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lunedì 12 aprile 2010

Dal Prof. Carlo Bellieni - perché lo show dei record ci lascia con l’amaro in bocca

April 12th, 2010

di Carlo Bellieni

Lo show dei record è un programma televisivo trasmesso su Canale 5 dal 2006, dedicato ai personaggi che intendono entrare o già sono presenti nel libro Guinness dei primati. E’ molto seguito, ha buona professionalità, diverte e genera piacere in chi partecipa; ciononostante, trasmissioni di questo tipo ci lasciano un po’ d’amaro in bocca. In una TV USA abbiamo visto mostrare come “record” quella che viene definita “la donna più brutta del mondo”: certo nessuno la obbligava a farsi riprendere: ma è giusto? Ma pensiamo ai casi delle persone di caratteristiche non normali spiattellate in TV: dalla persona altissima a quella ultrabassa (una sedicenne alta 62 cm!), a quella con la pelle anormalmente elastica e ci domandiamo fin dove l’ostensione della diversità sia lecita. Addirittura i “nani” in TV vengono presi talora in braccio come bimbi, pur essendo adulti: è tutto ok? (ricordiamo la puntata di House MD sulla coppia di madre e figlia “nane” in cui la madre si arrabbiava perché il medico prendeva in braccio la figlia per metterla sul lettino dove non poteva arrivare per via della bassa statura, invece di darle una pedana per arrivarci da sé). Insomma: è lecito ammirare una persona solo per la sua diversità e non per la sua abilità? Cos’è spettacolo? E’ spettacolo l’uomo che si sottopone ad interventi chirurgici per somigliare ad un gatto? O chi esegue il tongue splitting (farsi dividere in due la lingua)? Non ci piace chi censura la diversità dalla TV, ma non ci piace nemmeno che la diversità sia mostrata con curiosità e stupore. La diversità è “normale” e normalmente da aiutare dove necessario, questo dovrebbe essere il messaggio; e come in Inghilterra hanno chiamato una presentatrice senza un braccio in TV, così ameremmo vedere trasmissioni cui partecipano disabili non perché malati ma perché presentatori o concorrenti (come ad esempio fece Papi in Sarabanda o avvenne a San Remo con cantanti non vedenti). E’ spettacolo veder gente compiere azioni pericolose (mangiare il vetro, mettere le mani nell’olio bollente), che potrebbero essere fonte di emulazione, o mettere in bocca o sul corpo animali e insetti (ma gli animalisti forse si interessano solo degli animali “carini”)? Cosa è allora spettacolo? Semplice: le abilità; e le abilità sono anche patrimonio dei disabili: basti pensare alle oscuratissime paralimpiadi che nessuna televisione se non di sfuggita ha mostrato (pudore? share?). Ad onor del vero, lo Show dei Record ha mostrato il record di salto su sedia a rotelle di un ragazzo di Las Vegas paralizzato e questo va a merito della trasmissione che in questo caso ci ricorda che spettacolo è mostrare le eccellenze sportive o artistiche o gli sforzi magari non eccellenti ma lodevoli di chi si industria per migliorare situazioni difficili. Non tutto è spettacolo: tutti abbiamo una privacy che si fa facilmente prendere la mano dal gusto di apparire, riducendoci al nostro difetto o alla nostra bellezza. Nessuno obbliga i concorrenti, certo; ma la TV è una sirena melliflua per tutti, dunque anche per chi ha una stranezza che magari “fuori” viene stigmatizzata e qui diventa l’attrazione. Mostrare chi ha una stranezza come se fosse “un diverso” (è questo il rischio) va a braccetto col mostrare cosce e seni pompati: molte donne e uomini non rifuggono dall’apparire per le labbra carnose o per i muscoli al silicone. Ma sono tutto lì? Chi insegna a guardare oltre?

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