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giovedì 14 agosto 2008

Papa: “chi prega non perde mai la speranza”, come insegnano Kolbe e la Stein

Da AsiaNews

Alla ripresa degli incontri settimanali con i fedeli, Benedetto XVI porta l’esempio dei due martiri uccisi dai nazisti per evidenziare che se “umanamente, le loro esistenze potrebbero essere ritenute una sconfitte, proprio nel loro martirio rifulge lo splendore dell’amore”.


Castel Gandolfo (AsiaNews) – Il Papa prega per tutti coloro, “ e sono tanti”, che gli scrivono per raccontargli le loro vicissitudini: a loro, ed a tutti i cristiani, Benedetto XVI ricorda che “chi prega non perde mai la speranza, neppure se venisse a trovarsi in situazioni difficili, persino umanamente disperate. Questo ci insegna la storia della Chiesa” e questo mostra la testimonianza dei martiri, come Edith Stein e Massimiliano Kolbe, la memoria dei quali ricorre in questi giorni. “Umanamente, le loro esistenze potrebbero essere ritenute una sconfitte, ma prorpio nel loro martirio rifulge lo splendore dell’amore”.

Il ricordo dei due martiri uccisi ad Auschwitz dai nazisti è stato al centro del dscorso che Benedetto XVI ha rivolto a circa 8mila persone riunitesi nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo per la ripresa delle udienze generali, dopo la pausa dovuta al viaggio in Australia ed al periodo di riposo traqscorso dal Papa a Bressanone. Un tipo di incontro che a Castel Gandolfo, peraltro, non si faceva dai tempi di Paolo VI, 30 anni fa.

Dei giorni passati in montagna Benedetto XVI mostra nel viso disteso il beneficio e oggi li ha ricordati per la loro “serenità” e con una nuovo ringraziamento a “quanti hanno vegliato” sulle sue vacanze.

“Tantissimi – ha detto poi – sono quelli che mi scrivono, chiedendomi di pregare per loro e non mi nasconsono preccupazioni, problemi di vita, attese e speranze che portano nel cuore insieme alle incertezze che l’umanità sta vivendo in questo perodo. Posso assicurare a tutti – ha aggiunto - un ricordo nella preghoiera, specialmente nella celebrazione della Santa Messa e nella recita del Rosario”.
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“In quante occasioni – ha commentato - è stata proprio la preghiera a sostenere il popolo cristiano nella prova”. In proposito egli ha citato Edith Stein e Massimliano Kolbe, che si ricordano in questo gireni: “entrambi hannno concluso con il martirio la loro esistenze terrena ad Auschwitz. Umanamente la loro vicenda ptrebbe sembrare una sconfittta, invece è prova della vittoria dell’amore. Come disse San Massimiliano Kolbe”l’odio non e una forza creativa, solo l’amore” e “d’amore è prova la generosa offerta che fece di sé al posto di un compagno”. Edith Stein il 6 agosto, a tre giorni dalla sua drammatica fine, avvicindando alcune sue consorelle disse “sono pronta a tutto.Gesù è anche qui. Finora ho potuto pregare e ho detto Ave Crux”. Superstiti del campo di concentramento, ha detto ancora il Papa, raccontano che, vesitita dell’abito del suo ordine, si distingueva per il comportamento: l”a preghiera fu il segreto di questa santa compatrona d’Europa”.

E “Ave Maria ultima invocazione di San Massimiliano Kolbe mentre porgeva il braccio a colui ce lo uccideva con un’iniezione”.

“Mentre ci prepariamo a celebrare la solennità dell’Assunzione – ha concluso - rinnoviamo il nostro affidamento a colei che dal cielo veglia con amore materno su di noi in ogni momento”.

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