Appello urgente di Amnesty International: rischia di nuovo la tortura
di Paul De Maeyer
ROMA, giovedì, 3 marzo 2011 (ZENIT.org).- In Cina, è stata arrestata giovedì 24 febbraio la nota prigioniera di coscienza Mao Hengfeng, impegnata dal 1988 nella lotta contro la discussa e rigida "legge del figlio unico", lanciata alla fine degli anni '70 da Deng Xiaoping per frenare la crescita demografica del colosso asiatico.
Mao Hengfeng, 50 anni, che abita con suo marito Wu Xuewuei a Shanghai, era stata rimessa anticipatamente in libertà appena due giorni prima, martedì 22 febbraio, per motivi di salute. La donna stava scontando nella provincia centro-orientale di Anhui una sentenza a 18 mesi di "rieducazione attraverso il lavoro". Era stata ritenuta colpevole di "disturbo dell'ordine pubblico" per aver partecipato il 25 dicembre del 2009 a Pechino ad una manifestazione a favore di un altro noto difensore dei diritti umani, Liu Xiaobo, insignito l'anno scorso con il Premio Nobel per la Pace.
A richiamare l'attenzione sulle condizioni della Hengfeng è stata l'organizzazione per i diritti umani Amnesty International (AI), che ha lanciato sul suo sito Internet un appello "urgente" per il rilascio "immediato ed incondizionato" della donna. Come ricorda l'ONG, l'attivista è a rischio tortura. Arrestata già numerose volte, è stata torturata ripetutamente, come ha raccontato lei stessa nel luglio scorso durante l'udienza di riesame del suo ricorso contro l'ultima condanna. È stata aggredita varie volte da altri detenuti, bastonata e colpita due volte alla testa con una sedia. Una tomografia computerizzata realizzata prima del suo inaspettato rilascio ha d'altronde rivelato la presenza di emorragie cerebrali.
A motivare il nuovo arresto - avvenuto in presenza di almeno una trentina di poliziotti – è il fatto che durante il suo breve rilascio la Hengfeng avrebbe svolto "attività illegali", secondo suo marito un'accusa assurda. "Per 24 ore ogni giorno, da quando è tornata, la polizia ci ha controllato fuori dalla porta", ha detto. "Non è riuscita nemmeno ad andare dal medico. Quale possibilità aveva per infrangere la legge?", ha continuato Wu, che non ha nascosto la sua grande preoccupazione. "Non sappiamo dov'è", ha detto (Reuters, 24 febbraio).
Secondo quanto riferito da AI, la lotta della Hengfeng contro la politica del controllo delle nascite in Cina risale al 1988, quando la donna - in quel momento già madre di due gemelle - fu licenziata per aver violato la legge in questione con la sua seconda gravidanza. Ricoverata in una clinica psichiatrica, la Hengfeng è riuscita comunque a concludere la sua gravidanza, partorendo prematuramente una terza figlia il 28 febbraio 1989. Per non mettere in pericolo la sua famiglia, la donna ha accettato successivamente di interrompere la gravidanza del suo quarto figlio.
L'ultimo arresto dell'attivista - definito "totalmente scandaloso" dalla vicedirettrice del Programma Asia Pacifico di Amnesty International, Catherine Baber (Reuters, 24 febbraio) - va collocato sullo sfondo dell'ondata di protesta popolare nel mondo arabo, nota anche come la "Rivoluzione del gelsomino", scoppiata a metà dicembre in Tunisia per il forte rialzo dei prezzi dei beni di prima necessità e culminata con la cacciata a metà gennaio del presidente Zine El-Abidine Ben Ali.
Quello che temono di più le autorità cinesi è l'effetto domino o il "contagio". Va ricordato infatti che anche la protesta di Piazza Tienanmen, soffocata nel sangue nel 1989, iniziò con un aumento dei prezzi. Già nelle scorse settimane si sono verificati in varie città ciò che si potrebbero definire dei "tentativi di protesta" contro il rapido aumento del costo della vita. Mentre oggi, giovedì 3 marzo, si apre l'annuale Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese e sabato 5 marzo l'Assemblea Nazionale del Popolo, su Internet è stato lanciato per domenica prossima un nuovo invito a scendere in piazza ed occupare silenziosamente il centro di più di cento città (La Repubblica.it, 2 marzo).
Nel frattempo continua a crescere la popolazione della Cina. Secondo i dati preliminari resi pubblici il 28 febbraio dall'Ufficio Nazionale per la Statistica, la popolazione è salita a fine 2010 a quota 1,341 miliardi di abitanti, un aumento di 6,3 milioni - più o meno l'equivalente di un Paese come Israele (dati relativi al 2000/01) - rispetto all'anno precedente, quando erano 1,3347 miliardi. Mentre in occasione del penultimo censimento nel 2000 erano 1,295 miliardi gli abitanti, per il mese di aprile sono attesi i dati dell'ultimo censimento generale della popolazione, svoltosi l'anno scorso (China Daily, 1 marzo).
"La popolazione della Cina sta crescendo adesso principalmente perché la gente vive più a lungo, non perché ha tanti figli", così sostiene Cai Yong, demografo dell'Università della Carolina del Nord (USA) specializzato nella Cina (Shanghai Daily, 1 marzo). Assieme ad un preoccupante squilibrio tra i sessi - conseguenza dell'aborto selettivo e della tradizionale preferenza per i figli maschi -, l'invecchiamento della popolazione è attualmente uno dei maggiori rompicapi per i demografi e politici cinesi. Secondo alcune stime, dopo il 2025 la popolazione attiva scenderà di 10 milioni di persone l'anno e il numero di giovani della fascia di età 20-24 anni diminuirà di un quarto dopo il 2030 (China Daily, 1 marzo).
Durante una conferenza a Kunming - capoluogo della provincia meridionale dello Yunnan -, il ministro per gli Affari Civili, Li Liguo, ha dichiarato venerdì scorso che la popolazione ultrasessantenne della Cina raggiungerà nell'anno 2015 quota 216 milioni di persone, con un aumento annuale di oltre 8 milioni di persone (Agenzia Xinhua, 25 febbraio). Sempre nel 2015, il numero degli ultraottantenni salirà in Cina a 24 milioni, ha continuato il ministro, che è anche vice direttore della Commissione Nazionale sull'Invecchiamento. Per evitare il "crac" del sistema pensionistico, il ministero cinese per le Risorse Umane e la Sicurezza Sociale ha annunciato d'altronde domenica scorsa l'avvio di una revisione "estensiva" dell'età pensionabile per le donne (Xinhua, 27 febbraio).
Proprio per questo motivo, gli esperti cinesi non escludono un parziale allentamento della normativa sul "figlio unico". Parlando lunedì con il China Daily, uno degli esponenti della Commissione per la Popolazione Nazionale e la Pianificazione Familiare (NPFPC), il professor Yuan Xin, si è dimostrato propenso ad un "aggiornamento" della legge. Il demografo della Nankai University, a Tianjin (o Tientsin, sul Mar Cinese Orientale), ha suggerito di autorizzare i coniugi che vivono in città e sono entrambi figli unici ad avere un secondo figlio.
Come ricorda l'ex leader della rivolta del 1989, Chai Ling, fuggita dalla Cina nel 1990 e convertitasi al cristianesimo nel dicembre 2009, la famigerata legge, contro la quale ha lottato e continua a lottare dunque la Mao Hengfeng, è "una Tienanmen che si verifica ogni ora, un massacro mirato che il mondo può e deve fermare prima che sia troppo tardi" (AsiaNews, 1 marzo).
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