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lunedì 15 marzo 2010

Sempre sul caso EllaOne

Dall'inserto E' Vita di Avvenire dell'11 Marzo 2010

La prossima frontiera di Gianfranco Amato

«EllaOne: un inganno commerciale?»

Il foglietto della «pillola dei cinque giorni dopo» parla di «contraccettivo d’emergenza» Poi nelle controindicazioni cita la «gravidanza». Allora è un abortivo! Ma le norme europee sono molto severe con questo genere di pratiche ingannevoli

Continua la polemica sull’annunciata introduzione nel mercato italiano della pillola abortiva EllaOne – la «pillola dei cinque giorni dopo» – surrettiziamente contrabbandata per contraccettivo d’emergenza. A me pare si tratti di una vera e propria pratica commerciale ingannevole. Nel senso giuridico del termine. Mi riferisco, infatti, all’ipotesi contemplata dall’art. 21, primo comma, lett. a) e b) del Codice del Consumo, recentemente modificato a seguito del Decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 146, con cui è stata recepita la Direttiva europea 2005/29/Ce dell’11 maggio 2005, relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori nel mercato interno.

La citata disposizione del Codice del Consumo, infatti, espressamente prevede che debba considerarsi ingannevole una pratica commerciale non solo se contiene «informazioni false» ma pure se «in qualsiasi modo, anche nella sua presentazione complessiva, inganni o possa ingannare il consumatore medio», e ciò «anche se l’informazione è di fatto
corretta». L’inganno deve riguardare «l’esistenza o la natura del prodotto», ovvero «le caratteristiche principali del prodotto», quali, tra l’altro, «la composizione», «l’idoneità allo scopo» e i «risultati che si possono attendere dal suo uso».

Il punto 4 (caratteristiche cliniche) del bugiardino di EllaOne espressamente attribuisce alla pillola, tra le «indicazioni terapeutiche» (4.1), la natura di «contraccezione d’emergenza cui ricorrere entro 120 ore (cinque giorni) da un rapporto sessuale non protetto o dal mancato funzionamento di un contraccettivo». Fa un certo effetto, poi, leggere al successivo punto 4.3 relativo alle controindicazioni, la parola «gravidanza»...

In realtà, è ormai arcinoto come la composizione chimica di EllaOne sia costituita sostanzialmente da una molecola chiamata «ulipristal acetato», un antiprogestinico di seconda generazione che si lega ai recettori del progesterone esattamente come la pillola abortiva Ru486. È altrettanto arcinoto che nella fisiologia della riproduzione, l’embrione a 5 giorni dal concepimento è già in utero per annidarsi, per cui l’azione dell’ulipristal acetato (la cui farmacodinamica è pressoché identica a quella del mifepristone della Ru486), contrastando proprio l’annidamento dell’embrione, non svolge un’azione contraccettiva ma un’azione intercettivaabortiva. Non è un caso, del resto, che le prime ricerche su EllaOne siano state effettuate partendo proprio dagli studi sulla Ru486.

E’quindi evidente che pubblicizzare EllaOne come un contraccettivo d’emergenza anziché come un prodotto abortivo, viola a tutti gli effetti le citate disposizioni normative a tutela del consumatore. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensi di ciò l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, la quale, ai sensi dell’art. 27 del Codice del Consumo, ha l’obbligo di vigilare e intervenire proprio nei casi di pratiche commerciali ingannevoli.
Nel frattempo, mentre attendiamo un possibile pronunciamento di quell’Authority, non si può non denunciare la grave manipolazione semantica posta in essere e l’odiosa violazione che da essa deriva ai diritti delle donne, tra i quali esiste, certamente, quello di avere un’informazione chiara e obiettiva. Soprattutto quando si tratta di assumere sostanze che possono avere riflessi anche di natura morale, etica, filosofica, culturale.

Questa discutibile operazione di marketing ingannevole mi ha fatto venire in mente il concetto di 'antilingua' coniato da Italo Calvino nel 1965, ovvero di «quell’italiano surreale che ha contagiato il nostro linguaggio quotidiano», e che Pier Giorgio Liverani, nel suo Dizionario dell’Antilingua spiega bene come tenda, a volte, a sostituire parole che evocano fatti drammatici, al punto che chi ascolta arriva a «perdere la sensibilità per determinate situazioni o per certi problemi etici», diventando «più accomodante magari non sul piano dei princìpi ma su quello della prassi». Del tipo «contraccezione» al posto di «aborto».

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