Il segreto di Chesterton secondo Ubaldo Casotto
Come la meraviglia vanificò l'agguato del nulla
Qual è il segreto di una persona? Per scoprirlo bisogna innanzitutto credere che esista un segreto nascosto in ogni persona. Superato questo scoglio - e non è così semplice - la cosa migliore è incontrare questa persona, anzi lasciarsi incontrare da essa, il che equivale, sempre, a lasciarsi sorprendere. Può sembrare paradossale, ma se non si è pronti a lasciarsi sorprendere accade che la vita scorra senza colore né sapore, senza quel tocco di magia che permette agli uomini di gustare appieno l'esistenza, pregustando cioè quella gioia che sta "al di là" ma è anche già segretamente riposta nel mistero dell'esistenza quotidiana.
Ha quindi ragione Chesterton quando afferma che "incontrare un uomo è un'esperienza unica, anche se lo si incontra solo per un'ora o due". Per quasi due ore - che sono volate - Ubaldo Casotto domenica scorsa al teatro Manzoni di Roma ha permesso al pubblico di fare quell'esperienza unica, cioè di incontrare nel senso più pieno del termine un uomo, lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), uno dei giganti della letteratura e del pensiero del xx secolo, spesso trascurato dalla cosiddetta critica ufficiale italiana.
Il giornalista Casotto, attualmente vicedirettore de "Il Riformista", è un "amico" di vecchia data di Chesterton avendo dedicato, tra l'altro, la sua tesi di laurea al romanziere londinese. Il pubblico ha così potuto apprezzare il modo sicuro e il tono familiare con cui il relatore si è mosso all'interno dell'opera di Chesterton per illustrarne i punti cardine, i nodi salienti, le spigolature più significative.
Alcune parole-chiave consentono di offrire l'accesso al segreto dell'inventore di padre Brown: realismo, tradizione, paradosso, ragione, libertà, visione, meraviglia, mistero, avventura.
Ascoltando le tante citazioni dalle opere principali di Chesterton ci si rende conto che pur non avendo avuto figli naturali, lo scrittore inglese ha avuto però diversi figli spirituali; solo per fare qualche nome: Clive S. Lewis, John R.R. Tolkien, Michael Ende.
In un discorso pubblico del 1986 proprio Ende, lo scrittore tedesco autore del best-seller fantasy La storia infinita, ha affermato che l'essenza della bellezza risiede nel mistero e nella meraviglia. Niente di più vicino alla sensibilità di Chesterton per il quale la vera avventura nella vita non è sposarsi, ma nascere. Nel momento in cui si nasce, trovandosi accolto in una famiglia, l'uomo entra in un'avventura, in qualcosa che egli non può mai controllare del tutto - per questo la vita non è mai noiosa, neanche quando appare ripetitiva e monotona - s'incammina in un sentiero pieno di indizi e di segni che indicano tutti una stessa direzione, la cui unica spiegazione è l'esistenza di un punto, che non vediamo, verso cui tutte quelle frecce convergono.
La realtà dunque implica l'esistenza del mistero perché la indica continuamente. È qui il problema dell'uomo contemporaneo: non è che non sa risolvere l'enigma del mondo, è che non vede l'enigma. Il punto sta allora nella visione: se non si è pronti a lasciarsi sorprendere dal reale, l'alternativa, dice Casotto, è il nulla, il nichilismo, l'indifferenza al tutto nella quale sprofondano le nostre giornate, la nausea e la noia che il mondo e gli altri ci trasmettono - e che noi trasmettiamo - quando manca quello sguardo pieno di stupore e gratitudine. Di fronte al mondo noi dobbiamo essere riconoscenti di ogni cosa perché ogni cosa è stata strappata al nulla.
La nostra scoperta del mondo è un elenco da aggiornare quotidianamente, come quella pagina del Robinson Crusoe: "Un uomo sopra un piccolo scoglio con poca roba strappata al mare: la parte più bella del libro è la lista degli oggetti salvati dal naufragio. La più grande poesia è un inventario (...) tutte le cose sono sfuggite per un capello alla perdizione: tutto è stato salvato da un naufragio". Ed è forte l'eco biblica in questa riflessione di Chesterton che cammina nel mondo come dentro una foresta di simboli, un universo di segni; e, come il bambino, si getta golosamente alla scoperta del reale: "La vita è un'avventura ma solo l'avventuriero lo scopre".
Eppure Chesterton non nasce cattolico, ma arriva alla fede solo nel 1922, dopo un viaggio lungo e non facile. Sottolinea Casotto che Chesterton abbracciò e capì il cattolicesimo perché fece un uso sempre spregiudicato, cioè largo, della ragione, poiché, per lui, il farsi cattolico "dilata la mente". Si comprende allora facilmente il gusto del giovane Joseph Ratzinger nel leggere Chesterton - come all'epoca facevano tra gli altri anche Montini, Luciani, Wojtyla - e dove nasce l'insistenza dell'attuale Pontefice di sottolineare l'esigenza di "allargare la ragione".
Chesterton ha avuto molti "figli" ma anche diversi "padri", a conferma che non si può dare senso e gusto alla vita se non nel solco di una tradizione. Casotto si è soffermato forse sui due principali: Francesco d'Assisi e Tommaso d'Aquino anche per il fatto che a entrambi i santi cattolici lo scrittore ha dedicato due splendidi racconti biografici. Francesco e Tommaso, come a dire: la follia per Cristo e la ragione; lo stupore e il senso profondo della libertà; la spiritualità creaturale e la dimensione sanamente materiale della fede. Chesterton - questo il suo segreto - è riuscito a coniugare tutte queste diverse dimensioni nella sua vita e nella sua vasta opera letteraria.
(andrea monda)
(©L'Osservatore Romano - 20 gennaio 2010)
Come la meraviglia vanificò l'agguato del nulla
Qual è il segreto di una persona? Per scoprirlo bisogna innanzitutto credere che esista un segreto nascosto in ogni persona. Superato questo scoglio - e non è così semplice - la cosa migliore è incontrare questa persona, anzi lasciarsi incontrare da essa, il che equivale, sempre, a lasciarsi sorprendere. Può sembrare paradossale, ma se non si è pronti a lasciarsi sorprendere accade che la vita scorra senza colore né sapore, senza quel tocco di magia che permette agli uomini di gustare appieno l'esistenza, pregustando cioè quella gioia che sta "al di là" ma è anche già segretamente riposta nel mistero dell'esistenza quotidiana.
Ha quindi ragione Chesterton quando afferma che "incontrare un uomo è un'esperienza unica, anche se lo si incontra solo per un'ora o due". Per quasi due ore - che sono volate - Ubaldo Casotto domenica scorsa al teatro Manzoni di Roma ha permesso al pubblico di fare quell'esperienza unica, cioè di incontrare nel senso più pieno del termine un uomo, lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), uno dei giganti della letteratura e del pensiero del xx secolo, spesso trascurato dalla cosiddetta critica ufficiale italiana.
Il giornalista Casotto, attualmente vicedirettore de "Il Riformista", è un "amico" di vecchia data di Chesterton avendo dedicato, tra l'altro, la sua tesi di laurea al romanziere londinese. Il pubblico ha così potuto apprezzare il modo sicuro e il tono familiare con cui il relatore si è mosso all'interno dell'opera di Chesterton per illustrarne i punti cardine, i nodi salienti, le spigolature più significative.
Alcune parole-chiave consentono di offrire l'accesso al segreto dell'inventore di padre Brown: realismo, tradizione, paradosso, ragione, libertà, visione, meraviglia, mistero, avventura.
Ascoltando le tante citazioni dalle opere principali di Chesterton ci si rende conto che pur non avendo avuto figli naturali, lo scrittore inglese ha avuto però diversi figli spirituali; solo per fare qualche nome: Clive S. Lewis, John R.R. Tolkien, Michael Ende.
In un discorso pubblico del 1986 proprio Ende, lo scrittore tedesco autore del best-seller fantasy La storia infinita, ha affermato che l'essenza della bellezza risiede nel mistero e nella meraviglia. Niente di più vicino alla sensibilità di Chesterton per il quale la vera avventura nella vita non è sposarsi, ma nascere. Nel momento in cui si nasce, trovandosi accolto in una famiglia, l'uomo entra in un'avventura, in qualcosa che egli non può mai controllare del tutto - per questo la vita non è mai noiosa, neanche quando appare ripetitiva e monotona - s'incammina in un sentiero pieno di indizi e di segni che indicano tutti una stessa direzione, la cui unica spiegazione è l'esistenza di un punto, che non vediamo, verso cui tutte quelle frecce convergono.
La realtà dunque implica l'esistenza del mistero perché la indica continuamente. È qui il problema dell'uomo contemporaneo: non è che non sa risolvere l'enigma del mondo, è che non vede l'enigma. Il punto sta allora nella visione: se non si è pronti a lasciarsi sorprendere dal reale, l'alternativa, dice Casotto, è il nulla, il nichilismo, l'indifferenza al tutto nella quale sprofondano le nostre giornate, la nausea e la noia che il mondo e gli altri ci trasmettono - e che noi trasmettiamo - quando manca quello sguardo pieno di stupore e gratitudine. Di fronte al mondo noi dobbiamo essere riconoscenti di ogni cosa perché ogni cosa è stata strappata al nulla.
La nostra scoperta del mondo è un elenco da aggiornare quotidianamente, come quella pagina del Robinson Crusoe: "Un uomo sopra un piccolo scoglio con poca roba strappata al mare: la parte più bella del libro è la lista degli oggetti salvati dal naufragio. La più grande poesia è un inventario (...) tutte le cose sono sfuggite per un capello alla perdizione: tutto è stato salvato da un naufragio". Ed è forte l'eco biblica in questa riflessione di Chesterton che cammina nel mondo come dentro una foresta di simboli, un universo di segni; e, come il bambino, si getta golosamente alla scoperta del reale: "La vita è un'avventura ma solo l'avventuriero lo scopre".
Eppure Chesterton non nasce cattolico, ma arriva alla fede solo nel 1922, dopo un viaggio lungo e non facile. Sottolinea Casotto che Chesterton abbracciò e capì il cattolicesimo perché fece un uso sempre spregiudicato, cioè largo, della ragione, poiché, per lui, il farsi cattolico "dilata la mente". Si comprende allora facilmente il gusto del giovane Joseph Ratzinger nel leggere Chesterton - come all'epoca facevano tra gli altri anche Montini, Luciani, Wojtyla - e dove nasce l'insistenza dell'attuale Pontefice di sottolineare l'esigenza di "allargare la ragione".
Chesterton ha avuto molti "figli" ma anche diversi "padri", a conferma che non si può dare senso e gusto alla vita se non nel solco di una tradizione. Casotto si è soffermato forse sui due principali: Francesco d'Assisi e Tommaso d'Aquino anche per il fatto che a entrambi i santi cattolici lo scrittore ha dedicato due splendidi racconti biografici. Francesco e Tommaso, come a dire: la follia per Cristo e la ragione; lo stupore e il senso profondo della libertà; la spiritualità creaturale e la dimensione sanamente materiale della fede. Chesterton - questo il suo segreto - è riuscito a coniugare tutte queste diverse dimensioni nella sua vita e nella sua vasta opera letteraria.
(andrea monda)
(©L'Osservatore Romano - 20 gennaio 2010)
Nessun commento:
Posta un commento