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giovedì 19 gennaio 2012

Andrea Monda recensisce La biblioteca di Bilbo - dall'Avvenire di oggi 19 Gennaio 2012

La biblioteca di Bilbo, di R.Arduini, C.Barella, S.Simonelli, Effatà, pp.142, euro 10,00
I grandi libri sono quelli aprono davanti al lettore interi mondi per lo più ancora inesplorati; come diceva Romano Guardini “il libro è un piccolo oggetto ricco di mondo”, e Italo Calvino aggiungeva che un classico è un libro che non ha ancora finito di dire quello che ha da dire. Il signore degli anelli di J.R.R.Tolkien è un grande libro e ormai un classico del '900. A conferma della fecondità del capolavoro è appena uscito da Effatà La biblioteca di Bilbo, un libretto che squaderna in lungo e in largo l'opera tolkieniana cercando di inseguire tutti i rivoli che debordano da quel fiume in piena che a partire dalla metà degli anni '50 ha irrorato la letteratura novecentesca quando sembrava essersi prosciugata nelle acque stagnanti del materialismo e dell'approccio meramente sociologico e psicologico. Il presupposto che ha mosso la piccola “compagnia” autrice del saggio, un trio di esperti seri di Tolkien (e ricordiamoci l'insegnamento di Chesterton per cui serio non è l'opposto di divertente) è che ogni libro nasca dentro una biblioteca che poi esso stesso contribuisce ad edificare: c'è quindi un prima e un dopo Tolkien, ci sono scrittori che hanno ispirato l'inventore degli Hobbit e autori che non avrebbero mai scritto se non avessero letto le avventure della Terra di Mezzo e in questo virtuoso intreccio di opere letterarie i lettori di Tolkien rischiano di perdersi se non vengono dotati di una mappa, ricca, semplice e accurata. E' questo il dono  prezioso dei tre autori di questo saggio che si sviluppa sotto forma di viaggio all'interno della letteratura dell'infanzia e fantastica a 360 gradi denotando innanzitutto una profonda conoscenza dell'opera tolkieniana di cui viene offerta un'ulteriore e precisa lettura. Ce n'era bisogno, visto che specie in Italia ancora dilettantismi e “appropriazioni indebite” affollano la discussione su Tolkien perché, se molto si è realizzato negli ultimi anni a livello di studi, pochissimo è stato fatto per fissare nel pubblico l’idea che il suo fantasy è unico e particolare e punta al diretto coinvolgimento del lettore all’interno di quel mondo fantastico affinché migliori la propria consapevolezza umana; per dirla con Pennac: la virtù paradossale della lettura è «quella di astrarci dal mondo per trovargli un senso».
Si dice spesso che Tolkien è il padre del fantasy moderno; gli autori di questo saggio prendono sul serio questa affermazione e la dipanano davanti agli occhi del lettore, correggendone le rischiose derive (quanti sono i cloni o gli epigoni, più o meno pallidi, del professore di Oxford?) e offrendo al giovane lettore, ma anche ai professori e agli educatori dei giovani lettori, in modo sanamente divulgativo, una serie curiosa e stimolante di percorsi letterari che possano sviluppare la capacità di leggere e confrontarsi con altri testi letterari di alto spessore, da J.M.Barrie a Buzzati, da Eliot a Ende, da Kenneth Grahame a William Morris (solo per citare qualche nome).

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