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venerdì 19 febbraio 2010

Anche la Chiesa algerina ha diritto di fare missione (come i musulmani)


di Samir Khalil Samir

Il ministro algerino degli Affari religiosi si è inalberato perché il vescovo di Algeri ha domandato la cancellazione delle leggi che ostacolano la libertà di coscienza e di culto nel Paese, dove una chiesa protestante è stata bruciata. Il ministro suggerisce di prendere esempio dai vescovi francesi, che per anni hanno bloccato le conversioni di musulmani al cristianesimo.


Roma (AsiaNews) – Abdallah Ghoulamallah, ministro degli Affari religiosi in Algeria, ha organizzato il 10 e l’11 febbraio scorso, un colloquio ad Algeri sul tema “Libertà di culto, fra legislazione divina e diritto positivo”. Notare le espressioni “libertà di culto”, che non è la “libertà di coscienza”; e “legislazione divina”, che definisce qui la “sharia islamica”.

Per l’occasione, il ministro ha invitato i quattro vescovi dell’Algeria: Ghaleb Bader, arcivescovo di Algeri (v. foto); Alphonse Georger vescovo di Orano; Claude Rault, vescovo di Laghouat-Ghardaia; Paul Desfarges, vescovo di Costantina-Ippona.

Egli ha anche invitato alcune personalità religiose francesi: l’arcivescovo di Lione, mons. Philippe Barbarin ; il vescovo di Créteil, mons. Michel Santier, responsabile del dialogo interreligioso ; il p. Christophe Roucou, responsabile dello Sri (Service des Relations avec l’Islam) ; il pastore Claude Baty, presidente della federazione protestante in Francia ; due amici dei musulmani, i padri Michel Lelong e Christian Delorme. I due vescovi, a quanto pare invitati all’ultimo momento, non hanno potuto parteciparvi. Invitati anche diverse altre personalità.

Lo scopo dell’incontro era di mostrare che l’Algeria è un Paese tollerante.

L’intervento del vescovo di Algeri

Mons. Ghaleb Moussa Abdallah Bader è una personalità qualificata. É arcivescovo di Algeri dal 17 luglio 2008. Egli ha conseguito un dottorato in diritto canonico e uno in filosofia all’Angelicum, sul grande filosofo arabo cristiano del 10° secolo, Yahya Ibn ‘Adi. D’origine giordana, egli è abituato al regime di reale tolleranza religiosa in vigore nel regno hashemita. Parlando della legge n°06-02 bis del 28 février 2006, che limita fortemente l’esercizio di culti non musulmani in Algeria, egli ha tenuto un discorso molto sfumato, esprimendo il desiderio di un “ritorno a una situazione normale”. Quella legge poteva essere giustificata da una situazione eccezionale; ma non è il caso dell’Algeria. “Perché – domanda – non ritornare a una situazione di normalità? Non è forse tempo di rivedere questa legge, o di annullarla?”.

In effetti, da più di tre anni, la libertà dei cristiani nell’esercizio del culto è fortemente controllata. Il ministro dice che i cristiani non ne sono colpiti, ma in realtà sono proprio loro ad essere importunati. Di recente, la notte fra il sabato e la domenica 10 gennaio, la chiesa protestante Tafat, di Tizi Ouzou è stata incendiata e razziata. Malgrado i lamenti del pastore Krireche, le autorità non sono intervenute.

Il 25 gennaio i quattro vescovi cattolici si sono dichiarati “profondamente rattristati” e “molto inquieti degli ostacoli messi qui e là alla pratica del culto cristiano”.

“Essi non possono nascondere la loro indignazione – hanno detto – davanti alla profanazione dei segni cristiani, allo stesso modo in cui essi sono indignati quando in qualche Paese del mondo si viene a sapere che i segni della religione musulmana vengono profanati. Essi tengono a esprimere la loro compassione e i sentimenti di fraternità verso i loro fratelli e sorelle che sono stati aggrediti nella loro vita religiosa. Essi continuano a mantenere fiducia e speranza che il cammino di convivialità e di rispetto profondo fra tutti potrà continuare”.

La reazione del ministro degli Affari religiosi

L’intervento di mons. Ghaleb Bader ha irritato in profondità il ministro Ghoulamallah. Egli ha fatto l’elogio dei vescovi di Algeri prima e dopo l’indipendenza (il card. Léon-Etienne Duval e mons. Henri Teissier), “che non hanno mai messo in questione la realtà e le leggi e sono stati vicini agli algerini”. E ha aggiunto: “Spero che l’arcivescovo, che viene da un Paese arabo, trarrà il suo insegnamento da Teissier, che è ancora vivente, e gli domanderà consiglio su ciò che gli algerini possono ammettere e ciò che non possono ammettere”.

Stupisce vedere un ministro dare lezioni a un vescovo – anche se all’inizio del suo mandato – e domandargli di modellarsi sui suoi predecessori. In queste situazioni occorre certo tatto, ma occorre anche molta chiarezza quando si difendono dei principi fondamentali. D’altra parte, è comprensibile che dei vescovi francesi abbiamo dovuto adottare un’attitudine diversa da quella di un vescovo arabo, tenuto conto del passato coloniale della Francia.

Riflessione finale

Di solito si fa spesso una distinzione fra cattolici e protestanti, accusando questi ultimi di fare del “proselitismo”. Anche se ciò fosse vero, c’è molta distanza fra il proselitismo dei protestanti e quello praticato dai musulmani, non solo nei Paesi islamici, verso le minoranze cristiane, ma perfino nei Paesi di tradizione cristiana. Ciò che è inaccettabile è l’uso di mezzi troppo umani utilizzati dal propagandista per espandere la sua fede, approfittando della debolezza dell’altro. Ma se ci si accontenta di “proporre” la fede, senza mai imporla, ancor più di condividere con gli altri la felicità che uno vive, questo non può essere considerato proselitismo. In ogni caso, poi, non è lo Stato a legiferare su questi livelli!

È tempo che venga riconosciuto per tutti la libertà di coscienza, non solo la libertà (controllata) di praticare il culto. L’islam pretende essere “religione tollerante”; alcuni arrivano a dire che essa è la “religione più tollerante”, mentre il cristianesimo ha forzato i non cristiani alla conversione… e si cita l’inquisizione o il colonialismo, dimenticando per esempio che in Algeria lo Stato francese ha proibito per oltre un secolo ai religiosi di convertire i musulmani al cristianesimo.

In realtà non esiste uno Stato musulmano che accordi la stessa libertà ai musulmani e ai non musulmani. Politica e religione sono praticamente mescolati nella tradizione musulmana (checché ne dicano alcuni intellettuali occidentali secondo i quali l’islam sarebbe molto più laica di altre religioni).. È lo Stato stesso che fa la propaganda dell’islam, attraverso i media, le leggi e i regolamenti.

Le Chiese d’Algeria (e di altre nazioni) domandano come cristiani di essere solo lasciate tranquille. Esse domandano di avere il diritto di annunciare il Vangelo a ogni persona che voglia accoglierlo, allo stesso modo in cui vi è il diritto di annunciare il Corano e l’islam a chiunque. È una fortuna che il vescovo di Algeri, sull’esempio di Benedetto XVI abbia avuto il coraggio di ricordare con fermezza – con discrezione, ma con chiarezza – questo diritto incancellabile alla libertà di coscienza e all’uguaglianza fra tutti i cittadini.

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