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sabato 31 luglio 2010
È morta Suso Cecchi d'Amico
venerdì 30 luglio 2010
Lo scrittore Adam Langer racconta la sua estate passata a leggere Chesterton
giovedì 29 luglio 2010
Paolo Rodari intervista il card. Saraiva Martins: Benedetto XVI ha voluto fare beato Newman perché è come lui.
Dal prof. Carlo Bellieni - Aborto e altro
Sembra strano che questa signora abbia tenuto nascosto il pancione al marito per 12 volte di seguito, fino alla fine della gravidanza. Tutto è possibile, ma ci sembra più verosimile che le gravidanze si siano interrotte con la nascita del feto (vivo o morto) prima che il pancione fosse visibile: altrimenti come non accorgersene? E come si chiama l'interruzione di gravidanza prima del termine? Ecco perché l'indignazione su questo fatto ci stupisce, se invece è associata alla quotidiana accettazione e approvazione dell'aborto. CI fa orrore solo se si vede il corpicino? Basta che non si veda perché il tutto diventi improvvisamente morale?
Gli eterosessuali secondo questo studio hanno una minor possibilità degli omosessuali di aver sperimentato eventi avversi nell'infanzia. Non commentiamo, ma diciamo solo che ci sembra uno studio da approfondire.
Cancer Risk in Children and Young Adults Conceived by In Vitro Fertilization
I bambini concepiti da fecondazione in vitro avrebbero una maggior possibilità (1.42 contro 1) degli altri di avere un cancro. Lo studio è stato condotto su 26692 bambini.mercoledì 28 luglio 2010
Paolo Rodari parla della beatificazione del card. John Henry Newman
Due grandi amici al Fiuggi Family Festival, domani
Fabio Trevisan ci parla di padre Vincent McNabb
Il nostro amico e socio Fabio Trevisan ci parla di padre Vincent McNabb, amico di Chesterton e Belloc, su cui il nostro vicepresidente Paolo Gulisano ha scritto un bel volumetto.
Con l’imminente beatificazione del Card. John Henry Newman (1801-1890) che condurrà l’attuale Pontefice Benedetto XVI in Inghilterra nel prossimo mese di settembre, credo che si possa inaugurare una nuova stagione di riscoperta della fede e valorizzare nuove figure di beati che in quella terra hanno operato e vissuto. Anche Padre Vincent McNabb (1868-1943) appartiene a questa gloriosa schiera di santi della Chiesa.
La preghiera per la sua canonizzazione compendia una vita dedita alla “carità nella verità” e spesa coerentemente nel servizio alla Chiesa fino alla morte: “Signore, ci donasti il Tuo Servo Vincent McNabb come un esempio di servizio ai poveri, ai senza fissa dimora, e ai disoccupati, e come un coraggioso combattente contro il modernismo e la “cultura della morte”. Per la preoccupazione ardente di Padre McNabb per chi è nel bisogno, riscalda i nostri cuori e le nostre vite con la compassione per i poveri, la giustizia per gli oppressi, la speranza per chi è tormentato, e il coraggio per chi è nel dubbio. Noi preghiamo che la Chiesa che lui tanto amò e servì, riconosca la sua via di santità e lo proclami santo tra i santi nel cielo.
Amen.” Chi era Vincent McNabb ? Perché è ancora sconosciuto in Italia ? Qual è la sua “attualità” ?
Egli era nativo dell’Irlanda del Nord, appartenente ad una famiglia numerosa, decimo di undici figli. Vincent fu il nome che assunse quando divenne frate domenicano in Inghilterra, dov’era emigrato, in onore di un altro santo domenicano spagnolo, San Vincenzo Ferrer. Amico dei Chesterton ( i fratelli Gilbert e Cecil ) e di Hilaire Belloc, fu un autentico protagonista di quella grandiosa “epopea” culturale inglese dei primi ‘900.
Volle interpretare con fedeltà lo spirito della Dottrina Sociale della Chiesa, soprattutto dopo l’enciclica di Leone XIII “Rerum novarum” del 1891. Nacque così un movimento, che lo vide tra i protagonisti, denominato “Distributismo”, il quale attraverso la distribuzione della piccola proprietà cercava di difendere la famiglia, la libertà e l’indipendenza economica, baluardi imprescindibili della vita e della verità cristiana.
Da buon frate “mendicante” percorse l’Inghilterra in lungo e in largo, offrendo una testimonianza forte e coerente di fede vissuta anche in pubblico, tanto da venire apostrofato quale “Santo di Hyde Park” poiché quasi ogni Domenica pomeriggio dal famoso Speaker’s corner manifestava la sua fede e i suoi ideali cristiani a tutti. Grande e stimato oratore, fu invitato perfino a dibattere con uno dei personaggi più famosi dell’epoca, George Bernard Shaw. Padre McNabb non si sottrasse mai all’impegno pubblico di difensore della fede e delle radici cristiane, dando battaglia soprattutto alle imperversanti ideologie che attraversarono l’intero Occidente.
Come ha ben descritto Paolo Gulisano nell’unica biografia (Babylondon, Edizioni Studio Domenicano) in lingua italiana su di lui, “la famiglia, per Padre McNabb, è la base di tutta la vita sociale e quindi tutte le proposte dovevano essere testate per il loro effetto sulla Famiglia”.
Condannò, senza mezzi termini, in Hyde Park ed in ogni altro luogo, il micidiale attacco che il mondo moderno stava sferrando contro l’istituto familiare: il divorzio, il controllo artificiale delle nascite e l’eugenetica. Alfiere ante litteram di politiche a sostegno della famiglia, con il Distributismo volle anzitutto salvaguardare la Famiglia su quello che lui chiamava “il modello di Nazareth”.
Nel suo libro: “The Church and the Land”, non ancora disponibile in lingua italiana, definì la famiglia come “la misura di Nazareth”, cioè il metro con il quale valutare ciò che avveniva nel mondo, impegnanondosi nel dare battaglia alle idee anti-cristiane che imperversavano del dibattito politico, sociale e culturale.
Ancor oggi, e forse questo spiega in parte il suo oblio, la famiglia non è al centro della vita politica e culturale, così come non lo sono le radici cristiane e la testimonianza pubblica della fede.
Per il frate domenicano: “ Se il mondo voleva liberarsi dalle catene delle sue paure, doveva tornare alla Chiesa”. Da buon discepolo di San Tommaso d’Aquino egli volle tradurre la “Summa Teologica” in inglese e spesso lo fece pregando in ginocchio. Affermava: “Ogni peccato è, essenzialmente, un peccato contro la ragione ed il peccato lancia l’inferno nel mondo”.
Per opporsi a quella che lui chiamò, coniando il termine, “Babylondon” (la Babilonia londinese) bisognava ri-costruire una civiltà cristiana fondata sulla famiglia, sulla cultura, sulla fede. Contro quella che lui chiamava “nuova barbarie”, bisognava far ritorno a Nazareth, al modello della Sacra Famiglia e ad una vita ordinata secondo le leggi di Dio.
Egli diceva: “La fede è l’unica cosa degna per cui valga la pena di vivere. Se una cosa non merita che si muoia per lei, non merita neppure che per lei si viva”.
Amava intensamente la Chiesa e pregava per Lei, mostrando innanzitutto grande interesse nel voler riavvicinare la Chiesa Anglicana a quella Cattolica.
Valente studioso e teologo, la sua disamina partiva dalla concezione della vita dell’uomo segnata dal peccato originale, ma non definitivamente corrotta. Seppur consapevole dell’esilio dell’uomo “in questa valle di lacrime”, come amava ripetere recitando il Salve Regina, egli era pure conscio che il dolore non poteva impedire di scorgere l’autentica gioia cristiana; quella gioia che con l’amico Chesterton chiamava “il vero segreto del cristiano”.
Coltivava così, come ben ricorda Paolo Gulisano, l’eutrapelia, la virtù del buon umore, come la coltivò un suo grande predecessore, San Tommaso Moro, patrono dei politici.
La gioia cristiana era, per Padre McNabb, la vittoria della vita sulla “cultura della morte”.
Egli diceva: “Gli occhi umani non sono stati fatti per piangere. Essi sono stati creati per vedere”.
Vedere la bellezza del creato nella quale si rispecchia la bellezza di Dio Creatore. Riconoscere con gratitudine l’amore di Dio e gioirne: ecco il vero segreto del cristiano.
Padre Vincent McNabb compose una splendida preghiera, oltre ad aver scritto numerose altre opere, nella quale volle restituire un ruolo centrale a Dio. In un mondo che, come il nostro, aveva relegato la presenza di Dio ai margini, incoraggiò ciascuno a mettersi umilmente un po’ da parte per potersi aprire a Cristo Salvatore. Lo fece con rispetto, umiltà e soprattutto coltivando quella “carità nella verità” che poteva guarire la persona malata di soggettivismo e incrostata di ideologie.
Ecco la sua commovente e intensa preghiera:
“Signore Gesù, salvami!
Colui che tu ami è smarrito.
Ho perso te.
Non riesco a trovare te.
Cercami. Trovami.
Non riesco a trovare te.
Ho perso la mia strada.
Tu sei la Via.
Ritrovami, o io sono completamente perso.
Tu mi ami.
Io non so se ti amo, ma so che tu mi ami.
Io non chiedo il mio amore, ma il tuo.
Io non chiedo la mia forza, ma la tua.
Io non chiedo la mia iniziativa, ma la tua.
Colui che tu ami è malato.
Non oso dire:
Colui che ti ama è malato.
La mia malattia è che io non ti amo.
Il che è la fonte della mia malattia che si sta avvicinando alla morte.
Sto affondando:
sollevami.
Vieni a me sulle acque,
Signore Gesù, colui che tu ami è malato”.
Il White Hart, la locanda di Beaconsfield in cui Chesterton e signora decisero che da quelle parti avrebbero preso casa.
Volete sentire la voce di Hilaire Belloc? Eccola!
martedì 27 luglio 2010
Domenica secondo Neil Gaiman
Ecco Henry James, gravemente turbato da Gilbert e Hilaire
La Festa Bella di Spelonga, rievocazione della Vittoria di Lepanto.
lunedì 26 luglio 2010
I paralleli cruciali tra Chesterton e Tolkien
In questo collegamento trovate un'interessante intervista a Alison Milbank, studiosa inglese di religione anglicana, lettrice di teologia e letteratura inglese a Cambridge, che ha dedicato parte dei suoi sforzi a Tolkien e a Chesterton, dedicando a questi nostri due cari amici un volume, inedito in Italia e apparso nel 2007 in Inghilterra, dall'eloquente titolo "Chesterton and Tolkien as theologians" (Chesterton e Tolkien come teologi).
domenica 25 luglio 2010
Il Giornale di oggi 25 Luglio 2010 anticipa un passo dell'Autobiografia di Chesterton
Capite che questo ritorno in libreria sarà interessante...
sabato 24 luglio 2010
Una targa sul luogo del primo incontro tra Chesterton e Belloc!
In questo collegamento trovate una notizia singolare: nel 1900 in Gerrard Street a Londra c'era il Mount Blanc Restaurant. Lì si incontrarono per la prima volta e fecero fuori una bella bottiglia di Moulin-a-Vent Hilaire Belloc e Gilbert Keith Chesterton. I signori che vedete nella foto hanno pensato bene di piazzare sul posto una bella targa verde (il che è cosa buona e istruttiva). Oggi c'è un altro ristorante e la zona è diventata la China Town londinese.
Bravi agli organizzatori!
venerdì 23 luglio 2010
Gay e trasfusioni
Les homosexuels masculins toujours exclus du don du sang
In Francia viene ribadita l'esclusione delle persone omosessuali maschi dal donare il sangue. Le motivazioni:il tasso di contaminazione da AIDS tra il 10 e il 18%, contro lo 0.2% della restante popolazione, secondo le dichiarazioni del Ministro della Sanità riportate dal Le Monde e Liberation. Il ministro spiega che non si tratta di discriminazione, ma di "questione di salute trasfusionale".
FDA Policy on Blood Donations from Men Who Have Sex with Other Men
Vi ricordate quanto polverone suscitò in Italia la "scoperta" che i "maschi che fanno sesso con maschi" non possono donare il sangue? In realtà è una norma di sanità pubblica contro l'AIDS. Ma volevano toglierla in nome di cosa...? Negli USA la FDA, l'ente per la salute pubblica, l'ha oggi rinnovata. E qui spiega perché.
Il caso Rudd - Quel battito di ciglia che divide le coscienze tra la vita e la morte
giovedì 22 luglio 2010
Cina-Santa Sede: il miraggio e la libertà religiosa per la Chiesa ufficiale e sotterranea
di Bernardo Cervellera
Roma (AsiaNews) - Negli ultimi mesi, da aprile ad oggi, la Chiesa in Cina ha celebrato l’ordinazione di ben sei nuovi vescovi, oltre all’insediamento ufficiale in diocesi di un vescovo già ordinato, ma non ancora accettato dal governo. La meraviglia è che tutti i candidati sono stati approvati dalla Santa Sede e sono riconosciuti dal governo di Pechino. Ma la meraviglia ancora maggiore è che questa ondata di nuove ordinazioni episcopali succede ad almeno due anni di magra, in cui cioè non vi è stata alcuna consacrazione sebbene vi fossero circa 40 diocesi della Chiesa ufficiale con pastori ottuagenari, che necessitavano un ricambio, o a sede vacante.
Da la Stampa di oggi - Chesterton è attuale e serve anche a dimostrare l'esistenza dell'illusione di Obama
martedì 20 luglio 2010
Eretici su Tracce, mensile di CL
In questo collegamento la recensione di Eretici apparsa su Tracce, mensile di CL.
Eretici commentato da Colognesi
In questo collegamento la recensione di Eretici pubblicato da Lindau, a firma di Pigi Colognesi, apparsa qualche giorno fa su Il Sussidiario.
Dal blog di Paolo Rodari - C'è chi difende il Papa, andate a vedere, è interessante...
lunedì 19 luglio 2010
Abbiamo superato le 100.000 visite!
Da L'Osservatore Romano del 18 Luglio 2010
Perché padre Brown ha scelto di fare il detective
È appena uscito in libreria Figure spirituali. Volti e voci dell'esperienza religiosa nella creazione letteraria (Padova, Edizioni Messaggero, pagine 111, euro 9). Ne pubblichiamo un capitolo.
di Lucio Coco Una delle fatiche più grandi per un prete o per un religioso è quando, fuori dalla chiesa o dalle mura della casa che lo ospita, deve dar conto dell'esistenza di Dio. Dov'è il tuo Dio gli possono chiedere in ogni momento. Una domanda a bruciapelo, contro la quale c'è poco da rispondere. Essa è simile a quella della crocifissione: "Se sei Dio, salva te stesso" (Matteo, 27, 40). Una prova, dimostrami che la tua vita non è fondata sul nulla. L'obiezione muove da una constatazione evidente. Noi non possiamo dire Dio, come si indica una matita.
Tutto parla di Dio, ma niente lo rivela come qualcosa che si può percepire con i sensi. Un prete dovrebbe forse tentare di rispondere così agli attacchi che gli vengono mossi e che anche per lui questo contenuto è lo stesso su cui si interrogano tutti. Anche per il prete esso non è mai una proprietà sicura. Come ci insegna l'esperienza di tutti i giorni, Dio è davvero un possesso difficile ma sicuramente l'unico per il quale vale la pena spendere la vita. E il tesoro che deve essere sempre scoperto, il campo che deve essere sempre venduto per poter correre a comprare quello che nasconde la pietra preziosa (Matteo, 13, 44), la verità che deve essere sempre trovata.
Forse per questo, padre Brown, il protagonista degli omonimi racconti di Gilbert Keith Chesterton, ha scelto di fare il detective. Il lettore infatti presto si accorge che il caso e la sua soluzione sono solo un pretesto per altre riflessioni. Egli lascia sempre che si affacci dentro le sue indagini un mistero maggiore di quello che l'enigma poliziesco gli propone al momento. Molto spesso è nel presagio dei cieli che egli costantemente scruta nelle sue storie: "Dal luminoso e profondo verde del cielo traspariva qualche stella"; "I lauri (...) si stagliavano contro il cielo di zaffiro e la luna argentea mostrava i vivi colori del sud persino in quella notte"; "Il color viola vivo del cielo e l'oro pallido della luna si attenuavano sempre più, svanivano in quel vasto cosmo impallidito che precede i colori dell'alba".
È attraverso questo sguardo sull'infinito che anche le nature più razionali e logiche possono intuire qualcosa che va al di là delle loro competenze scientifiche e settoriali. Così accade, per esempio, al più famoso ispettore di polizia di Parigi, il commissario Aristide Valentin, il quale in un passaggio scarsamente significativo per le indagini, quando incrocia il suo sguardo con "la luce tagliente che lottava con gli ultimi brani della nuvolaglia, avanzo di una tempesta", si ferma a fissarla con una attenzione insolita per un carattere formato scientificamente come il suo, "ma forse - aggiunge Chesterton - tali nature scientifiche hanno un qualche psicologico sentore del più tremendo problema della vita".
Altre volte questo mistero forma una trama indecifrabile. Come dare, per esempio, una risposta alla questione del male nel mondo e del destino ingiusto che rende tristi le vite dei buoni e fa prosperare quelle dei malvagi? Sono le domande che ogni prete deve sempre fronteggiare: oltre all'esistenza di Dio, il perché del male e dell'ingiustizia; a lui più che ad altri se ne chiede il motivo. La sapienza di padre Brown, il piccolo prete di un villaggio dell'Essex, vuole indicarci una via e ci invita a leggere in questi fatti come nel rovescio di un arazzo: "Le cose che qui accadono sembra che non abbiano alcun significato; parlo di ciò che avverrà in un altro luogo. In qualche luogo il vero colpevole sarà punito. Qui, il danno sembra colpire una persona invece dell'altra".
Il richiamo al mistero e alla sua decifrazione ha anche straordinari effetti pratici perché aiuta a risolvere molti casi complicati e difficili: "La mente moderna confonde sempre tra loro due idee diverse: mistero nel senso di ciò che è meraviglioso, mistero nel senso di ciò che è complesso". Il complesso in questo caso non è altro che la ripetizione ossessiva di schemi razionali; esso costruisce labirinti da cui è impossibile uscire, è un sinonimo di complicato.
La ragione, intesa in questo modo, genera gabbie nelle quali anche l'investigatore più abile rischia di restare imprigionato. Padre Brown invece cerca il sorprendente che riorganizza tutto attorno alla semplicità di un nuovo punto di vista e realizza ogni volta il miracolo della soluzione ("Un miracolo è sorprendente ma è semplice"). La logica apparente del reale è costantemente visitata e messa in crisi da un'altra logica che il prete latino riesce a scorgere sotto la traccia spesso fuorviante del visibile.
Padre Brown gioca continuamente con questo rovesciamento: "La sua testa acquistava il massimo del suo valore allorché la perdeva". Egli deve fare continuamente i conti con la non-ragione per potere esplorare il mistero che altrimenti rimarrebbe per sempre precluso al detective, insieme con la possibilità di risolvere il caso. Il nuovo ordine che segue alla scoperta contiene dentro di sé questo elemento rovescia-to, che non era stato considerato fino a quel momento e che con il suo apparire ha il potere di far vacillare e sconvolgere la realtà solita, la quale nell'esperienza di alcuni suoi personaggi risulta così trasformata in "un universo pazzo che turbina attorno ai loro orecchi", oppure ad altri può dare l'impressione "di assistere al crollo di ogni ragionevolezza, come se l'universo diventasse tutta una pagliacciata".
Eppure non c'è niente di irrazionale in questo ribaltamento. Niente di casuale perché tutto si riorganizza attorno alla verità come dimostra la soluzione di ogni caso. Negli infiniti mondi possibili che lasciano immaginare i cieli che padre Brown interroga la sera, non c'è niente di irragionevole: "La ragione - egli ci dice - è sempre ragionevole, anche nell'ultimo limbo, anche al limite ultimo delle cose". Dio stesso non può sfuggire a questa logica.
Credere, per padre Brown, non significa svalutare la ragione, mettendole vicino qualcosa che la impedisce e la ostacola. Credere significa affermare questa fede nella ragione creatrice che ha fatto il mondo con un progetto intélligente; è scoprire "che Dio stesso è legato alla ragione": attaccare la ragione equivale sempre "a fare cattiva teologia". Tutta l'arte poliziesca di padre Brown consiste proprio in questo, nello svelare le contraddizioni dell'impossibile e nell'affermare la ragione come unica possibilità dell'essere.
"La gloria del cielo s'addensava e diveniva sempre più profonda". Il cielo che Chesterton descrive comprende sicuramente infiniti mondi, ma questa infinità è un fatto puramente fisico, essa non può ammettere in nessun punto dell'universo la contraddizione e il caos, tanto che, a chi gli obietta che il mistero del cielo è impenetrabile e che "altri mondi possono elevarsi più in alto della nostra ragione", il prete cattolico può rispondere con una reductio ad Unum simile nei modi a quella che gli permette ogni volta di chiudere anche i casi più difficili, che l'universo è "soltanto fisicamente infinito, non infinito nel senso che sfugge alle leggi della verità". La ragione e la giustizia comprendono anche le stelle più lontane e solitarie, questo ci insegna la metafisica di padre Brown, e dovunque, nel prossimo come nel lontanissimo, si deve ripetere sempre il miracolo della verità di Dio.L'Osservatore Romano - 18.07.2010
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Il padre Brown della foto è sir Alec Guinness, che si convertirà al cattolicesimo proprio grazie alla lettura dei Racconti e all'interpretazione del classico chestertoniano.
Abbiamo più volte segnalato che Chesterton è la causa di numerosissime conversioni al cattolicesimo.