di Nirmala Carvalho
Nel 1959 i cattolici dello Stato indiano scesero in piazza per manifestare contro il governo comunista. Ci furono 15 morti e oltre 170mila arresti. Motivo dello scontro una legge che voleva mettere mani sulle opere educative della Chiesa. A 50 anni è ancora vivo il ricordo di quei fatti e restano attuali le ragioni dello scontro.
Mumbai (AsiaNews) - Una lotta per la libertà della Chiesa e per la democrazia, combattuta 50 anni fa, ma il cui valore è ancora attuale. Il 13 giugno i cristiani dello Stato indiano del Kerala commemorano il 50mo anniversario della Vimochana Samaram, la lotta di liberazione contro il governo marxista-comunista dello Stato che la Chiesa cattolica ha combattuto nel 1959 insieme alla comunità indù dei nair.
In occasione dell’anniversario, il card. Varkey Vithayathil, presidente della Conferenza episcopale indiana e arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarica, ha inviato a tutti i fedeli una lettera perché ricordino quanto accaduto e preghino per i “martiri di Angamaly”, 7 cattolici uccisi perché protestavano contro la politica del governo comunista.
P. Paul Thelakat, capo redattore del settimanale Satyadeepam e portavoce del sinodo siro-malabarico, ricorda ad AsiaNews gli avvenimenti del 1959: “La polizia aprì il fuoco in quattro luoghi diversi uccidendo 15 persone. In altri 248 posti fece ricorso ai bastoni lathi per affrontare la folla: vennero arrestate 177850 persone di cui 42745 erano donne. Ma dopo 28 mesi di dominio il governo comunista cadde” (nella foto dell’epoca, Namboodiripad, primo a destra, dopo le dimissioni).
La Vimochana Samaram è una pagina importante della storia del Kerala. Nel 1957 il Partito comunista era salito al potere vincendo le elezioni. Elamkulam Manakkal Sankaran Namboodiripad era il primo ed unico governatore di uno Stato eletto in modo democratico e non appartenente al partito dell’Indian National Congress. Una volta al potere il governo comunista iniziò una politica contro la Chiesa per screditare ed eliminare l’unico ostacolo alla realizzazione di una società marxista.
A far scoppiare la rivolta fu l’introduzione di una legge sull’educazione che permetteva allo Stato di mettere le mani sulle istituzioni legate alla Chiesa e alla Nair Service Society (Nss), l’associazione che raccoglie opere educative e di assistenza sanitaria della casta indù dei nair. Le due comunità scesero in piazza per protestare e con loro manifestarono anche i partiti dell’opposizione. Seguirono gli scontri, gli arresti ed i morti. Solo l’intervento del primo ministro Jawaharlal Nehru pose fine alle protese. Raconta p. Thelakat: “Nehru si rifece all’articolo 365 della Costituzione e costrinse alle dimissioni il governo. Nelle elezioni che seguirono i comunisti persero nettamente. Quattro anni prima avevano vinto 60 seggi nel parlamento. Alle elezioni che si svolsero nel 1960 ne presero solo 29”.
Oggi la Vimochana Samaram continua ad essere motivo di polemiche. I comunisti, al governo nello Stato, ma sconfitti in modo pesante alle elezioni nazionali di maggio, la definiscono un “giochetto politico”. Anche per questo il card. Vithayathil ha scritto la lettera in occasione dell’anniversario e la Chiesa del Kerala ha organizzato per domani una messa ed un simposio per ricordare la lotta ed i suoi morti.
P. Thelakat afferma che la Vimochana Samaram “deve essere ricordata per il solo motivo che ha fatto capire ai comunisti che non possono far parte di un sistema multipartitico senza rispettare i valori democratici della costituzione”. Il tema è ancora attuale nella società del Kerala perché ancora oggi continuano le polemiche tra la Chiesa ed i leader del Partito comunista-marxista dell’India (Cpm). La nazionalizzazione delle scuole e la rigida suddivisione in classi della società sono argomenti di dibattito ancora oggi. P. Thelakat afferma che la lotta del 1959 “servì a far comprendere ai comunisti che la violenza non può avere successo in India e li costrinse ad accettare sul serio le elezioni come processo democratico per assumere il potere”. Secondo alcuni commentatori le recenti elezioni per il rinnovo del Lok Sabha, la camera bassa del parlamento nazionale indiano, sono state il risultato di una Vimochana Samaram silenziosa.
Nel 1959 i cattolici dello Stato indiano scesero in piazza per manifestare contro il governo comunista. Ci furono 15 morti e oltre 170mila arresti. Motivo dello scontro una legge che voleva mettere mani sulle opere educative della Chiesa. A 50 anni è ancora vivo il ricordo di quei fatti e restano attuali le ragioni dello scontro.
Mumbai (AsiaNews) - Una lotta per la libertà della Chiesa e per la democrazia, combattuta 50 anni fa, ma il cui valore è ancora attuale. Il 13 giugno i cristiani dello Stato indiano del Kerala commemorano il 50mo anniversario della Vimochana Samaram, la lotta di liberazione contro il governo marxista-comunista dello Stato che la Chiesa cattolica ha combattuto nel 1959 insieme alla comunità indù dei nair.
In occasione dell’anniversario, il card. Varkey Vithayathil, presidente della Conferenza episcopale indiana e arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malabarica, ha inviato a tutti i fedeli una lettera perché ricordino quanto accaduto e preghino per i “martiri di Angamaly”, 7 cattolici uccisi perché protestavano contro la politica del governo comunista.
P. Paul Thelakat, capo redattore del settimanale Satyadeepam e portavoce del sinodo siro-malabarico, ricorda ad AsiaNews gli avvenimenti del 1959: “La polizia aprì il fuoco in quattro luoghi diversi uccidendo 15 persone. In altri 248 posti fece ricorso ai bastoni lathi per affrontare la folla: vennero arrestate 177850 persone di cui 42745 erano donne. Ma dopo 28 mesi di dominio il governo comunista cadde” (nella foto dell’epoca, Namboodiripad, primo a destra, dopo le dimissioni).
La Vimochana Samaram è una pagina importante della storia del Kerala. Nel 1957 il Partito comunista era salito al potere vincendo le elezioni. Elamkulam Manakkal Sankaran Namboodiripad era il primo ed unico governatore di uno Stato eletto in modo democratico e non appartenente al partito dell’Indian National Congress. Una volta al potere il governo comunista iniziò una politica contro la Chiesa per screditare ed eliminare l’unico ostacolo alla realizzazione di una società marxista.
A far scoppiare la rivolta fu l’introduzione di una legge sull’educazione che permetteva allo Stato di mettere le mani sulle istituzioni legate alla Chiesa e alla Nair Service Society (Nss), l’associazione che raccoglie opere educative e di assistenza sanitaria della casta indù dei nair. Le due comunità scesero in piazza per protestare e con loro manifestarono anche i partiti dell’opposizione. Seguirono gli scontri, gli arresti ed i morti. Solo l’intervento del primo ministro Jawaharlal Nehru pose fine alle protese. Raconta p. Thelakat: “Nehru si rifece all’articolo 365 della Costituzione e costrinse alle dimissioni il governo. Nelle elezioni che seguirono i comunisti persero nettamente. Quattro anni prima avevano vinto 60 seggi nel parlamento. Alle elezioni che si svolsero nel 1960 ne presero solo 29”.
Oggi la Vimochana Samaram continua ad essere motivo di polemiche. I comunisti, al governo nello Stato, ma sconfitti in modo pesante alle elezioni nazionali di maggio, la definiscono un “giochetto politico”. Anche per questo il card. Vithayathil ha scritto la lettera in occasione dell’anniversario e la Chiesa del Kerala ha organizzato per domani una messa ed un simposio per ricordare la lotta ed i suoi morti.
P. Thelakat afferma che la Vimochana Samaram “deve essere ricordata per il solo motivo che ha fatto capire ai comunisti che non possono far parte di un sistema multipartitico senza rispettare i valori democratici della costituzione”. Il tema è ancora attuale nella società del Kerala perché ancora oggi continuano le polemiche tra la Chiesa ed i leader del Partito comunista-marxista dell’India (Cpm). La nazionalizzazione delle scuole e la rigida suddivisione in classi della società sono argomenti di dibattito ancora oggi. P. Thelakat afferma che la lotta del 1959 “servì a far comprendere ai comunisti che la violenza non può avere successo in India e li costrinse ad accettare sul serio le elezioni come processo democratico per assumere il potere”. Secondo alcuni commentatori le recenti elezioni per il rinnovo del Lok Sabha, la camera bassa del parlamento nazionale indiano, sono state il risultato di una Vimochana Samaram silenziosa.
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