un piccione blu in mezzo a cento gialli), ma rende più evidente lo splendore intrinseco dei colori. Il grigio con la sua tiepidezza di tono è un naturale risaltatore dei colori: è grazie alla sua presenza sullo sfondo che il clamore di una novità – come uno scarlatto pennuto che vola attorno a San Marco – ci lascia stupefatti.  Il grigio è il trampolino di lancio della sorpresa e della meraviglia.
Il signor Chesterton era un favoloso disegnatore e oso dire che dovrebbe essere seriamente presa in considerazione l’ipotesi di rendere obbligatoria nella scuola primaria la gioia di leggere agli scolari le descrizioni dei colori che lui fece e le storie che costruì su ciascuno di essi. Una delle prime cose che mi è capitata da quando traduco le sue opere è stata quella di imparare a memoria tutti i nomi ufficialmente catalogati di ogni sfumatura precisa di colore: il “terra d’ombra naturale”, la “lacca di garanza”, il “sangue di drago”. A lui bastava leggere nomi come questi per inventare storie fantastiche.
E da bravo artista, Chesterton riservò un’attenzione cortese anche al grigio e si accorse che quando parliamo del grigiore della vita, forse, stiamo parlando di un tempo di attesa e non semplicemente di un frustrante tempo insipido. Se ne rese conto alzando gli occhi e osservando che il grigio del cielo al mattino si protende via via, col sorgere del sole, verso sfumature infinite e insolite, dal rosa al celeste, al verde, all’arancio.
«I nemici del grigio (uomini astuti, spericolati e malvagi) hanno la mania di sostenere che col tempo grigio i colori soffrono e che per dar rilievo a tutte le sfumature del cielo e della terra è indispensabile una forte luce solare. […]. Un cielo azzurro e lucente è necessariamente il fuoco principale di un quadro, e con la sua luminosità spegne la luce di ogni fiore azzurro. Ma in una giornata grigia uno stelo blu di ranuncolo-fanfara sembra caduto dal cielo.
E, per finire, il colore che gli uomini chiamano incolore ha in sé un dono particolare: quello di farci in qualche modo riflettere sulla nostra esistenza media, incerta e ansiosa, e precisamente sulle sue qualità di lotta e di speranza e di promessa. Il grigio è un colore che sembra sempre lì lì per intensificarsi nell’azzurro, o scolorire nel bianco, o prorompere nel verde e nell’oro. Così esso ci ricorda eternamente quella indefinita speranza di cui è fatto il dubbio stesso; e dunque quando un cielo grigio ricopre le colline o quando i capelli grigi ricoprono le nostre teste, magari prendiamoli come segni che ci ricordano l’alba». (Da Lo splendore del grigio, in La nonna del drago).


Un simpatico commento sui tanti libri di GKC presenti al Meetingi di Rimini


Piero, a commento del post dal titolo 

Bello, no? E c'è anche la Review...

ha detto...
Che bellezza. Mai visti così tanti libri di Chesterton tutti insieme. È il mio El Dorado. Io mi sono fatto uno sport: siccome la letteratura di Gilbert è fuori dagli schemi allora le librerie non sanno proprio in che reparto posizionare i suoi libri. Così quando entro in una libreria, senza il supporto dei commessi, parto alla caccia del tesoro. È strabiliante aver trovato "L' utopia degli usurai" tra i classici; "San Tommaso d'Aquino" in filosofia (ci può anche stare ma insomma...); e udite udite "Il pozzo e le pozzanghere" tra i gialli.

Un aforisma al giorno (ancora Ffinch, ancora Brunelli)


Altro estratto dal Ffinch, altro brano della Blatchford Controversy.
La Blatchford Controversy si svolse a cavallo del 1903-1904 e vide protagonisti il Clarion e il Daily News, i giornali dove all'epoca scrivevano rispettivamente Blatchford e Chesterton.
Altro grazie a padre Brunelli.

Questa citazione è un vero spettacolo, un cavallo di battaglia, di moltissime battaglie.

"Associare il vizio con la povertà è la più vile, la più vecchia e la più sporca delle pietre che l’insolenza abbia mai scagliato contro il povero. Un uomo nato da donna potrà avere giorni brevi e pieni di difficoltà, ma è più nobile e più felice di quanto lo dipinga il mondo. Non mi degnerò neppure di rispondere a Blatchford che si chiede come possa un uomo, nato nella sozzu­ra e nel peccato, condurre una vita nobile. Ne conosco così tanti che vi riescono e che vivono a un tiro di schioppo da casa mia, a Battersea, che poco m’importa come facciano. L’uomo, in sé, ha sempre qualcosa che non può essere fiaccato dalle condizioni esterne. Sì, esiste una libertà che non è stata mai ridotta in cep­pi. Esiste una libertà che ha reso felici uomini in prigione, così come li può rendere felici nelle catapecchie. È la libertà della men­te, quella stessa libertà a cui Blatchford muove guerra. La filosofia di Blatchford non sarà mai accettata da uomini sani di mente. Ma se per caso lo fosse, mi è molto facile predire cosa accadrà: l’uomo, diventato ormai una macchina, si leverà su quei prati fioriti e griderà a gran voce: «C’era una volta un qualcosa, una Chiesa, che ci insegnava che eravamo liberi nel­l’anima? Si circondava di torture e di prigioni per obbligare gli uomini a credere che la loro anima fosse libera? Se c’era, che ritorni, pur con torture e prigioni! Mettetemi in quelle prigioni, tormentatemi con quelle torture se, così facendo, potrò tornare a credere ancora nella libertà dell’anima!»".

Gilbert Keith Chesterton, Clarion, 5 agosto 1904

Un aforisma al giorno (Ffinch, Brunelli, Blatchford Controversy)


Questo è un brano, sempre tratto dalla biografia di Ffinch, della famosa Blatchford Controversy, la controversia giornalistica che oppose GKC a Robert Blatchford sulla religione, sull'uomo e sul vero senso della ragione umana, totalmente inedita in italiano (signori editori, fatevi avanti! Noi siamo disponibili!).
E' la controversia con cui Chesterton manifestò per la prima volta le sue idee religiose, quindi importantissima, e che lo oppose a Blatchford, socialista utopistico che prima del suo riavvicinamento alla religione (ancora al cristianesimo anglicano: è una vicenda di cui abbiamo parlato da questo blog quando abbiamo parlato di Conrad Noel e di altri singolarissimi pastori della Chiesa Alta Anglicana) era considerato dal giovane Chesterton una sorta di maestro.

E' il brano famoso (spesso citato ma mai con la fonte) del soprannaturale e dell'innaturale.

Grazie a Padre Roberto Brunelli.

"Il problema è cosa sia normale nell’uomo o, più semplicemente, che cosa in lui sia umano. Alcuni, come Blatchford, vedono nell’esperienza religiosa dei secoli passati un fatto anormale, una morbosità giovanile, un incubo da cui l’uomo si sta gradualmente risvegliando; altri, come me, vedono invece nella moderna civil­tà razionalista un fatto anormale, il perdersi delle antiche facoltà umane di percezione dell’estasi nel febbrile cinismo delle città e dell’impero. Noi riteniamo che non solo l’uomo sia parte di Dio, ma che Dio sia parte dell’uomo, una cosa connessa con la sua natura, come il sesso. Noi diciamo che (alla luce della storia attuale) se si recide il soprannaturale ciò che resta è l’innaturale. Noi affermiamo che, proprio nelle epoche in cui l’uomo ha cre­duto nel soprannaturale, l’uomo è vissuto all’aperto, ha danza­to e raccontato storie intorno al fuoco. Noi diciamo che, pro­prio nelle epoche in cui l’uomo ha perso la fede, ci sono stati imperatori effemminati, gladiatori e poeti minori che hanno sfog­giato garofani verdi e cantato cose innominabili. Noi affermia­mo che, presa la storia dell’uomo nel suo complesso, le più sfre­nate fantasie della superstizione non sono nulla in confronto al­la fantasia del razionalismo".

Gilbert Keith Chesterton, Daily News, 12 dicembre 1903

Un aforisma al giorno (grazie a Michael Ffinch e a Padre Brunelli)



Padre Roberto Brunelli, nome di battaglia padre Brownelli (tra chestertoniani ci diamo sempre dei veri nomi di battaglia che abbiano qualcosa a che fare con GKC: per esempio Alessandro Gnocchi è Giovedì, perché Giovedì... Gnocchi! Annalisa Teggi è Il Cavallo Bianco per ovvi motivi, Sabina Nicolini è per temperamento e per aver tradotto "La Nonna del drago ed altre serissime storie" La Nipote del Drago...), si è fissato sul Ffinch, ossia la biografia redatta da Michael Ffinch sul nostro GKC e che le edizioni San Paolo pubblicarono in italiano oltre venti anni fa.
Ogni tanto ne tira fuori un pezzetto su Facebook, ma noi preferiamo diffonderle da qui, a disposizione anche dei non-facebook.
Siccome sono passi che meritano e che spesso non sono parte di scritti strutturati (sono battute riferite da testimoni, lettere alla moglie, agli amici, e altre cose del genere), ringraziamo padre Brunelli che le mette per iscritto e ve le mettiamo a disposizione.
Il giorno in cui qualcuno avrà la pazienza di tradurre i due volumi della biografia di Maisie Ward (Gilbert Keith Chesterton e Return to Chesterton, Sheed and Ward, 1944 e 1952) la più accreditata per numero di notizie, accuratezza e così via), ce lo faccia sapere.
Altrettanto dicasi per la biografia di padre Ian Ker (Gilbert Keith Chesterton - A biography, Oxford Press, 2011) una sorta di summa di tutte le biografie), e per il bel libro di William Oddie (The Romance of Orthodoxy - The making of GKC, 1874 - 1909, Oxford Press, 2010).


"Se voleste dissuadere un uomo dal bere il suo decimo bicchie­re di whisky, voi gli battereste la mano sulla spalla dicendogli: «Sii uomo!». Ma nessuno che volesse dissuadere un coccodril­lo dal divorare il suo decimo esploratore gli batterebbe la mano sulla spalla dicendogli: «Sii coccodrillo!». Infatti non abbia­mo alcuna idea di un coccodrillo perfetto né alcuna allegoria di una balena cacciata da un Eden balenesco".

Gilbert Keith Chesterton, 
tratto da Michael Ffinch, Gilbert Keith Chesterton, edizioni San Paolo, 1990 p. 162

mercoledì 5 settembre 2012

E' possibile acquistare la Chesterton Review II Volume in anteprima...

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€ 19.00 + spese postali.

Da Asianews - Mindanao, bambino tribale di 11 anni muore nella guerra per il controllo delle miniere


Jordan Manda era figlio del noto attivista tribale Timuay Locencio Manda, leader della comunità di Subaden (Zamboanga del Sur). Il ragazzo è stato aggredito insieme al padre nel tragitto fra la casa e la scuola da un gruppo di uomini armati. Fonti di AsiaNews denunciano i soprusi della Toronto Ventures Incorporation (Tvi) multinazionale canadese. Con la complicità dei politici essa difende i terreni confiscati illegalmente ai tribali con un esercito privato formato da ex militari.


Zamboanga (AsiaNews) - "La questione delle miniere è una guerra che coinvolge politici, governo centrale e multinazionali straniere. Le uniche vittime sono i tribali che vivono in stato di totale povertà e guardano inermi la confisca dei loro terreni". È quanto affermano fonti diAsiaNews a Zamboanga del Sur, dove ieri mattina è stato ucciso Jordan Manda, ragazzo di 11 anni, figlio di Timuay Locencio Manda, noto attivista per i diritti degli indigeni locali e leader della comunità di Subaden. L'agguato è avvenuto mentre l'uomo stava portando i figlio a scuola. Sulla strada i due sono stati affiancati da un gruppo di uomini armati che hanno sparato contro l'auto, uccidendo il bambino. Il padre è rimasto ferito. Secondo le associazioni per i diritti umani, il leader tribale è stato punito per la sua campagna contro lo sfruttamento minerario del sottosuolo. Nei giorni scorsi il governo ha concesso tre nuove autorizzazioni a compagnie minerarie per esplorare il sottosuolo nell'area di Zamboanga. Gli attivisti ora chiedono una moratoria immediata per tutte le attività minerarie nella penisola di Zamboanga.
Le fonti di AsiaNews spiegano che i problemi sono iniziati con l'arrivo della Toronto Ventures Incorporation (Tvi), importante compagnia mineraria canadese, giunta nelle zona nel 1997. "Grazie alla collaborazione del governo di Glorya Majapagal Arroyo - spiegano -  la Tvi si è impossessata della Pinukis Range Forest, cacciando via tutti i tribali e piazzando un vero e proprio esercito privato, la Blue Gard, formato da ex militari e persone senza scrupoli. I tribali pagano due volte la presenza di questa multinazionale straniera sul loro territorio". Con l'appoggio dei politici locali, la compagnia ostacola con tutti i mezzi lo sfruttamento dei giacimenti da parte di piccole società gestite dagli indigeni. In questi anni essa ha inquinato con mercurio e cianuro le falde acquifere, l'aria e i campi, rendendo impossibile anche coltivare o allevare animali.
Nel 2011 la Tvi è stata costretta ad abbandonare la zona, ma ha lasciato sul posto il suo esercito privato che non permette a nessuno di esplorare i terreni. "Molti minatori - raccontano le fonti - sono ritornati sulla montagna, ma hanno enormi difficoltà a condurre la propria attività". Essi sono aiutati solo dai missionari e da alcuni giovani che con le loro motociclette portano loro cibo, benzina, attrezzi. In luglio quattro ragazzi sono stati fermati da una pattuglia della Blue Gard. Uno è stato ucciso, gli altri tre sono scomparsi. La gente del luogo teme che siano stati gettati nelle cisterne di cianuro.
Con la salita al potere del presidente Benigno Aquino, l'azione della compagnia canadese è stata giudicata illegale. Secondo la legge filippina i tribali hanno la priorità di sfruttare i giacimenti minerari. Le compagnie straniere che vogliono investire nel settore devono prima convocare i capi tribù e le amministrazioni locali e presentare il loro programma, che deve essere firmato dalla maggioranza della popolazione. I locali hanno il diritto di opporsi al loro progetto e rivendicare l'usufrutto del terreno. Se tale documento non viene firmato le compagnie straniere diventano di fatto proprietarie dei terreni. In combutta con le società multinazionali, i politici locali ostacolano la presentazione di questa documentazione, minacciando e a volte eliminando fisicamente chiunque aiuti i tribali. I funzionari locali non hanno alcuna convenienza a trattare con gli indigeni. Essi sono poverissimi e non hanno i soldi per pagare la "tangente" necessaria per sfruttare i terreni e favoriscono il gioco delle multinazionali.
Nel 2008, a Lakewood (Zamboanga del Sur) i tribali hanno trovato degli sponsor messi a disposizioni da uomini d'affari giapponesi e cinesi, che in cambio del 40% del ricavato offrono denaro e attrezzature. Purtroppo le autorità locali non hanno ancora firmato il permesso per iniziare i lavori. Alcuni politici di Manila hanno però appoggiato l'iniziativa, creando una società compartecipata fra minatori e investitori cinesi.
La Chiesa è stata più volte  accusata di finanziare, con "milioni di dollari" provenienti dall'estero le piccole cooperative indigene. Alcuni sacerdoti ricevono  minacce morte e continuano a ricevere pressioni.
"Fra pochi mesi - concludono le fonti - vi saranno le elezioni per la poltrona di governatore della provincia e tutto gira intorno alla miniera. I candidati sfruttano i problemi dei tribali per guadagnarne i voti, ma una volta saliti al potere girano loro le spalle, perché è più conveniente appoggiare le società straniere".
In questi anni, 36 attivisti sono morti o scomparsi a causa del loro impegno in favore dei diritti dei tribali. Fra le vittime anche p. Fausto Tentorio, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, ucciso il 17 ottobre 2011 ad Arakan, nella provincia di North Cotabato (Mindanao). (S.C.)