Pagine

lunedì 4 giugno 2012

Recensione di L'Europa e la fede di Hilaire Belloc - a cura di Fabio Trevisan

Reputo imprescindibile e raccomandabile, per la comprensione del dibattito odierno sulle radici cristiane dell'Europa, un volume del grande polemista e storico anglo-francese Hilaire Belloc (1870-1953) dal titolo inequivocabile: <<L'Europa e la Fede>>. Il libro non è solo un accorato appello all'Europa affinché ritrovi le proprie radici nella Fede cattolica ma è soprattutto un appassionato e documentato saggio sulle ragioni profonde dell'irrinunciabile identità Europa-Fede. Già nell'Introduzione Belloc chiarisce l'essenziale differenza tra la "coscienza cattolica della storia" e un "punto di vista cattolico sulla storia", facendo trasparire la debolezza relativistica dell'opinabile "punto di vista"(<<Questo indugiarsi su punti di vista è cosa moderna e perciò segno e manifestazione di decadenza>>) ed, al contempo, stimolando l'esatta percezione della coscienza quale conoscenza intima, interiore (<<Il cattolico guarda l'Europa dall'interno: non può esistere quindi un punto di vista cattolico della storia europea allo stesso modo che una persona non può avere un punto di vista su se stessa>>). Rifuggendo così dal soggettivismo e dal particolarismo, Belloc ci permette, a distanza di un secolo, di precisare i contorni della nostra coscienza, anche nella valutazione della grande storia europea. Nel preservare la coscienza cattolica della storia, al cattolico europeo spetta un gravoso compito, un' enorme responsabilità ed incombenza che lo proietta in una dimensione pubblica di annuncio della propria fede e della propria storia. Senza remore, senza alcun timore reverenziale ma, al contrario, come fece lo stesso Belloc, nella consapevolezza di non testimoniare affatto una minorità culturale, ma di annunciare l'anima cattolica dell'Europa. Se quindi al cattolico è suggerito uno sguardo intimo e profondo nell'accostarsi all'Europa, così ai non cattolici non è possibile prescindere dalla Fede, pena guardare alla storia dell'Europa dall'esterno, come degli estranei. Hilaire Belloc ha il pregio di condurci per mano all'interno della storia europea, non come spettatori passivi ed increduli, ma come persone vive e credenti che vedono, sentono e comprendonoperché e come si sono sviluppate le radici cristiane. Il grande saggista e storico vuole che noi facciamo come il penitente nel confessionale, il quale si accusa di quanto egli sa essergli veramente accaduto, e di ciò nessun altro può giudicare; così un cattolico, discorrendo della civiltà europea, quando la biasima lo fa per motivi e atti che sono suoi propri. Hilaire Belloc vuole che noi ci accostiamo alla storia europea come dinanzi ad un grande quadro, dove tutto possa prendere il giusto rilievo, conservando una visione d'assieme del passato. L'analisi esteriore, materialista e scettica, non permette di cogliere l'avvenimento storico che, al contrario, può essere compreso attraverso la luce della ragione illuminata dalla fede. Nel proclamare l'identità Europa-Fede e l'appartenenza alla Chiesa cattolica, il grande saggista anglo-francese vuole ricondurci alle esatte proporzioni della sfida nella quale gettarsi (<<Lottare incessantemente contro l'esteriore, l'instabile, l'anarchico – che è poi la barbarie –che preme ciecamente sopra l'interiore, il tradizionale e il forte, che siamo noi, che è il Cristianesimo, che è l'Europa>>). L'attualità dell'analisi di Belloc è sconvolgente, soprattutto quando l'Autore addita a riferimento S. Tommaso Becket contro l'iniquità del mondo (<<S. Tommaso Becket si batteva per un principio, il principio della libertà della Chiesa … la garanzia dei beni e dell'esistenza morale dell'uomo comune contro le minacce dei ricchi e della prepotenza statale – che è data dall'autonomia della Chiesa – aveva trovato in Becket un campione fino alla morte, giacché la morale ordinata dalla Chiesa è garanzia di libertà>>).Come per la storia d'Europa, così anche la vicenda di S. Tommaso Becket assume, per Belloc, l'aspetto esemplare della lotta che ciascun cattolico deve impegnare per la sua libertà. Con parole suggestive e cariche d'amore, Belloc riporta il tema dell'Incarnazione nell'attualità storica (<<L'Europa è carne della sua carne: può quindi conversare col primo secolo come col quindicesimo; reliquie ed oracoli non sono per lui stranezze>>).Nella calorosa perorazione dell'originarietà dell'Europa nella Fede, il prolifico scrittore (Belloc scrisse più di 150 volumi) sfata alcuni miti o errori storici trapelati fino ai nostri giorni. Egli asseriva che non si doveva dimenticare la verità che l'Impero Romano con le sue istituzioni ed il suo spirito fu la sola origine della civiltà Europea, che l'Impero Romano accettò nella sua maturità e non nella sua decadenza la religione cristiana, la quale non fu vaga sentimentalità ma una corporazione assai bene organizzata. Non bisognava dimenticare ciò che la Chiesa storicamente fu, ovvero la dottrina di una salda istituzione basata sull'autorità. Belloc voleva contrastare quegli innumerevoli manuali scolastici che storpiavano la storia dell'Europa, facendo rilevare ironicamente come su quei testi si potesse leggere la storia europea dal secolo quinto al sedicesimo senza mai sentirvi nominare il Santissimo Sacramento; il che rappresenta un errore alquanto grossolano come quello di uno scrittore che parlasse dell'Inghilterra nel secolo XIX senza mai nominare i giornali e le società anonime. Belloc si sforza così di farci balenare dinanzi ai nostri occhi la realtà europea nelle radici profondamente cristiane, opponendola ad una visione riduttiva e mondana (<<La Chiesa cattolica non è un'opinione, né una moda né una filosofia; non è neppure una teoria o una consuetudine; essa è un corpo disegnato a chiare linee e basato su numerosi principi esatti, estremamente geloso della sua unità e delle sue precise definizioni … differiva pertanto dalla cultura dell'ambiente per il fatto che essa offriva verità al posto di ipotesi, affermava concreti fatti storici al posto di miti suggestivi>>). Hilaire Belloc, con questo mirabile saggio,desidera che innalziamo il nostro sguardo senza tuttavia perdere il contatto con il reale fatto storico, in modo che purifichiamo il nostro pensiero nella salvaguardia della civiltà europea, facendoci riflettere su come ogni rivolta contro l'unità della civiltà europea sia stata ingiustamente presentata come una ribellione della mente umana contro condizioni di servaggio. Belloc temeva l'isolamento dell'anima in un esasperato clima individualistico avviato dalla Riforma protestante del XVI secolo, che istigava, di fatto, la rottura dell'unità europea e della Chiesa (<<La civiltà europea, quale la Chiesa cattolica l'ha creata e la conserva, è ancora una grazie a questo influsso. La sua unità soffre ora comedella grave e trista ferita della Riforma>>). Anche la dottrina dell'immortalità personale è caratteristica primaria dell'uomo europeo e ne contrassegna, come sostiene Belloc, il primato nel mondo. Lo storico anglo-francese invita così a considerare ed a difendere la civiltà europea, che è ancora una, si veda o no questa unità; anche la Chiesa cattolica ne è ancora l'anima, lo si riconosca o no. Fatti concreti, storicamente provati ed inoppugnabili, a cui Belloc si riferisce in innumerevoli ed entusiasti passaggi del libro. Il saggista illustra così la bellezza delle storia europea che è storia della Fede, dove la gerarchia della Chiesa, la sua unità ed il suo senso di disciplina furono la precipua istituzione civile ed il nervo più robusto del vincolo che teneva unita quella società. Con esso si affermarono le istituzioni monastiche che conservarono le lettere e le arti, prosciugarono paludi, dando forma concreta all'ideale di unità economica>>).Un saggio, quello di Hilaire Belloc, di estrema attualità, capace di farci riflettere ed interrogarci sul dinamismo della Riforma protestante contro l'unità europea e della Chiesa (<<La ricchezza nel cuore stesso della civiltà s'avvantaggiò di questa rivolta – la Riforma – contro l'ordine, poiché ritorna sempre a vantaggio dei ricchi negare le comuni concezioni del diritto e del torto, mettere in questione la filosofia del senso comune, indebolire l'energia viva ed immediata della volontà umana organizzata ed espressa dalla comunità intera>>). L'effetto devastante della Riforma, ed è ciò che ancora oggi sta lì dinanzi agli occhi di tutti, è quello che Belloc acutamente ha chiamato isolamento dell'anima. Cosa significa tale isolamento? Risponde ancora con lungimiranza ed ardore Hilaire Belloc: << L'isolamento dell'anima significa la perdita di un sostegno collettivo, di un sano equilibrio assicurato dall'esperienza comune, da una pubblica certezza; perciò l'isolamento dell'anima è la vera definizione della nostra infelicità … in questo isolamento l'anima s'è sentita costretta a un grande vagabondaggio … ecco perché nella dissoluzione del vincolo collettivo e dell'unità religiosa si sono visti succedere gli uni agli altri tanti idoli, tutti effimeri>>). Nel crollo dell'unità della Fede che costituisce l'unità europea, Belloc si scaglia contro quello che definisce il lungo divorzio della ragione sottrattasi al Cattolicesimo che ha permesso che s'ingaggiasse una grande battaglia tra il caos e l'ordine. Constatando infine che quando gli uomini abbandonano l'adorazione di Dio e dei santi cominciano ad adorare se stessi, Belloc lancia un vibrante ed improcrastinabile appello per scuotere le coscienze, che ancora adesso ci fa vibrare la mente ed il cuore: <<L'Europa tornerà alla Fede o perirà, poiché l'Europa è la Fede e la Fede è l'Europa>>.

Nessun commento:

Posta un commento