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martedì 3 novembre 2009

dal prof. Carlo Bellieni

Suicida in cella la br Blefari basista dell’assassinio Biagi

Il paradosso: una donna si suicida in cella e si corre a gridare allo scandalo, perché si doveva prevenire. Certamente! Proprio così! Quello che non va è che contemporaneamente ci sia chi altrettanto forte grida per il diritto al suicidio. Allora, cos'è? Ci si può suicidare solo se lo stato dà l'autorizzazione? O ci si può suicidare solo se lo decide il medico? E perché si deve soggiacere al parere di un altro (stato o medico che sia?). Noi crediamo che il suicidio sia sempre un atto di solitudine e abbandono e che sempre debba essere prevenuto, sopratutto cambiando le condizioni ambientali. Ma c'è chi invoca il suicidio come un diritto, e poi sarà invocato come un valore. Si potrà dire che si vuole chiedere solo per chi è in fin di vita, ma invece si sa che ci sono diverse persone che vanno al suicidio assistito pur non in fin di vita. Si dirà che si può permettere solo se uno ha una malattia fisica; ma perché si pensa che il dolore fisico sia peggio di quello morale? Insomma, qualcosa non torna, è un atteggiamento ambivalente, che non giova a nessuno, sopratutto a chi soffre.

Abortion can put women at increased risk of mental health problems, says study

L'aborto mette a rischio la salute psichica, secondo lo studio pubblicato sul British Journal of Psychiatry: ma non doveva tutelarla? L'articolo conclude non appoggiando le posizioni dei prolife che sostengono che le conseguenze dell'aborto sono devastanti e non appoggiando quelle dei prochoice che dicono che l'aborto è psicologicamente indifferente. Quello che ci colpisce è un'ulteriore evidenza al fatto che abortire non risolve i problemi della donna, asserzione invece sui cui si basa la legge 194.

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