di Gianfranco Amato - da Cultura Cattolica
Sala Regia del Palazzo Apostolico, lunedì 10 gennaio 2011.
In quella splendida sede, resa ancora più suggestiva dagli affreschi cinquecenteschi del Ricciutello, il Santo Padre ha ricevuto gli «eccellentissimi membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede». L'occasione era costituita dalla rituale presentazione degli auguri per il nuovo anno.
Nel discorso rivolto agli ambasciatori, Benedetto XVI, parlando a proposito della società occidentale, si è soffermato, in particolare, su due aspetti relativi al rischio di una progressiva emarginazione del cristianesimo.
Il primo aspetto evidenziato dal Papa riguarda il tentativo di «bandire dalla vita pubblica feste e simboli religiosi, in nome del rispetto nei confronti di quanti appartengono ad altre religioni o di coloro che non credono». Circostanza, questa, che non solo «limita il diritto dei credenti all'espressione pubblica della loro fede, ma taglia anche le radici culturali che alimentano l'identità profonda e la coesione sociale di numerose nazioni».
Il secondo aspetto che Benedetto XVI ha ritenuto doveroso denunciare concerne «un'altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta ragione».
Il Santo Padre ha anche tenuto a precisare che «la dimensione religiosa è una caratteristica innegabile e incoercibile dell'essere e dell'agire dell'uomo, la misura della realizzazione del suo destino e della costruzione della comunità a cui appartiene».
Qualche settimana prima del discorso del Papa, il combattivo ex Arcivescovo di Canterbury Lord George Carey lanciava una campagna, con tanto di distribuzione di volantini, dal titolo «Senza Vergogna», in cui incoraggiava i cristiani britannici a reagire di fronte al subdolo tentativo di emarginazione perpetrato nei loro confronti. Lord Carey, dopo aver ricordato quanto la civilizzazione della Gran Bretagna debba al cristianesimo, ha denunciato «il diffondersi, di un nuovo clima sempre più ostile a quella tradizione», grazie anche alla miscela esplosiva di «political correctness, multiculturalismo e deriva laicista». Nel suo volantino lo stesso Lord Carey chiedeva «se davvero la società possa ritenersi più felice eliminando Cristo dall'orizzonte terreno, e privandosi di quella fede che è stata capace di creare una comunità umana fondata sui principi di carità e compassione, giustizia e moralità, ospitalità e accoglienza, vero rispetto e giusta tolleranza, pace e prosperità, cooperazione e solidarietà sociale». Il paradosso, sempre secondo l'ex Arcivescovo di Canterbury, è che proprio in nome della tutela dell'eguaglianza e della diversità, si stanno attuando, anche a livello legislativo, forme sempre più odiose di intolleranza ed emarginazione verso i cristiani. Questo clima, per Lord Carey, si è reso «ancora più evidente con l'approssimarsi del Natale». In molti municipi, infatti, la stessa parola Natale, ritenuta connotato specifico di una sola religione, è stata sostituita dalla più neutra "Festa della luce invernale", o "Winterval", "Winter Lights", e amenità simili, così come è sparita in moltissime scuole, insieme alla tradizionale recita a sfondo religioso.
Il fenomeno non ha risparmiato neppure i biglietti d'auguri natalizi.
Sempre in Gran Bretagna, infatti, nelle settimane che hanno preceduto il discorso del Papa, è scoppiata la polemica sulle Christmas cards vendute nei grandi magazzini più prestigiosi. Un'indagine giornalistica del Daily Mail evidenziava, infatti, che su 5.000 tipi differenti di biglietti d'auguri natalizi venduti in Inghilterra e nel Galles, solo 45 (meno dell'uno per cento) erano riconducibili ad un tema religioso. La maglietta nera se l'è aggiudicata la catena di grandi magazzini Morrisons, per aver offerto alla propria clientela solo sei biglietti con un espresso richiamo al Natale cristiano, su un totale di 973.
Lo Sheffield's Meadowhall Shopping Centre, uno dei mega centri commerciali più grandi d'Europa, si è comportato persino peggio. I dirigenti di quel mammoth mall, infatti, si sono rifiutati di far eseguire musica tradizionale natalizia per intrattenere i clienti, a causa della politica aziendale che imponeva di rimanere «impartial on religion», e di tenersi lontani da tutto ciò che potesse anche lontanamente avere a che fare con la fede cristiana. Anche se questo ha significato tagliare le proprie radici culturali. Uno dei brani scartati, infatti, è stato il coro dell'Alleluja tratto la Messia di Haendel. Sarcastico il commento del vicario parrocchiale della Chiesa dell'Ascensione di Oughtibridge, un sobborgo di Sheffield, che aveva chiesto al centro commerciale di far eseguire quel brano: «Nella gelida Siberia del politically correct, persino l'Alleluja di Haendel è rimasto congelato».
Ha destato un certo scalpore anche la notizia che quest'anno i dipendenti della Guinness Care and Support, un'organizzazione che fornisce servizi sociali a domicilio, non si sono visti pagare lo straordinario per il lavoro svolto durante il giorno di Natale, a causa della possibile discriminazione nei confronti delle altre religioni. Il dirigente del personale dell'organizzazione, Mick Green, è stato perentorio: «Noi abbiamo una profonda convinzione etica basata sulla necessità di tutelare l'uguaglianza e la diversità, e non riteniamo giusto dare ad una religione un valore superiore rispetto ad un'altra». «Questa è la ragione», ha proseguito il dirigente, «che sta alla base della scelta aziendale di non riconoscere come lavoro straordinario quello prestato durante una qualunque festività religiosa». «La retribuzione straordinaria», ha precisato Mick Green, «viene pagata ai nostri dipendenti soltanto per il lavoro eseguito durante le festività riconosciute dalle banche», e, pertanto, «quando il giorno di Natale cade in un week-end, il personale che lavora in quella data non ha diritto ad alcun particolare emolumento aggiuntivo».
Mentre accadeva tutto ciò, sempre poche settimane prima del discorso di Benedetto XVI agli ambasciatori, un'altra aspra polemica suscitava discussioni nel Regno Unito.
La Family Planning Association (FPA), infatti, aveva formalmente richiesto al governo britannico di rendere l'insegnamento dell'educazione sessuale materia obbligatoria in tutte gli istituti scolastici elementari e superiori della Gran Bretagna. Julie Bentley, direttrice della FPA, aveva pubblicamente invocato l'obbligatorietà dell'insegnamento «per assicurare le necessarie informazioni su una sessualità sana e sicura», e l'intervento del governo «per rivedere la Sex and Relationships Education (SRE) Guidance, le linee guida in materia sessuale, onde rendere subito ancora più chiaro ciò che deve essere insegnato nelle scuole».
Alla luce di tutto ciò, i due esempi citati da Benedetto XVI il 10 gennaio 2011 non appaiono propriamente casuali.
E' davvero difficile credere che nel pronunciare le sue parole durante il discorso agli ambasciatori, il Santo Padre non avesse in mente quanto stesse accadendo Oltremanica, in quella che pare essere diventata la terra d'elezione del relativismo etico, fenomeno che lo stesso Pontefice non si stanca mai di additare come la fons et origo malorum dell'attuale società.
In quella splendida sede, resa ancora più suggestiva dagli affreschi cinquecenteschi del Ricciutello, il Santo Padre ha ricevuto gli «eccellentissimi membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede». L'occasione era costituita dalla rituale presentazione degli auguri per il nuovo anno.
Nel discorso rivolto agli ambasciatori, Benedetto XVI, parlando a proposito della società occidentale, si è soffermato, in particolare, su due aspetti relativi al rischio di una progressiva emarginazione del cristianesimo.
Il primo aspetto evidenziato dal Papa riguarda il tentativo di «bandire dalla vita pubblica feste e simboli religiosi, in nome del rispetto nei confronti di quanti appartengono ad altre religioni o di coloro che non credono». Circostanza, questa, che non solo «limita il diritto dei credenti all'espressione pubblica della loro fede, ma taglia anche le radici culturali che alimentano l'identità profonda e la coesione sociale di numerose nazioni».
Il secondo aspetto che Benedetto XVI ha ritenuto doveroso denunciare concerne «un'altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta ragione».
Il Santo Padre ha anche tenuto a precisare che «la dimensione religiosa è una caratteristica innegabile e incoercibile dell'essere e dell'agire dell'uomo, la misura della realizzazione del suo destino e della costruzione della comunità a cui appartiene».
Qualche settimana prima del discorso del Papa, il combattivo ex Arcivescovo di Canterbury Lord George Carey lanciava una campagna, con tanto di distribuzione di volantini, dal titolo «Senza Vergogna», in cui incoraggiava i cristiani britannici a reagire di fronte al subdolo tentativo di emarginazione perpetrato nei loro confronti. Lord Carey, dopo aver ricordato quanto la civilizzazione della Gran Bretagna debba al cristianesimo, ha denunciato «il diffondersi, di un nuovo clima sempre più ostile a quella tradizione», grazie anche alla miscela esplosiva di «political correctness, multiculturalismo e deriva laicista». Nel suo volantino lo stesso Lord Carey chiedeva «se davvero la società possa ritenersi più felice eliminando Cristo dall'orizzonte terreno, e privandosi di quella fede che è stata capace di creare una comunità umana fondata sui principi di carità e compassione, giustizia e moralità, ospitalità e accoglienza, vero rispetto e giusta tolleranza, pace e prosperità, cooperazione e solidarietà sociale». Il paradosso, sempre secondo l'ex Arcivescovo di Canterbury, è che proprio in nome della tutela dell'eguaglianza e della diversità, si stanno attuando, anche a livello legislativo, forme sempre più odiose di intolleranza ed emarginazione verso i cristiani. Questo clima, per Lord Carey, si è reso «ancora più evidente con l'approssimarsi del Natale». In molti municipi, infatti, la stessa parola Natale, ritenuta connotato specifico di una sola religione, è stata sostituita dalla più neutra "Festa della luce invernale", o "Winterval", "Winter Lights", e amenità simili, così come è sparita in moltissime scuole, insieme alla tradizionale recita a sfondo religioso.
Il fenomeno non ha risparmiato neppure i biglietti d'auguri natalizi.
Sempre in Gran Bretagna, infatti, nelle settimane che hanno preceduto il discorso del Papa, è scoppiata la polemica sulle Christmas cards vendute nei grandi magazzini più prestigiosi. Un'indagine giornalistica del Daily Mail evidenziava, infatti, che su 5.000 tipi differenti di biglietti d'auguri natalizi venduti in Inghilterra e nel Galles, solo 45 (meno dell'uno per cento) erano riconducibili ad un tema religioso. La maglietta nera se l'è aggiudicata la catena di grandi magazzini Morrisons, per aver offerto alla propria clientela solo sei biglietti con un espresso richiamo al Natale cristiano, su un totale di 973.
Lo Sheffield's Meadowhall Shopping Centre, uno dei mega centri commerciali più grandi d'Europa, si è comportato persino peggio. I dirigenti di quel mammoth mall, infatti, si sono rifiutati di far eseguire musica tradizionale natalizia per intrattenere i clienti, a causa della politica aziendale che imponeva di rimanere «impartial on religion», e di tenersi lontani da tutto ciò che potesse anche lontanamente avere a che fare con la fede cristiana. Anche se questo ha significato tagliare le proprie radici culturali. Uno dei brani scartati, infatti, è stato il coro dell'Alleluja tratto la Messia di Haendel. Sarcastico il commento del vicario parrocchiale della Chiesa dell'Ascensione di Oughtibridge, un sobborgo di Sheffield, che aveva chiesto al centro commerciale di far eseguire quel brano: «Nella gelida Siberia del politically correct, persino l'Alleluja di Haendel è rimasto congelato».
Ha destato un certo scalpore anche la notizia che quest'anno i dipendenti della Guinness Care and Support, un'organizzazione che fornisce servizi sociali a domicilio, non si sono visti pagare lo straordinario per il lavoro svolto durante il giorno di Natale, a causa della possibile discriminazione nei confronti delle altre religioni. Il dirigente del personale dell'organizzazione, Mick Green, è stato perentorio: «Noi abbiamo una profonda convinzione etica basata sulla necessità di tutelare l'uguaglianza e la diversità, e non riteniamo giusto dare ad una religione un valore superiore rispetto ad un'altra». «Questa è la ragione», ha proseguito il dirigente, «che sta alla base della scelta aziendale di non riconoscere come lavoro straordinario quello prestato durante una qualunque festività religiosa». «La retribuzione straordinaria», ha precisato Mick Green, «viene pagata ai nostri dipendenti soltanto per il lavoro eseguito durante le festività riconosciute dalle banche», e, pertanto, «quando il giorno di Natale cade in un week-end, il personale che lavora in quella data non ha diritto ad alcun particolare emolumento aggiuntivo».
Mentre accadeva tutto ciò, sempre poche settimane prima del discorso di Benedetto XVI agli ambasciatori, un'altra aspra polemica suscitava discussioni nel Regno Unito.
La Family Planning Association (FPA), infatti, aveva formalmente richiesto al governo britannico di rendere l'insegnamento dell'educazione sessuale materia obbligatoria in tutte gli istituti scolastici elementari e superiori della Gran Bretagna. Julie Bentley, direttrice della FPA, aveva pubblicamente invocato l'obbligatorietà dell'insegnamento «per assicurare le necessarie informazioni su una sessualità sana e sicura», e l'intervento del governo «per rivedere la Sex and Relationships Education (SRE) Guidance, le linee guida in materia sessuale, onde rendere subito ancora più chiaro ciò che deve essere insegnato nelle scuole».
Alla luce di tutto ciò, i due esempi citati da Benedetto XVI il 10 gennaio 2011 non appaiono propriamente casuali.
E' davvero difficile credere che nel pronunciare le sue parole durante il discorso agli ambasciatori, il Santo Padre non avesse in mente quanto stesse accadendo Oltremanica, in quella che pare essere diventata la terra d'elezione del relativismo etico, fenomeno che lo stesso Pontefice non si stanca mai di additare come la fons et origo malorum dell'attuale società.
Vi segnalo questo articolo (che non ho ancora letto): "Una pagina molto attuale di G.K. Chesterton" di D. Massimo Lapponi O.S.B.
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