"Mi ha sempre colpito, e continua a colpirmi, una nota battuta di Chesterton: a chi gli chiedeva se ritenesse che la Chiesa dovesse essere governata «democraticamente», egli rispondeva: «Certamente sì; a condizione, però, che vengano ammesse al voto anche le generazioni passate». Una considerazione del genere credo che si possa applicare benissimo alla questione delle riforme costituzionali, su cui si tormentano, ormai da anni, politici e giuristi e che quindi è inevitabilmente divenuta tormentosa, nel senso peggiore del termine, anche per la pubblica opinione. Quanto più sentiamo ripetere da tutte le parti che tutte le riforme, ma soprattutto quelle costituzionali, dovrebbero essere «condivise», tanto più sembra che si allontani il momento in cui davvero esse possano realizzarsi".
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