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giovedì 28 febbraio 2008

Chesterton è attuale - 17


Tutti dicono cosa la Chiesa dovrebbe fare. Flamigni dà buoni consigli ai cattolici dicendo di non fare le crociate, Veltroni dice a tutti che è amico di tutti quindi pure della Chiesa e dei preti, tutti sono favorevoli ai valori richiamati dal Papa salvo poi dire che devono stare fuori dalla campagna elettorale (Silvio&Walter)...

Ecco invece Gilbert che dice. Attualissimo! Bellissimo! Facciamone un manifestone e appiccichiamolo ad ogni cantone!

La Chiesa non può muoversi coi tempi; semplicemente perché i tempi non si muovono. La Chiesa può solo infangarsi coi tempi e corrompersi e puzzare coi tempi. Nel mondo economico e sociale, come tale, non c’è attività, eccettuata quella specie di attività automatica che è chiamata decadenza: l’appassire dei fiori della libertà e la loro decomposizione nel suolo originario della schiavitù. In questo, il mondo si trova per molte cose allo stesso piano dell’inizio dell’oscuro medioevo. E la Chiesa ha lo stesso compito di allora: salvare tutta la luce e la libertà che può essere salvata, resistere a quella forza del mondo che attrae in basso, e attendere giorni migliori. Una Chiesa vera vorrebbe certo fare tutto questo, ma una Chiesa vera può fare di più. Può fare di questi tempi di oscurantismo qualcosa di più di un tempo di semina; può farli il vero opposto dell’oscurità. Può presentare i suoi ideali in tale e attraente e improvviso contrasto con l’inumano declivio del tempo da ispirare d’un tratto agli uomini qualcuna delle rivoluzioni morali della storia, così che gli uomini oggi viventi non siano toccati dalla morte finché non abbiano visto il ritorno della giustizia. Non abbiamo bisogno, come dicono i giornali, di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo.

Da un articolo su The New Witness

Dobbiamo documentarci sulla RU486 e farli tacere


Cliccando il nostro titolo verrete portati alla pagina del sito dell'Associazione Medicina e Persona dove troverete ampia documentazione sullo schifo che è la pillola RU486.

Poi qui trovate il libro La favola dell'aborto facile. Miti e realtà della pillola RU486, Editore Franco Angeli, Collana La società - Saggi, pagine 176, ISBN 8846475151 di Assuntina Morresi e Eugenia Roccella sull'argomento.

Bisogna leggere per documentarsi e stroncare subito discussioni da bar con fatti e documenti.

Padre Livio di Radio Maria le ha definite "queste due sante donne"!

RU486: è partita la campagna di primavera

Il potere sa sempre come muoversi. Crea il caso, lo pompa mediaticamente, la gente pensa che è giusto così, si deve fare così, non ha termini di paragone in quel calderone antiveritativo (l'aggettivo è di Giuliano Ferrara) che è la televisione. La notizia passa, va, ormai è cosa fatta, l'aborto indolore, fatto a casa, con la pasticchetta è ormai un diritto. Peccato che le cose non stiano così (cioè non è indolore, ci si muore pure, non si potrebbe fare a casa, è l'ennesima porcheria) e poi leggete qui sotto il lancio dell'Agenzia Agi.

Ditemi se non stanno facendo come con la storia di Welby, della Englaro e così via. é l'offensiva di primavera. Ma noi resistiamo, anzi contrattacchiamo dicendo che è tutta una presa per i fondelli.

Vorrei dire di più: con questa storia quanti mangeranno? Quali interessi ci sono dietro? Perché pomparla così alla grande?


COLOZZI: DA CDA AIFA ANCORA NESSUN OK ALLA "RU486"

(AGI) - Roma, 27 feb. - "L'enfasi e la ricchezza di dettagli con cui e' circolata sugli organi di informazione la notizia di un 'primo via libera alla RU486' desta non poco stupore e fa sorgere qualche sospetto. E' evidente che qualcuno voglia creare una sorta di accelerazione mediatica del processo di autorizzazione della pillola abortiva con evidenti finalita' politiche. Magari nella fretta di dare riscontro alla piu' volte annunciata autorizzazione anche in Italia della RU486 da parte del Ministro della Salute". E' l'allarme lanciato da Romano Colozzi, componente del Consiglio di Amministrazione dell'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e Assessore alle Finanze della Regione Lombardia in relazione alla notizia relativa ad una "prima autorizzazione" che l'Agenzia stessa avrebbe concesso all'utilizzo della pillola RU486.
"Mentre il comportamento e il funzionamento delle strutture interne dell'Aifa verra' valutato nelle sedi opportune - aggiunge Romano Colozzi - sul piano della sostanza penso sia utile precisare che la competenza per l'autorizzazione all'immissione in commercio della RU486, con buona pace di tutti, non e' ne del Ministro della salute, ne del Consiglio superiore di sanita', ne' della Commissione Tecnico Scientifica ne', tanto meno del dott. Viale, ma semplicemente del consiglio di amministrazione dell'AIFA il quale non e' mai stato ancora coinvolto su questo provvedimento e nel momento in cui questo avverra' esso assumera' le determinazioni che piu' riterra' opportune. Da settimane si susseguono pronostici sulla data in cui questa autorizzazione sara' pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e io non voglio entrare nell'elenco di coloro che sparano a caso previsioni. Io so solo che la questione inerente l'utilizzo della RU486 ha fortissime implicazioni sanitarie, etiche, giuridiche, politiche ed economiche e, su tutte queste, il CDA potra' e dovra' fare tutti gli approfondimenti necessari. Essendo questa una questione molto rilevante, credo che la cosa piu' importante sia compiere la scelta giusta senza tenere il cronometro in mano". "Infatti in assenza di comunicati ufficiali da parte dell'Agenzia del Farmaco - conclude Colozzi - e' evidente che vi sia stata una sorta di comunicazione fantasma da parte di qualcuno sicuramente non autorizzato. L'attivita' della Commissione tecnico scientifica dell'Aifa non puo' ne deve avere rilevanza esterna dal momento che essa rappresenta una struttura collaborativa di cui si avvale il Consiglio di amministrazione dell'Aifa con funzioni di mera consulenza interna. E' significativo infatti che episodi di grancassa mediatica sulla valutazione di una nuova AIC non abbia alcun precedente".(AGI) Sma 271235 FEB 08

mercoledì 27 febbraio 2008

"Cinquanta giallisti da leggere prima di morire"... e c'è anche Chesterton! anzi, è il primo!



Il Daily Telegraph, quotidiano inglese, ha redatto una classifica di 5o scrittori di gialli "da leggere prima di morire" anzi, letteralmente, "prima che tu muoia" (un po' inquietante... ma va bene lo stesso!). Indovinate chi c'è al primo posto?

Ma è chiaro, no?

Il nostro Gilbertone! Ecco cosa scrivono gli inglesi (è facile, non traduciamo, e il finale è proprio bello! lo abbiamo pure messo in rosso):

GK Chesterton 1874-1936 The most fluent journalist of his generation, Gilbert Keith Chesterton was also a master of the detective story. Father Brown - his sceptical and worldly-wise priest - featured in dozens of exquisite entertainments. Settle into a comfy chair and enjoy.

L'altro consiglio che il giornale dà è quello di leggersi la raccolta completa delle storie di Padre Brown.

E' in una molto varia compagnia (talvolta discutibile), che comprende pure Andrea Camilleri, il rauchissimo creatore del commissario Montalbano. Un po' troppo in basso per i nostri gusti troviamo anche l'amico carissimo di Gilbert, Ronald Knox:

Ronald Knox 1888-1957
Knox gained fame as a Roman Catholic priest but made a huge contribution to Golden Age crime. Miles Bredon (Dorothy L Sayers stole the surname for Peter Wimsey) is an insurance investigator in The Three Taps; there are five other books. He coined the 10 commandments of the detective novel in 1929 and was later reduced to translating the Bible.

L'Ansa riporta la notizia ma omette colpevolmente di parlare di Chesterton. Gravissimo e brutto segno. Ora capiamo molte cose.
Cliccate il nostro titolo e verrete portati alla famosa pagina!

martedì 26 febbraio 2008

Per un fisco a misura di famiglia - i prossimi appuntamenti della campagna per la petizione

PER UN FISCO GIUSTO - 25 febbraio
Riportiamo qui sotto i prossimi appuntamenti di sensibilizzazione della campagna per un fisco a misura di famiglia, cui la Società Chestertoniana Italiana aderisce quale promotrice. Partecipate e diffondete!

APPUNTAMENTI

Pizzighettone, Centro culturale. 25 febbraio, ore 21
Il piccolo laboratorio socio-culturale “don Luigi” organizza un incontro sul tema: PER UN FISCO A MISURA DI FAMIGLIA. Relatori: ERNESTO MAINARDI presidente Forum Lombardia, PAOLO EMILIANI, presidente Forum regionale

Treviso, Casa Toniolo, 26 febbraio, ore 20,45
Assemblea promossa dal Centro aiuto vita di Treviso e dal costituendo Forum provinciale di presentazione della petizione su famiglia e fisco. Per l'occasione sarà presente il presidente dell'AFI, Roberto Bolzonaro.

Lodi, Casa della Gioventù, Mercoledì 27 febbraio, ore 21
Appuntamento ufficiale per l'avvio della campagna in tutta la provincia di Lodi di “Un fisco a misura di famiglie”. In tale occasione Il Forum di Lodi presenterà alla cittadinanza la raccolta di firme per promuovere la petizione per “Un fisco a misura di famiglia”, lanciata con lo slogan “meno tasse per chi ha figli. Mettiamoci una firma”.
Interverrà Ernesto Mainardi, presidente regionale del Forum delle associazioni familiari e Giorgio Carimati, presidente del Forum di Lodi.

Vallate, Biblioteca comunale, 28 febbraio, ore 21
Incontro con Giorgio Tarassi per presentare la petizione su fisco e famiglia

Noicattaro, biblioteca comunale, 29 febbraio, ore 18
Il Movimento per la vita, il Forum regionale ed il Comune di Noicattaro organizzano un incontro a cui intervengono: Mario Saliva,presidente Federvita Puglia, Maria Laura Basso, vice presidente nazionale dei Giuristi Cattolici, Giuseppe Barbaro, vice presidente nazionale del Forum associazioni familiari

Sassari, Camera di commercio, 29 febbraio, ore 18
Incontro sul tema “Un fisco a misura di famiglia” a cui prende parte il dott. Giuseppe Ficini

Chiavari, Auditorium S.Francesco, 1 marzo ore 10
Il Forum del Tigullio organizza il convegno "Un fisco a misura di famiglia. Ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese”. Relatori Anna Maria Panfili, presidente del Forum ligure; Aldo Borrelli, presidente dell'Ordine dei commercialisti di Chiavari, Roberto Bolzonaro, presidente AFI,

Barletta, 1 marzo
organizzato da Comune di Barletta, Commissione diocesana famiglia e vita, Associazione nazionale famiglie numerose si tiene un incontro su “Famiglia risorsa della società” a cui pendono parte Nicola Maffei, sindaco di Barletta, don Gino De Palma, Direttore Commissione diocesana famiglia e vita, Lodovica Carli, presidente Forum regionale della Puglia. Presentazione e raccolta firme sulla petizione

Giulianova lido, sala convegni del Kursal, 1 marzo, ore 15,30
Incontro dibattito a cui interverranno il Comune di Giulianova, il Forum delle Famiglie, l’Associazione Famiglie Numerose, il Comune di Sant’Egido (TE)

Piacenza, cinema President, 1 marzo, ore 10,40
Programma dell'incontro: saluto del vescovo, mons. Gianni Ambrosio. Partecipano: prof. Pietro Boffi, responsabile Centro documentazione Centro internazionale studi famiglia e Ermes Rigon presidente Forum famiglie dell’Emilia Romagna. Intervengono rappresentanti del Comune e della Provincia di Piacenza
A Piacenza nei sabati di marzo (8, 15, 29) e sabato 5 aprile verranno allestiti banchetti sul sagrato della Cattedrale e della basilica di Sant’Antonino per la raccolta delle firme.

In tutte le città d'Italia, 2 marzo
grande giornata di raccolta firme realizzata nelle piazze dei capoluoghi di Provincia e nelle città principali, con partecipazione di testimonial ed autorità. E soprattutto del popolo del Family day.

Galloro, Casa S.Antonio, 2 marzo, ore 9,30-17,30
Giornata di spiritualità per le famiglie sul tema “Ma Dio è credibile nella nostra famiglia?” con gli sposi, le famiglie e gli operatori parrocchiali per la pastorale della famiglia

Putignano, sala dei Claretiani, 4 marzo, ore 19,15
In vista della petizione popolare “Per un fisco a misura di famiglia” il Forum di Putignano organizza un incontro dibattito sul tema “Il Forum e le politiche fiscali a favore della famiglia”. Interverrà Vincenzo Santandrea, economista IPRES, dell’Associazione famiglie numerose

La Spezia, Sala multimediale di TeleLiguria Sud, 7 marzo, ore 17,30
Il Forum provinciale della Spezia organizza un incontro sulla petizione a cui parteciperanno Anna Panfili, presidente del Forum ligure e Pietro Boffi, responsabile Centro Documentazione del Cisf

Bari, Sala del Consiglio comunale, 7 marzo, ore 15,30
Il Forum della Puglia con il patrocinio del Comune di Bari e in collaborazione con le Università di Bologna e di Bari organizza un seminario di studio su “Politiche familiari, sussidiarietà ed Enti locali”.
Intervengono Giuseppe Barbaro, vice presidente nazionale del Forum. L. Carli (presidente Forum regionale), S. Mazzei, assessore comunale alla Solidarietà Sociale, E. Gentile, assessore alla Solidarietà sociale Regione Puglia, M. Emiliano, sindaco di Bari, i prof. Pierpaolo Donati, Giovanna Rossi, Riccardo Grandini, A. Mongelli

Varese, Salone estense, 7 marzo, ore 20,45
Programma dell'incontro: introduzione di Giampaolo Martinelli, Forum di Varese. “La famiglia soggetto di diritti: sussidiarietà e politiche economiche” prof. Luca Antonini, univ. Padova. Durante la serata si raccolgono le firme per la Petizione

Biella, Sala congressi Biverbanca, 7 marzo, ore 20,45
Il Forum del Piemonte organizza la presentazione della proposta fiscale e la raccolta firme per promuovere un sistema a misura di famiglia.
Partecipano Luigi Lombardi, presidente del Forum regionale e Roberto Gontero, vicepresidente nazionale Agesc

Medici lombardi: il documento della FNOMCeO non è stato mai votato

Quello presentato come condiviso da tutti i medici è “sostanzialmente un falso”.

L'articolo è tratto da Zenit. I neretti sono nostri.

di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 25 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Ha destato scalpore un comunicato diffuso sabato 23 febbraio da parte della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO).

Secondo il comunicato la FNOMCeO sostiene e promuove tutte le politiche antivita e cioè il ricorso all'aborto e alla diagnosi preimpianto nella fecondazione assistita, così come l’utilizzo e la diffusione della pillola del giorno dopo e della Ru-486.

A tale comunicato ha replicato, domenica 24, febbraio il quotidiano Avvenire sostenendo che il documento diffuso è diverso da quello votato dai medici.

Il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana riporta le dichiarazioni del dottor Valerio Brucoli, componente del Comitato sulla deontologia della FNOMCeO, secondo cui il “documento” in questione presentato come condiviso da tutti i medici è “sostanzialmente un falso”.

Brucoli ha spiegato che “nel Consiglio nazionale sono state lette 14 relazioni dei gruppi di lavoro, ma non sono state né votate né approvate. In particolare quella relativa ai temi etici (e che ora viene presentata come la posizione della FNOMCeO) è solo una delle posizioni espresse al comitato etico, quindi un’opinione personale. Il documento approvato dal Consiglio nazionale della FNOMCeO, invece, parla d’altro”.

Un'accusa che il Presidente dell’Ordine Antonio Panti non ha tardato a definire “balzana e offensiva”.

A conferma dei dubbi sollevati da Avvenire sono intervenuti i Presidenti degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri della Lombardia, i quali, in un comunicato diffuso il 25 febbraio, smentiscono che nella riunione di sabato 23 febbraio il Consiglio nazionale della FNOMCeO abbia approvato un documento favorevole a politiche contrarie alla vita nascente.

Secondo i medici lombardi "non è mai stato messo in votazione (e quindi neanche approvato) il documento oggetto del comunicato stampa diffuso dalla FNOMCeO sabato 23 febbraio”.

A conferma di quanto accaduto, i medici lombardi presenti al Consiglio Nazionale FNOMCeO del 22 e 23 febbraio dichiarano che “l'oggetto del comunicato stampa è stata una relazione presentata insieme ad altre 13 relazioni sui temi più diversi” e allegano “il documento conclusivo effettivamente messo in votazione”.

Ricordano inoltre che “la discussione si è concentrata sul testo del documento conclusivo che si raccomanda sia inviato a tutti i soggetti politici” e che altre relazioni particolari “non sono state oggetto di votazione”.

Per questo i Presidenti degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri di Bergamo, Brescia, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Pavia, Sondrio e Varese, presenti al Consiglio Nazionale FNOMCeO del 22 e 23 febbraio, chiedono che “venga convocato d'urgenza un Consiglio Nazionale in cui trattare specificatamente le tematiche oggetto del comunicato stampa, tematiche che non possono essere liquidate con generiche dichiarazioni di condivisione di contenuti tutti da verificare nei fatti”.

Sulla vicenda è intervenuta anche l’Associazione Scienza & Vita, che ha inviato una lettera alla FNOMCeO sottolineando come diffondere un comunicato su un testo non votato è proprio “una brutta storia”.

In un comunicato di Scienza & Vita, recapitato alla redazione di ZENIT, si legge che i presidenti dell’Associazione, Maria Luisa Di Pietro e Bruno Dallapiccola, esprimono “profonda amarezza” per quanto accaduto.

Ci sembra sorprendente – hanno scritto nella lettera - che sia stato diffuso alla stampa un documento della FNOMCeO che non è stato sottoposto al voto di tutti i presidenti provinciali degli Ordini dei medici dei quali pertanto non si conosce, al momento, l’effettiva volontà”.

In riferimento al comunicato diffuso dalla FNOMCeO, i Presidenti di Scienza & Vita si dicono “traditi nel loro essere medici”, per “la mancata considerazione dei dati scientifici e delle evidenze cliniche in materia di aborto chimico, pillola del giorno dopo e diagnosi genetica preimpianto”.
In conclusione l’Associazione Scienza & Vita rende noto di aver “lanciato una mobilitazione di base perché i medici che aderiscono alle 84 associazioni locali sparse sul territorio nazionale facciano circolare i contenuti della lettera aperta e intervengano nei confronti dei rispettivi Ordini provinciali perché venga fatta definitivamente chiarezza ed emerga la volontà reale dei medici italiani”.

Papa Benedetto XVI: "Dall'incontro con Cristo nasce l'allegria"











Al termine della visita di domenica scorsa 24 Febbraio 2008 alla parrocchia di Santa Maria Liberatrice uno spumeggiantissimo Papa Benedetto (ma si può dire così ad un Papa? Non è irrispettoso? Irrispettoso è farlo sembrare quello che non è, e Lui è proprio sempre spumeggiante, fresco e pulito, indomito, grande! Come dicevamo tempo fa, non si riesce a starGli dietro! è cento metri avanti a tutti!) ha pronunciato un discorso che Egli ha improvvisato domenica mattina al termine dell'incontro con i gruppi parrocchiali a Santa Maria Liberatrice a Testaccio dopo la lettura di una poesia a lui dedicata in romanesco.

Grassetti, colori, caratteri più grandi... tutta roba nostra!

Che bello seguire il Papa, questo Papa!


"Sono molto contento di essere oggi qui tra voi. Purtroppo non parlo romanesco, ma come cattolici siamo tutti un po' romani e portiamo Roma nel nostro cuore, dunque comprendiamo un po' del dialetto romanesco. E' stato per me molto bello essere salutato con questo vostro dialetto, perché si capisce che si tratta di parole che vengono dal cuore. Bello e incoraggiante è anche vedere qui in voi rappresentate le tante attività che si svolgono in questa parrocchia, le tante realtà che vi sono: sacerdoti, suore di diverse Congregazioni, catechisti, laici che collaborano in diversi modi con la parrocchia. E vedo anche san Giovanni Bosco vivo tra di voi che continua la sua opera, e vedo anche come la Madonna Liberatrice, colei che rende liberi, inviti ad aprire le porte a Cristo e a dare la vera libertà anche agli altri. Questo significa creare la Chiesa, creare anche la presenza del Regno di Cristo tra di noi. Grazie per tutto questo.

Oggi abbiamo letto un brano del Vangelo molto attuale. La donna samaritana della quale si parla, può apparire come una rappresentante dell'uomo moderno, della vita moderna. Ha avuto cinque mariti e convive con un altro uomo. Faceva ampio uso della sua libertà e tuttavia non diventava più libera, anzi diventava più vuota. Ma vediamo anche che in questa donna era vivo un grande desiderio di trovare la vera felicità, la vera gioia. Per questo era sempre inquieta e si allontanava sempre di più dalla vera felicità.

Tuttavia anche questa donna, che viveva una vita apparentemente così superficiale, anche lontana da Dio, nel momento in cui Cristo le parla allora mostra che nella profondità del cuore custodiva questa domanda su Dio: chi è Dio? Dove possiamo trovarlo? Come possiamo adorarlo? In questa donna possiamo vedere tutto lo specchio della nostra vita di oggi, con tutti i problemi che ci coinvolgono; ma vediamo anche come nella profondità del cuore ci sia sempre la questione di Dio, e l'attesa che Egli si mostri in un altro modo.

La nostra attività è realmente l'attesa; rispondiamo all'attesa di quanti attendono la luce del Signore, e nel darle risposta a questa attesa anche noi cresciamo nella fede e possiamo capire che questa fede è quell'acqua della quale abbiamo sete.

In questo senso voglio incoraggiarvi ad andare avanti con il vostro impegno pastorale e missionario, con il vostro dinamismo per aiutare le persone di oggi a trovare la vera libertà e la vera gioia. Tutti, come questa donna del Vangelo, sono in cammino per essere totalmente liberi, per trovare la piena libertà e per trovare in essa la gioia piena; ma spesso si ritrovano sulla strada sbagliata. Possano costoro, tramite la luce del Signore e la nostra cooperazione con il Signore, scoprire che la vera libertà viene dall'incontro con la Verità che è l'amore e la gioia.

Oggi mi hanno particolarmente toccato due frasi. La prima è quella del parroco: "Abbiamo più futuro che passato". Questa è la verità della nostra Chiesa, ha sempre più futuro che passato. E perciò con coraggio andiamo avanti.

L'altra frase che mi ha toccato è nel discorso del rappresentante del Consiglio pastorale: "La vera santità è essere allegri". La santità si mostra con l'allegria. Dall'incontro con Cristo nasce l'allegria. E questo vuole essere il mio augurio per tutti voi, che nasca sempre di nuovo questa allegria nel conoscere Cristo e con essa un rinnovato dinamismo nell'annunciarlo ai vostri fratelli. Grazie per tutto quello che fate. Buona Pasqua!".

[© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana]

lunedì 25 febbraio 2008

Papa: si diano aiuti concreti alle famiglie dei malati inguaribili e terminali



Benedetto XVI chiede che, come già si fa quando nasce un bambino, siano previsti sostegni anche in campo lavorativo. Il no all’eutanasia ed il principio della proporzionalità tra gli interventi sanitari e la salvezza della vita. Obbligatori per medico e paziente i mezzi ordinari, facoltativi quelli straordinari.

L'articolo di AsiaNews cliccando il nostro titolo.

L'intervista a Giuliano Ferrara su Invasioni Barbariche del 22 Febbraio 2008



Un tonicissimo Giuliano Ferrara risponde alle domande della non sempre digeribile Daria Bignardi durante la trasmissione de La7 Invasioni Barbariche durante la puntata del 22 Febbraio 2008.



venerdì 22 febbraio 2008

Appello di un Cardinale inglese contro il disegno di legge sugli embrioni


L'Arcivescovo di Westminster esorta i cattolici a scrivere ai membri del Parlamento

LONDRA, giovedì, 21 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Di fronte all'approvazione di un disegno di legge che permette gli ibridi umano-animali, per il Cardinale Cormac Murphy-O'Connor è giunto il momento che i cattolici dicano ai membri del Parlamento che la dignità umana deve essere difesa. In una dichiarazione emessa questo mercoledì, l'Arcivescovo di Westminster ha esortato i cristiani a reagire di fronte al Disegno di Legge sulla Fecondazione Umana e l'Embriologia. La proposta ha completato il suo iter presso la Camera dei Lord e nelle prossime settimane verrà dibattuta nella Camera dei Comuni. Il disegno di legge estende la possibilità della ricerca scientifica sugli embrioni umani e permette la creazione di embrioni ibridi umano-animali a scopo di ricerca. Elimina anche una clausola per tener conto della necessità del bambino di avere un padre quando vengono utilizzati i metodi di fecondazione in vitro. Ci si attendono inoltre tentativi per liberalizzare ulteriormente la legge sull'aborto. “Molta gente di ogni fede e di nessuna è profondamente preoccupata per le questioni morali sollevate da questo disegno di legge”, ha scritto il Cardinale. “E' ora di far sentire la nostra voce”. Il Cardinale Murphy-O'Connor ha osservato che la Conferenza Episcopale ha inviato a ogni parrocchia una documentazione spiegando le preoccupazioni circa la proposta. “E' necessario che quante più persone possibili scrivano o – ancora meglio – si rechino dai parlamentari ed esprimano la propria profonda preoccupazione su questo disegno di legge”, ha aggiunto. “Durante questo periodo di Quaresima, siamo incoraggiati a riflettere sulla nostra vita e a dedicarci in quanto cristiani a servire il Vangelo nel nostro mondo”. “Prendere l'iniziativa su questo importante problema ci aiuta a ricordare che la nostra testimonianza cristiana non può mai essere solo personale, ma ci coinvolge anche come cittadini impegnati a servire il bene comune della società e a difendere la dignità umana di tutti”.

martedì 19 febbraio 2008

Sulla pillola del giorno dopo intolleranza verso i medici obiettori - Intervista al dottor Renzo Puccetti

Sentiamo dalla viva voce di un medico obiettore quale sia la verità sulla pillola del giorno dopo.
Dall'ottima agenzia Zenit che ringraziamo.

di Antonio Gaspari


ROMA, lunedì, 18 febbraio 2008 (ZENIT.org).- In una intervista concessa a ZENIT, il dottor Renzo Puccetti, ha definito come intollerante e antiscientifico un eventuale accordo Stato-Regioni per impedire ai medici la libertà di obiezione di coscienza nel prescrivere pillole abortive.

Il dottor Renzo Puccetti è socio fondatore della Società Medico Scientifica interdisciplinare Promed Galileo.

Il Ministro della Salute Livia Turco ha annunciato che sta per concludersi un accordo Stato-Regioni che prevederebbe, tra l’altro, che il medico non possa essere obiettore rispetto alla prescrizione di farmaci, con la possibilità da parte del medico di vedersi denunciato all’ASL. Ci può fornire un commento?

Puccetti: Qui siamo di fronte ad un’iniziativa espressione di una non conoscenza della realtà e degli studi fatti in proposito, insieme ad un atteggiamento intollerante.

Perché parla di non conoscenza dei fatti?

Puccetti: Per una serie di ragioni oggettive. La prescrizione di qualsiasi farmaco rappresenta un atto medico. Pensare che la prescrizione di farmaci come la pillola del giorno dopo sia resa obbligatoria per tutti i medici non tiene conto delle istanze deontologiche, indicate dal codice deontologico all’articolo 19 e riconosciute dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici. È bene ricordare che la scheda tecnica riconosce che il farmaco agisce “bloccando l’ovulazione o impedendo l’impianto dell’ovulo eventualmente fecondato” e tutte le fonti scientifiche più accreditate non escludono che la pillola del giorno dopo possa agire con meccanismi anche post-fertilizzativi. Il progetto annunciato dal Ministro della Salute del governo sfiduciato ignora inoltre le ragioni bioetiche a sostegno della possibilità di ricorrere alla clausola di coscienza, già riconosciute all’unanimità dal Comitato Nazionale di Bioetica nel maggio 2004.

Alcuni sostengono che la diffusione della pillola del giorno dopo potrebbe contribuire alla riduzione degli aborti?

Puccetti: In Toscana, una regione che è difficile collocare come politicamente lontana dal Ministro Turco, ai medici viene ripetuta come un mantra la parola “appropriatezza”. Bene, allora vorrei che qualcuno mi mostrasse almeno uno studio, che abbia dimostrato la riduzione delle gravidanze indesiderate e degli aborti attraverso la diffusione dell’accesso alla contraccezione d’emergenza. Lo sa perché non possono mostrarli? Non perché non siano stati condotti studi in tal senso, ma perché dall’analisi della letteratura internazionale la scelta della pillola del giorno dopo per ridurre gli aborti ne esce a pezzi. Credo sia giunto il momento di fornire un contributo scientificamente corretto per un’attenta valutazione del profilo di efficacia della pillola del giorno dopo. Nel corso del convegno dell’associazione Luca Coscioni uno dei relatori, riferendosi ai politici del nostro Paese, parlava di analfabetismo scientifico; lascio a lei individuare che cosa mi sia venuto in mente. Ma tutto questo non è il peggio...

In che senso?

Puccetti: Il nodo della obbligatorietà della prescrizione della pillola del giorno dopo, è esemplificativo di una visione che degrada il rapporto tra medico e paziente ad una mercificazione contrattualistica il cui approdo finale è, citando il dr. Reardon, la trasformazione dell’essenza stessa della medicina in una prostituzione della tecnica sanitaria. Spero che la classe medica dia prova di un minimo di dignità e indipendenza e rigetti questo tentativo che mostra appieno le ragioni di Böckenförde ricordate dall’allora cardinale Ratzinger: lo stato liberale secolarizzato vive di presupposti che non può garantire.

Campi di sterminio e fosse comuni: «La Nuova Europa» pubblica le foto segnaletiche dei detenuti, icone dei nuovi martiri

Nel nuovo numero della rivista «La Nuova Europa», organo della Fondazione Russia Cristiana fondata da padre Romano Scalfi, Lidija Golovkova (Università Ortodossa Umanistica di Mosca) presenta alcuni materiali inediti frutto di un ventennale lavoro di ricerca, per riportare alla luce i nomi e i volti delle vittime del terrore.
Il terrore veniva esercitato ovunque, paradossalmente nei luoghi più visibili (perfino nel centro di grandi città come Mosca o Leningrado), o in chiese e monasteri, spesso utilizzati come prigioni o come poligoni di fucilazione. Tutti questi luoghi, così come le fosse comuni, erano stati poi dimenticati o volutamente cancellati: vengono ora ritrovati, e torniamo a conoscerne il nome (Butovo, Kommunarka, Suchanovka…); qui si torturava e si fucilava, in genere senza alcun processo (sulla base di semplici ordini amministrativi, seguendo la cosiddetta «procedura speciale»).
Lidija Golovkova e un gruppo di studiosi di associazioni come «Memorial» stanno portando avanti un progetto per identificare le vittime del terrore, stabilire in quali fosse comuni riposano e ricostruirne le vicende personali.
L’intervento della Golovkova mette in luce anche alcune scioccanti realtà: che i sovietici hanno anticipato tecniche poi applicate dai nazisti (come l’uso del gas di scappamento dei camion per eliminare i prigionieri); che i prigionieri handicappati, o ritenuti inabili al lavoro forzato, venivano eliminati: «In questi casi si cominciò a condannare indiscriminatamente a morte, a prescindere dai capi d’imputazione, applicando in fondo la stessa politica che sarebbe stata ripresa dal nazismo con la pratica dell’eutanasia di massa nei riguardi delle “esistenze senza valore”. Per lo stesso motivo in Urss, nei decenni precedenti, la polizia segreta aveva già ucciso mutilati, sordomuti, anziani».
Un’altra verità sconosciuta è che, diversamente da quanto si pensa, «il terrore non è da addebitare esclusivamente a Stalin ma è nato con la stessa Rivoluzione»: i primi campi di concentramento furono aperti a Mosca nel 1918, nei monasteri di San Giovanni, di Andronico e del Salvatore Nuovo. Tra il 1918 e il 1922, sempre a Mosca, furono organizzati 11 lager di vario tipo.

Materiali fotografici inediti

L’intervento della Golovkova è accompagnato da immagini impressionanti: prigioni di Mosca sconosciute agli stessi moscoviti, elenchi di nomi dattiloscritti (e spuntati una volta avvenuta la fucilazione), i volti dei torturatori e le fosse comuni dove giacciono migliaia di cadaveri in parte ancora anonimi: «Abbiamo raccolto gli incartamenti relativi a 30 mila sacerdoti perseguitati e uccisi dal potere sovietico. Guardando le loro foto segnaletiche, terribili eppure bellissime, si ha l’impressione di trovarsi di fronte a icone di moderni martiri».

I numeri della memoria

Dal 1937 all’autunno 1938, durante la cosiddetta «era di Ezov», i condannati – secondo un conteggio verosimilmente inferiore ai dati reali – furono 681.692; lo stesso Ezov, rapidamente caduto in disgrazia, fu giustiziato a sua volta nel febbraio 1940.
Nel solo poligono di Butovo (alla periferia di Mosca), ribattezzato «Golgota russo», morirono e furono sepolte decine di migliaia di persone, finora identificate appena in parte. Fino a oggi sono stati catalogati almeno 800 punti di morte immediata in tutta la Russia, ma solo in pochissimi casi è stato possibile fare qualcosa per conservarne la memoria.

Chesterton in Russia - un convegno

In questo video un servizio su un incontro tenutosi in Russia sulle nuove edizioni dell'opera di Chesterton in lingua russa. E' in spagnolo, ma si può vedere quanta gente sia intervenuta a questo bell'incontro, dove c'era anche l'italiana Giovanna Parravicini, di Russia Cristiana.

Chesterton su Rai News 24 mercoledì 20 Febbraio 2008 dalle 21.20 alle 22.30


Carissimi amici chestertoniani e non, grassi o magri che siate,

abbiamo il piacere di annunciarvi (chiedendo anche di diffondere la cosa con il solito vecchio metodo, il sano passa parola dei poveracci!) che mercoledì 20 febbraio 2008 in onda in diretta dalle 21.20 alle 22.30 su Rai News 24 nel corso del programma Tempi Dispari, il primo news show nel panorama mediatico italiano, il giornalista conduttore Carlo de Blasio dedicherà la puntata a Gilbert Keith Chesterton! Ospiti in studio a Roma Enrico Ghezzi (ideatore di Blob e prefatore de L'Osteria Volante nella ristampa di Bompiani) e Luca Volontè (quest'ultimo prefatore di Eugenetica e altri malanni nella nuova edizione di Cantagalli Editori, oltre che socio della Società Chestertoniana Italiana) e in collegamento dalla sede Rai di Venezia Paolo Morganti, traduttore e curatore della collana "Chestertoniana" edita da Morganti Editori.

La cosa non si può assolutamente perdere!
Chi di voi qualche mese fa avrebbe scommesso anche un solo centesimo sul ritorno di interesse per il nostro caro Gilbert?
Gilbert ha molto da dire ancora a questo mondo pazzo. E facciamoglielo dire!
Diciamo allora che anche noi chestertoniani abbiamo fatto la parte nostra, per piccola che sia...

Cliccando il nostro titolo verrete mandati alla pagina del palinsesto settimanale della trasmissione Tempi Dispari, cliccando il link posto su "Chestertoniana" verrete mandati alla pagina del sito di Morganti Editori con la prossima uscita della collana dalle bellissime copertine, La Saggezza di padre Brown.

lunedì 18 febbraio 2008

Alcuni degli incontri in giro per l'Italia per promuovere la petizione per un fisco a misura di famiglia

Segnaliamo i principali eventi realizzati dal Forum delle associazioni familiari e non solo, in giro per l'Italia per la petizione su fisco e famiglia di cui abbiamo più volte parlato.

I chestertoniani sparsi in Italia sono invitati a darsi da fare dove e come meglio credono, sia individualmente che sostenendo le iniziative che vedete, e pure collaborando ad inventarne di nuove.


Brescia - 19 febbraio 2008 - ore 19
Organizzato dal locale Movimento cristiano lavoratori si terrà un incontro dibattito a cui intervengono Paola Soave, vicepresidente del Forum e Tina Leonzi, presidente Moica.

Usmate, Aula Magna scuola media - 20 febbraio 2008
incontro sulla petizione popolare per un fisco a misura di famiglia con Ernesto Mainardi, presidente del Forum della Lombardia promosso dal Sindacato delle famiglie.

Rivoltella del Garda, Teatro San Michele Arcangelo - 22 febbraio 2008 - ore 21
Incontro organizzato dal comune di Desenzano sul Garda e dalle parrocchie del vicariato del Lago bresciano si terrà un incontro con la partecipazione di Gianna Savaris, membro del direttivo del Forum nazionale, in cui sarà presentata la petizione per un fisco a misura di famiglia

Alessandria, palazzo del Comune - 22 febbraio 2008 - ore 18,30
Organizzato dal Forum regionale del Piemonte e dal Comune di Alessandria si tiene un incontro su “Un fisco a misura di famiglia” a cui partecipa Paola Soave, vicepresidente nazionale del Forum delle associazioni familiari.

Modena, Audiorium Itis Corni - 23 febbraio 2008 - ore 9
Il Forum regionale dell'Emilia Romagna, col patrocinio del ministero della Pubblica istruzione, della Regione, della Provincia e del Comune di Modena, organizza un momento di incontro e confronto tra istituzioni pubbliche e realtà associative sulle tematiche riguardanti la famiglia. Partecipano tra gli altri il ministro Fioroni, Ernesto Caffo, Dounia Ettaib, Carlo Casini, Alberto Bravo, Alberto Meluzzi, Adriana Querzè

Treviso, Casa Toniolo - 26 febbraio 2008 - ore 20,45
Assemblea promossa dal Centro aiuto vita di Treviso e dal costituendo Forum provinciale di presentazione della petizione su famiglia e fisco. Per l'occasione sarà presente il presidente dell'AFI, Roberto Bolzonaro.

Noicattaro, biblioteca comunale - 29 febbraio 2008 - ore 18
Il Movimento per la vita, il Forum regionale ed il Comune di Noicattaro organizzano un incontro a cui intervengono: Mario Saliva,presidente Federvita Puglia, Maria Laura Basso, vice presidente nazionale dei Giuristi Cattolici, Giuseppe Barbaro, vice presidente nazionale del Forum associazioni familiari

Chiavari, Auditorium S.Francesco - 1 marzo 2008 - ore 10
Il Forum del Tigullio organizza il convegno "Un fisco a misura di famiglia. Ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese”. Relatori Anna Maria Panfili, presidente del Forum ligure; Aldo Borrelli, presidente dell'Ordine dei commercialisti di Chiavari, Roberto Bolzonaro, presidente AFI,

Barletta - 1 marzo 2008
organizzato da Comune di Barletta, Commissione diocesana famiglia e vita, Associazione nazionale famiglie numerose si tiene un incontro su “Famiglia risorsa della società” a cui pendono parte Nicola Maffei, sindaco di Barletta, don Gino De Palma, Direttore Commissione diocesana famiglia e vita, Lodovica Carli, presidente Forum regionale della Puglia. Presentazione e raccolta firme sulla petizione

Giulianova lido, sala convegni del Kursal - 1 marzo 2008 - ore 15,30
Incontro dibattito a cui interverranno il Comune di Giulianova, il Forum delle Famiglie, l’Associazione Famiglie Numerose, il Comune di Sant’Egido (TE)

La Spezia, Sala multimediale di TeleLiguria Sud - 7 marzo 2008 - ore 17,30
Il Forum provinciale della Spezia organizza un incontro sulla petizione a cui parteciperanno Anna Panfili, presidente del Forum ligure e Pietro Boffi, responsabile Centro Documentazione del Cisf

Bari, Sala del Consiglio comunale - 7 marzo 2008 - ore 15,30
Il Forum della Puglia con il patrocinio del Comune di Bari e in collaborazione con le Università di Bologna e di Bari organizza un seminario di studio su “Politiche familiari, sussidiarietà ed Enti locali”.
Intervengono Giuseppe Barbaro, vice presidente nazionale del Forum. L. Carli (presidente Forum regionale), S. Mazzei, assessore comunale alla Solidarietà Sociale, E. Gentile, assessore alla Solidarietà sociale Regione Puglia, M. Emiliano, sindaco di Bari, i prof. Pierpaolo Donati, Giovanna Rossi, Riccardo Grandini, A. Mongelli

«I cattolici scelgano chi difende i loro valori I simboli non contano» - Il Vescovo di San Marino - Montefeltro e le elezioni


articolo di Andrea Tornielli - Il Giornale - lunedì 18 febbraio 2008
Neretti nostri.

Intervista al vescovo di San Marino Luigi Negri: «Servono politici che abbiano come criterio ultimo la dottrina sociale cristiana»

«Il problema per i cattolici oggi, di fronte alle vicende politiche del nostro Paese, è innanzitutto un problema di cultura. Ci devono essere uomini e donne che sappiano impegnarsi avendo come criterio ultimo i valori non negoziabili e la dottrina sociale della Chiesa». Così Luigi Negri, vescovo di San Marino e Montefeltro, sintetizza la sfida che si presenta di fronte al mondo cattolico. Ieri il quotidiano Avvenire, in un editoriale firmato da Marco Tarquinio, faceva il punto sulla presenza (e sulle difficoltà) dei cattolici negli schieramenti della politica italiana, parlando di «un problema di compatibilità tra visioni antropologiche» per quanto riguarda il Partito democratico, «un nodo che negli ultimi anni è emerso a più riprese (si pensi solo ai temi della famiglia e della tutela della vita), fino a farsi stringente». Che rischia di «diventare soffocante - si legge ancora nell’editoriale del quotidiano cattolico -, se davvero si realizzasse un ulteriore e definitivo avvicinamento con il gruppo di Pannella e Bonino». A destra, invece, Avvenire vede un problema di «omologazione» dovuto al «subitaneo assemblaggio di soggetti differenti» che hanno come «solo connotato ben definito», per il momento, il «profilo» del Cavaliere. Infine, al centro, nell’area dove si colloca l’Udc, secondo Avvenire c’è il «problema chiave» della «qualità» degli uomini che incarnano il progetto.

Monsignore, una situazione un po’ confusa, non crede?


«Vorrei innanzitutto dire che a me il problema appare culturale, non di formazione politica o di schieramento partitico: un ragionamento sugli schieramenti sarebbe tra l’altro del tutto fuori luogo nelle parole di un vescovo. Parlo di cultura perché questa è un’emergenza per il nostro Paese. Si tratta infatti di recuperare i principi e i valori fondamentali, quelli che Papa Benedetto XVI ha definito non negoziabili – vale a dire vita, famiglia ed educazione – e su questi costruire ad ogni livello e in ogni campo ciò che la dottrina sociale della Chiesa ha formulato in un secolo e mezzo di magistero».

Oggi i cattolici militano nel centrodestra, nel centro, nel centrosinistra...

«Il problema è che esistano oggi in Italia uomini decisi a impegnarsi nella vita sociale e politica affermando che i valori non negoziabili sono e saranno il criterio in base a cui verificare la loro stessa militanza politica».


Che cosa pensa della decisione di Pier Ferdinando Casini di non aderire al Pdl mantenendo il suo simbolo e correndo da solo?

«Non mi trascinerà in considerazioni relative agli schieramenti e ai partiti. Non sono un politico, non intendo pronunciarmi su questo. Faccio notare soltanto che sono gli uomini che difendono i valori, non i simboli. E la dottrina sociale della Chiesa, per il cattolico che s’impegna in politica, dovrebbe essere il criterio operativo, non soltanto l’ispirazione ideale tirata in ballo nei discorsi per poi fare le scelte concrete sulla base delle convenienze o delle ideologie o della disciplina di partito. Se politici così scarseggiano, ci vuole un’esperienza educativa che ne faccia rinascere, perché non possiamo accettare l’idea che la Chiesa non sia più in grado di educare».

L’unità politica dei cattolici è una fase chiusa, impraticabile la via del partito unico. Nessuna nostalgia?

«A dire il vero un po’ di nostalgia io ce l’ho. Ho appena detto che la difesa dei valori la fanno gli uomini, non i simboli, però il partito unitario dei cattolici era un ambito di riferimento. Adesso tutto è lasciato alla singola persona. Ogni cattolico, al momento del voto, dovrà guardare là dove i valori della dottrina sociale sono non tanto affermati, ma almeno non contrastati».


Può fare degli esempi?

«Non credo che una certa legislazione sulla famiglia che si è cercato di portare avanti negli ultimi due anni sia in linea con quel riconoscimento della famiglia naturale così come è sancito dalla nostra Costituzione. Così come faccio fatica ad avvertire una qualche consonanza con chi ostentatamente contrasta qualsiasi discorso di autonomia scolastica e di libertà di educazione. Mi sembra difficile che un cattolico possa votare per chi è contro la sacralità della vita, l’unità della famiglia, il rispetto della libertà di educazione».

Ferrara, la lista, la sindrome di Klinefelter e altro.


Da Il Giornale di oggi 18 Febbraio 2008.
Neretti nostri.

Roma - «Io penso che Berlusconi sia già a Palazzo Chigi, come tutti sanno, naturalmente se si apparenterà con le mie liste che prenderanno oltre il 6-7% in tutte le regioni dove verranno presentate». Giuliano Ferrara, direttore del Foglio e promotore delle liste antiabortiste «Pro-life», è sicuro di un ritorno del centrodestra al governo e lo ha ribadito ieri nel corso della trasmissione di Rai 3 In mezz’ora.
La questione ancora aperta (ma fino a un certo punto) è quella dell’apparentamento con il Pdl. «In termini ufficiali - ha specificato Ferrara - non posso annunciarlo, ma in termini ufficiosi sì: sono certo che avverrà». Lo scopo che il giornalista si prefigge è quello di «portare al Senato e in Parlamento delle brave persone» che difenderanno la battaglia sulla vita. Il collegamento tra liste è il passaggio fondamentale per la successiva candidatura di Giuliano Ferrara a sindaco di Roma. «Non sarebbe la mia aspirazione - ha precisato - ma siccome delle persone con molta stima nei miei confronti e con le quali mi apparenterò me lo chiedono, lo farò».
Il giornalista, tuttavia, è apparso alquanto scettico sulle chance di vincere la corsa per il Campidoglio. «È molto probabile che vinca Rutelli», si è schermito aggiungendo che in un prossimo governo del Pdl si candiderà «a fare il ministro della Salute e della Sanità». La lista «Aborto? No grazie» ha infatti un preciso obiettivo: l’aiuto alla vita «contro l’eugenetica, contro la strage di bambine in Asia», un progetto che si può concretizzare attraverso una richiesta di moratoria presso le Nazioni Unite. E Ferrara ha già individuato i potenziali avversari: in primo luogo, Walter Veltroni e il Pd «che sta trattando con il partito più ferocemente abortista come quello radicale»(...).
Ma il punto più interessante del confronto di ieri tra Giuliano Ferrara e la conduttrice del programma Lucia Annunziata è stata la vicenda svoltasi a Napoli pochi giorni fa: l’aborto di una donna gravida di un feto affetto da sindrome di Klinefelter. Ferrara ha nuovamente stigmatizzato l’avvenimento: «Con quella malattia che hanno decine di migliaia di persone si può vivere, pur in condizioni difficili, ci sono delle cure». Insomma, non si può decidere «per gli altri» un’interruzione di gravidanza alla ventunesima settimana «senza tener conto di quell’altro che c’è» giacché la vita umana inizia sin dal concepimento.
«Ho fatto le analisi e ho chiesto a mia moglie di accendere un cero in Chiesa affinché mi venga diagnosticata quella malattia perché sarebbe la prova che si può vivere, mentre un bambino alla ventunesima settimana è stato raschiato via», ha proseguito. «Siccome mi candido a ministro della Salute - ha affermato - emanerò delle linee guida sulla sindrome di Klinefelter affinché venga esclusa dalla lista delle malattie per le quali avviene l’aborto terapeutico». La finalità non è cambiare la legge 194 che regolamenta la materia, «ma applicarla».
Ferrara è andato oltre autodenunciandosi. «L’aborto da legale è diventato legittimo», ha sottolineato, e tra le ragioni per le quali vi si ricorre ci sono spesso «i maschi, che sono dei mascalzoni». «Io - ha detto - sono stato tre volte mascalzone, un peccatore e tre bambini non sono nati perché le loro madri hanno rifiutato la maternità e io mi sono girato dall’altra parte».

Il Vescovo partigiano che resistette al '68


Da Zenit, agenzia di stampa, che ringraziamo, la segnalazione di un interessante volume di padre Piero Gheddo, missionario de PIME e grande scrittore, sul presule missionario Aristide Pirovano.

di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 15 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Con il titolo “Il Vescovo partigiano” (EMI, 456 pagine, 16 Euro), padre Piero Gheddo racconta di questo “uomo di Dio”, un missionario, autentico testimone di Cristo, che si è sempre speso fino in fondo in difesa dei poveri e contro le ingiustizie.
Il Vescovo Aristide Pirovano è stato partigiano negli anni dell'ultima Guerra Mondiale (1943-1945), ha salvato dalla morte ebrei e perseguitati politici, è stato imprigionato dai nazifascismi, bastonato e torturato. Poi ha lottato tutta la vita contro il comunismo e il laicismo anti-cristiano.
Nel dopoguerra ha fondato la diocesi di Macapà in Amazzonia (1948-1965), ha diretto il Pontificio Istituto Missioni Estere (1965-1977) e infine ha moltiplicato le opere sociali, sanitarie ed educative di Marituba, il lebbrosario nella foresta amazzonica che oggi è diventato una città satellite della grande Belém.
Amico fraterno del Pontefice Paolo VI, ha avuto al suo fianco in questa opera di carità anche il Servo di Dio Marcello Candia, che Pirovano stesso aveva portato in Amazzonia.
A raccontare la storia di questo grande testimone di Cristo è stato padre Piero Gheddo, missionario del PIME, già Direttore di “Mondo e Missione” e di "IM-Italia Missionaria" (1975-1992), uno dei fondatori della EMI (Editrice missionaria italiana, 1955) e di Mani Tese (1963), fondatore e Direttore dell'agenzia "Asia News" (1986-1994), nonché autore di oltre 80 libri.
Intervistato da ZENIT, padre Gheddo ha spiegato che tra le tante buone opere che ha fatto, monsignor Pirovano, in qualità di Superiore Generale, ha avuto “la capacità e la santità di tenere il PIME sulla retta via nei tempi della grande confusione del Sessantotto”.
In quegli anni - rammenta il padre missionario - era difficile mantenere la fede e il senso di appartenenza alla Chiesa, nel bel mezzo di grandi utopie e illusioni di travolgenti attese rivoluzionarie”.
Secondo Padre Gheddo, la protesta iniziò contro il “potere dei baroni” delle università, poi si allargò contro ogni oppressione dell’uomo, per la libertà e per la giustizia. Mentre l’ideale di una società più giusta e solidale riusciva simpatica a molti, soprattutto ai giovani.
Il fiume della contestazione – ha precisato padre Gheddo – ha travolto ogni argine contestando la politica, lo Stato, il governo, la legge, la polizia, i padroni, ma anche il Papa, i Vescovi, le famiglie, i genitori, la religione e la morale tradizionale”.
Anche per la Chiesa cattolica e le associazioni cattoliche sembrava impossibile opporsi all’ondata di contestazione. A questo proposito padre Gheddo ha sottolineato che il Pontefice Paolo VI nella Pasqua del 1970 spiegò: “Senza Cristo, i più grandi valori e ideali diventano facilmente disvalori e ideologie negative per l’uomo e l’umanità”.
In quel grande movimento culturale – ha continuato padre Gheddo – noi cattolici non abbiamo saputo inserire Cristo e il Vangelo”.
Il padre missionario ha sostenuto che “in molti sono andati dietro alle mode correnti inquinate da una lettura nichilista della realtà, dal radicalismo politico che sognava un 'mondo nuovo' e un 'uomo nuovo', senza sapere che senza Cristo il mondo nuovo e l’uomo nuovo non esistono”.
A questo proposito, padre Gheddo ha ricordato che Benedetto XVI, mentre era in vacanza ad Introd nel 2005, ha affermato che nel tempo della “grande crisi scatenata dalla lotta culturale del 68’, realmente sembrava tramontata l’epoca storica del cristianesimo”.
Secondo il Vescovo di Roma il Sessantotto ha rappresentato il conflitto tra visione religiosa e opzione secolaristica della vita dell’uomo. Infatti, “per tale movimento culturale – aveva sottolineato il Papa – il tempo della Chiesa e della fede in Cristo era considerato finito”.
In un tempo in cui, anche nella comunità ecclesiale, si infiltrò un clima di scetticismo verso le autorità, e cioè i superiori, i Vescovi, il Papa – ha concluso padre Gheddo – una delle opere provvidenziali di monsignor Pirovano nei suoi 82 anni di vita è stato il fermo orientamento dato al PIME in senso missionario, spirituale e di fedeltà alla Chiesa”.

Gli Zuavi, Chesterton e l'Eugenetica.


I simpatici Zuavi del sito www.lozuavopontificio.net segnalano l'uscita di Eugenetica e altri malanni per Cantagalli con prefazione di Luca Volontè, e segnalano anche la nostra Società...

Li ringraziamo pubblicamente per il link sul loro sito (anche noi abbiamo messo il loro link, sono troppo simpatici e "dritti") anche perché c'è scritto che il nostro sito serve per approfondire la conoscenza di Chesterton.

Grazie.

Cliccando il nostro titolo trovate la pagina di cui parliamo.

venerdì 15 febbraio 2008

Ecco un brano dell'inedito Eugenetica e altri malanni


Permettetemi di sottolineare come il libro abbia la prefazione firmata dall'amico e socio della Società Luca Volonté.
Qui sotto trovate un brano del volume, che sarà disponibile in libreria dal 25 Febbraio.
Che bello!


I veri tiranni? Oggi sono la scienza e la sua «chiesa di Stato» Chi tenta davvero di tiranneggiare tramite il governo è la scienza. Chi usa davvero il braccio secolare è la scienza. E il credo che davvero estorce decime e si impadronisce delle scuole, il credo che davvero viene imposto con le multe e la prigione, il credo che davvero è proclamato non in prediche ma in leggi, e diffuso non da pellegrini ma da poliziotti: quel credo è il grande ma contestato sistema di pensiero che ha avuto inizio con l’evoluzione ed è finito nell’eugenetica. La nostra vera «Chiesa ufficiale» è il materialismo: perché è il materialismo che gode davvero dell’aiuto del governo nel perseguitare i suoi eretici. La vaccinazione, nei suoi cent’anni di pratica sperimentale, è stata contestata quasi quanto il battesimo nei suoi circa duemila. Ma ai nostri politici sembra perfettamente naturale imporre la vaccinazione, e parrebbe loro follia imporre il battesimo. Non ho paura della parola «persecuzione» quando è attribuita alle Chiese; e non è minimamente come termine di biasimo che la attribuisco agli uomini di scienza. È un termine di realtà legale. Se esso significa l’imposizione mediante la polizia di una teoria ampiamente contestata e indimostrabile in via definitiva, oggi a perseguitare non sono i nostri preti ma i nostri dottori. L’imposizione di dogmi simili costituisce una Chiesa di Stato: in un senso più antico e più forte di quello riferibile oggi a qualsiasi Chiesa soprannaturale.

Gilbert Keith Chesterton

Padre Brown boccia la provetta


Eugenetica e altri malanni recensito da Avvenire...
Cliccando il nostro titolo si viene rinviati alla pagina dell'Avvenire.


di Lorenzo Fazzini

RISCOPERTE. Fin dal 1921 lo scrittore inglese Chesterton combatteva i sostenitori dell’eugenetica: «Giocano d’azzardo con i nostri corpi»

L’ inventore di padre Brown contro i creatori di una «buona stirpe» nata da menti razziste e scientiste. Questo è l’eugenetica, un misto di stupidità culturale, fanatismo scientifico e arroganza politicamente corretta velatamente nemica dei poveri. E se nella stagione a cavallo
tra Otto e Novecento il positivismo aveva contagiato le classi dirigenti d’Europa – una delle prime norme eugenetiche è quella della Camera britannica che nel 1912 decise la carcerazione dei «deboli di mente» –, oggi è la scienza biomedica (come testimonia il recente evento
dell’embrione nato da 3 genitori) a decidere come «deve essere» l’uomo per nascere. Con quel mix di ironia sagace e gusto del paradosso di cui è intessuta la sua produzione saggistica, anche su questo tema, già «caldo» prima della Grande Guerra, il noto scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton si gettò a capofitto con una sua personalissima battaglia intellettuale. Di mira aveva quella «scienza stantia, la stessa prepotenza burocratica e lo stesso terrorismo dei professori di quint’ordine» che hanno fatto nascere la prassi con cui si vuole selezionare il meglio della razza umana. Si legge con gusto questo Eugenetica e altri malanni che Cantagalli Editore manda in libreria il 25 febbraio (pp. 344, euro 22); un inedito di GKC (come l’autore si firmava) rimasto sconosciuto in Italia dal 1921, data in cui l’autore raccolse scritti e interventi sul tema, e che fornisce nuove motivazioni a chi vuole difendere la dignità dell’uomo. A partire – suggerisce lo scrittore – da una presa di coscienza morale: «La cosa più saggia del mondo è gridare prima del danno. Gridare dopo che il danno è avvenuto non serve a nulla, specie se il danno è una ferita mortale». Per Chesterton tutto ciò può venire da quell’«indirizzo di pensiero, collettivo e inconfondibile» che è appunto l’intendimento di migliorare la razza umana. Una saggia operazione di contrasto dell’eugenetica deve affrontare il nodo del linguaggio dato che «gli eugenisti sono eufemistici»: «Le parole brevi li allarmano, mentre le parole lunghe li tranquillizzano».
Chesterton coglie nel segno, visto lo sforzo linguistico con cui uno dei procedimenti biomedici che ledono in maniera eugenetica la dignità dell’uomo, qual è l’aborto, veniva eufemisticamente veniva un tempo designato come «interruzione di gravidanza», oggi invece come «diritto alla salute sessuale». Vi è poi la prospettiva utilitaristica a tradire quello che GKC definisce «la speranza e l’entusiasmo sincerissimi degli eugenisti»: «Non sanno quello che vogliono, salvo che vogliono l’anima e il corpo vostri e miei per scoprirlo»; e per fare questo gli eugenisti violano impunemente quello che il cattolicissimo Chesterton designa come «il santuario del sesso». Ricorrendo ad un’azzeccata metafora, i demiurghi delle provette risultano degli sconsiderati: «Non voglio incriminare nessuno se dico che gli eugenisti sono semplicemente dei
giocatori d’azzardo. Il giocatore spericolato non ha denaro in tasca, ha solo idee in testa. Questi giocatori non hanno idee in testa, hanno soltanto denaro in tasca».
Chesterton tratteggia poi quali potrebbero essere le infauste conseguenze di una società eugenetica: «Ci si troverà in una situazione non priva di aspetti comici, in cui il cittadino esercita ancora in teoria poteri imperiali sui quattro angoli della terra, ma non ha potere alcuno sul proprio corpo e anima. Sarà consultato circa la delicata crisi diplomatica creata dal previsto matrimonio dell’Imperatore della Cina, e non gli sarà permesso di sposare chi gli pare». «L’atto di fondare la famiglia, ripeto, era un’avventura individuale al di fuori delle frontiere dello Stato –spiega profeticamente in altro luogo Chesterton –. I nostri primi e dimenticati antenati lasciarono dietro di sé questa tradizione; e i nostri stessi genitori non molti anni fa ci avrebbero presi per pazzi nel vederci discuterla. La definizione più concisa dell’eugenetica, quanto al suo lato pratico, è che essa si propone, in maggiore o minore misura, di controllare talune famiglie come se fossero famiglie di schiavi pagani, o peggio». E se la salute delle persone diventa un discrimine per avere figli, attenzione all’assurdo, avverte Chesterton: se si vuol bloccare la discendenza di un soggetto affetto di tisi, potremmo non aver avuto un genio della poesia come Keats o un romanziere come Stevenson. O anche il sordo – per via ereditaria – Beethoven.

La moratoria sull'aborto l'ha inventata Chesterton


Noi è dall'inizio che lo diciamo...

Dal quotidiano Libero di oggi 15 Febbraio 2008 (cliccando il titolo si va all'indirizzo dove c'è l'immagine della pagina).


di Martino Cervo

Gilbert Keith Chesterton era una specie di nottola di Minerva al contrario. La civetta di Hegel spiccava il volo al crepuscolo, a guardare il tramonto di una giornata e di una realtà ormai compiute; lui vedeva una cosa in atto, ma già ne coglieva le ombre sul futuro. Quell'orribile forza - così l'avrebbe chiamata qualche decennio dopo Clive Staples Lewis nell'omonimo grande romanzo - l'ha scorta prima della Grande guerra, l'ha descritta, poi l'ha vista inabissarsi sotto la tragedia delle armi. "Eugenics" era pronto per essere pubblicato, ma finì in un cassetto: c'era altro di cui occuparsi, e contro cui protestare e per cui combattere.
Nove anni dopo lo scrittore riaprì quel cassetto, perché la forza era di nuovo scatenata: progetti di legge per limitare il numero dei malati di mente, congressi in cui si metteva a tema il "miglioramento" necessario della popolazione, correnti scientifiche che propugnavano la selezione naturale prematrimoniale, grandi scrittori (George Bernard Shaw su tutti) pronti a benedire la causa. Così scriveva agli inizi del Ventesimo secolo l'autore del Pygmalion: «Sono d'accordo con quanto esposto, e non esito a dire che ormai non c'è scusa ragionevole per disconoscere il fatto che nulla se non una religione eugenica può salvare la nostra civiltà dalla sorte toccata a tutte le civiltà precedenti».
Tutto questo è «chiamato per comodità eugenetica», annota con quella che tutti chiamano ironia, ma che sembra di più una voglia matta di far parlare la realtà. In Italia il cassetto lo riapre Cantagalli, traducendo per la prima volta gli scritti di Chesterton ("Eugenetica e altri malanni", pp. 344, euro 22, prefazione del capogruppo Udc alla Camera Luca Volontè, che ha un ruolo di primo piano nel reperimento del testo).
E l'eugenetica prende piede - altra espressione perfetta - grazie all'«alleanza disastrosa tra abnorme ingenuità e abnorme peccato». Ha una base morale, secondo cui «il bambino per il quale noi siamo principalmente e direttamente responsabili è il bambino che deve ancora nascere». La furia con cui il grande scrittore decritta l'ideologia eugenista fa sorridere solo alla prima lettura, poi è una lama di inquietudine. Come quando racconta dell'adepto che nobilmente è chiamato a rifiutare di sposare la fidanzata caduta dalla bicicletta, con «un'arcana semplicità da far gelare il sangue» che ricorda quella con cui oggi si sceglie chi far nascere, e chi no.
Chesterton è irresistibile mentre seziona gli espedienti con cui l'ideologia che oggi chiameremmo scientista si fa strada. Tra le pagine appaiono in controluce i volti di Umberto Veronesi e Monica Bellucci, i testiomonial del sì alla legge 40. Ci sono i trucchi linguistici («le parole lunghe tranquillizzano», e l'interruzione-di-gravidanza era là da venire), buone volontà rapite da promesse di progressismo, un clima culturale dove «l'inettitudine a ogni sorta di pensiero è considerata arte di governo» e in cui diventa impossibile pensare che «uomini in cappello e cappotto stiano preparando una rivoluzione». Una rivoluzione silenziosamente e deliberatamente anarchica, perché «l'anarchia è la condizione d'animo di chi non si può fermare».
Il disegno di legge sui deboli di mente fatto circolare dalla "Eugenics Review" che aveva fatto sobbalzare lo scrittore nasce dalla follia di togliere la responsabilità del padre sul figlio, e dell'uomo su se stesso: «L'eugenista deve trattare ognuno, se stesso incluso, come un'eccezione a una regola che non c'è». Da qui la pretesa che qualcuno o qualcosa giudichi gli uomini con la stessa superiorità con cui gli uomini giudicano i matti, ma senza dire con quale autorità. Questa autorità, pervicacemente occultata, è ciò che GKC chiama «tirannia medica» della «casta» fatta di «esperti della salute»: un dispotismo antico e senza dogmi, che armonizza «l'indurimento del cuore col rammollimento della testa», che sogna di porsi sopra l'uomo in materia di fondamentali diritti umani, realizzando una guerra contro i deboli, «ciò che l'eugenetica è fin dal principio».
L'accetta di Chesterton cala pesantissima: «Chi tenta davvero di tiranneggiare tramite il governo è la Scienza. (…) Non ho paura della parola "persecuzione" quando è attribuita alle chiese, e non è minimamente come termine di biasimo che la attribuisco agli uomini di scienza. È un termine di realtà legale. Se esso significa l'imposizione mediante la polizia di una teoria ampiamente contestata e indimostrabile in via definitiva, oggi a perseguitare non sono i nostri preti ma i nostri dottori. L'imposizione di dogmi simili costituisce una Chiesa di Stato: in un senso più antico e più forte di quello riferibile oggi a qualsiasi Chiesa soprannaturale (…) L'inquisitore imponeva violentemente il suo credo perché esso era immutabile. Il savant lo impone violentemente perché domani forse lo cambierà (…): è la prima Chiesa che si basa sul non aver trovato la verità».
Una Chiesa ufficiale del Dubbio, come la chiamerà, senza ragioni ma piena di moventi, che si nutre di impenitente inevitabilità e di negazione del libero arbitrio, e sfocia in una legislazione che «proibisce la carità umana» imponendo lo Stato fin dentro le cose più intime della carne, fino a rendere assurdo che il matrimonio e la maternità non debbano essere disciplinati da commi e decreti.
L'analisi dello scrittore si fa anche politica e culturale: l'ideologia eugenista si insinua nel tentativo - alla Bobbio ante litteram - di collegare liberalismo e socialismo. Ma il ponte si spezza, spalancandosi in un abisso di anarchia che Chesterton ci fa intravvedere con l'impressionante racconto finale della piccola Eugenette, micidiale profezia del destino oscuro dell'uomo perfetto. Lo scrittore scolora a tratti in una posizione confusamente anticapitalista: si scaglia contro l'«impulso plutocratico che sta dietro a tutta l'eugenetica: nessuno pensa di applicarla alle classi preminenti. Nessuno pensa di applicarla dove sarebbe più facile». Oggi, forse, il cassetto sarebbe da riaprire di nuovo, perché su questo non aveva visto giusto.
Eppure c'è un antidoto, che non è appena un trito attaccamento ai valori andati, né una ripulsa della scienza come tale. È la difesa di un'esperienza più personale, che la tradizione affida al mistero della libertà di ciascuno. Una semplice, immane sfida per cui «la fondazione di una famiglia è l'avventura personale di un uomo libero», per cui un'autorità implica una ragione anziché farla a pezzi.. Per cui la responsabilità è verso la vita che c'è, e non verso quella che potrebbe esserci.

NAPOLI, UCCISO BIMBO PERCHE' MALATO

Da "IL FOGLIO" di venerdì 15 febbraio 2008, firmato con l'Elefantino (quindi di Giuliano Ferrara). I neretti sono i nostri.

Manifestazioni, appelli, giaculatorie: ma questa notizia la leggete solo su questo giornale Ci sono vere idee come la moratoria sull`aborto, giudicata "oscena" da un bouquet di signore tra le più chic del paese (vedi nell`inserto, l`appello). Poi ci sono le storie finte, le montature ideologiche per fare panico e bastonare le idee sconvenienti: blitz poliziesco in un ospedale di Napoli, dove la Donna è crocifissa e sottoposta a tortura per colpa del clima di intimidazione propalato da Giuliano Ferrara. Seguono indignazioni collettive, manifestazioni, strepiti, interrogazioni, pensose e amareggiate riflessioni di grandi medici, parlamentari, ministri della Salute, moralisti, teodem e preti in vena di scherzare.

Poi ci sono le storie vere, le notizie vere. Eccone una che ha questo inevitabile titolo: Napoli, ucciso un bambino perché malato. Ve la racconto nel segno di un impegno doloroso ma sempre più necessario: nominare le cose con il loro nome proprio, dire la verità. La donna ha 39 anni, dice Repubblica. Suo figlio aveva 21 settimane. Aveva occhi, naso, bocca, braccia, piedi, cuore, sistema nervoso e tutto il resto. Se ne stava li aspettando di nascere, lottando per vivere. Provava dolore o piacere, a seconda. Erano in simbiosi, sua madre e lui, ma lui non era un parassita. Era un essere umano di sesso maschile. Con un`anomalia che, secondo il maggior esperto italiano, il professor Carlo Foresta, è propria di un nato su cinquecento, e spesso non è nemmeno diagnosticata, chi ce l`ha non lo sa. Era malato, diciamo così. Aveva la sindrome di Klinefelter. Ce l`hanno a decine di migliaia in Italia. Bisogna curarsi. Ci sono seri inconvenienti, tra cui spesso, molto spesso, la sterilità. Ma per il resto uno se la cava e vive, in mezzo agli altri uomini e alle altre donne, curandosi. Io non rai impiccio delle coscienze individuali, né di quella della madre né di quella del padre (scomparso come quasi sempre accade), e nemmeno di quella dei medici.

Merita solidarietà e misericordia la donna che ha abortito in circostanze che hanno creato sospetto e che hanno indotto, ai sensi della legge 194, a un accertamento da parte di un ufficiale di polizia in borghese, donna. Accertamento svolto in un clima da obbligo legale assolto come si doveva, secondo il procuratore di Napoli adesso ispezionato dal Csm, a quanto pare. Assolto con indelicatezza e insensibilità, secondo coloro che per tutelare la privacy della donna hanno spifferato la cosa ai giornali, i quali hanno violato quella privacy pucciandoci il biscotto in ogni possibile particolare. Allo scopo di difendere quella privacy, naturalmente. Il tutto in una struttura pubblica ispezionata dalla Turco, che è il ministro della Salute il quale trova crudele curare i neonati prematuri senza l`autorizzazione dei genitori e non se ne vergogna. Tutti meritiamo misericordia. Perfino lei. II bambino non ha avuto misericordia. Peccato. Non ha avuto nome né vita propria. Non è nato. E` stato ucciso con dei farmaci ed espulso, pare, in un bagno. Qualcuno ha deciso per lui. Era uno schiavo moderno. Quelli antichi, nella società romana dove era cresciuto un paganesimo colto, erano persone di famiglia, godevano di tutele, salvo la libertà. Lui niente. Né vita né libertà. Peccato. Le feinines en colère che mi odiano dicono sui gìornalì che io do di "assassina" alla donna che abortisce. Non è vero, care signore. Non vi do querela solo perché odio le querele, io dico un`altra cosa. Siamo tutti responsabili di assassinio culturale. L`omicidio perfetto che ha ucciso a Napoli un bambino rapinandolo di tutto il suo futuro, solo perché malato, è il frutto del modo in cui tutti viviamo e pensiamo la vita disumanizzandola. Come diceva il teologo Ratzinger abbiamo "dichiarato eretici l`amore e il buonumore". Ci siamo fatti brutti, sporchi e cattivi voltando la faccia dall`altra parte una volta depenalizzato, a certe condizioni non rispettate, con una legge che non viene rispettata (la 194), l`aborto di massa. Lo abbiamo scambiato con un diritto, in realtà con il simulacro ideologico di un diritto di libertà che nessuna donna e nessun uomo, se non ingannato dalla cultura del suo tempo, vorrebbe mai esercitare.

Alcuni lavorano per la vita da molti anni. Con quella donna avrebbero parlato per non farla sentire sola e avrebbero cercato di evitare un omicidio. Bisogna portarli in Parlamento, questi volontari. La mia lista serve a questo. E serve a inzeppare di questa gente buona e brava del nostro tempo le altre liste. Sto vincendo, e nonostante la fatica non sono mai stato così felice in vita mia.

Perché Giuliano Ferrara fa la lista per la moratoria dell'aborto.





















Dal sito di Panorama, oggi 15 Febbraio 2008.
Sono i motivi per cui Giuliano Ferrara fa la lista per la moratoria dell'aborto.
Leggere per capire.

Niente di clamoroso, niente di strano. Una lista elettorale contro l’aborto, una lista di scopo, non vuol dire quello che non vuol dire, non è una «discesa in campo» per fare politica nel senso più ovvio del termine e non è un grido per punire legalmente le donne in gravidanza od obbligarle a partorire. Queste sono deformazioni barbariche e violente. Ma allora che cos’è? Molto semplice rispondere. Un gruppo di persone si mette insieme, spende i suoi soldi e il suo tempo, impegna parte della sua vita per dire una cosa che ha un peso civile almeno eguale alla mancanza del ponte di Messina e all’invadenza fiscale. Che cosa? Che 1 miliardo di aborti in trent’anni sono troppi, che 50 milioni di aborti l’anno sono troppi per questo mondo. Che la pretesa eugenetica di selezionare la vita scegliendo chi debba vivere, invece di curare tutti, cambia la natura della civiltà umana, e in peggio, molto in peggio. Che bisogna stabilire il diritto alla vita «dal concepimento alla morte naturale» nella Carta delle Nazioni Unite, perché decine di milioni di madri sono state costrette in Asia ad abortire, o incentivate a farlo dalle politiche pubbliche delle tirannie là dominanti, e decine di milioni di bambine nasciture sono state uccise solo perché di sesso femminile. La conseguenza è quella tratta da Joseph Ratzinger in una sua vecchia conferenza di teologo: «L’amore e il buonumore sono stati dichiarati eretici». Nel momento in cui la vita nascente viene considerata un pericolo, una malattia da «curare» con l’uccisione del malato, un omicidio perfetto che lo esclude da tutto il suo futuro possibile, noi non scegliamo la libertà e l’autodeterminazione della donna: scegliamo di programmare la nostra infelicità. Punto. Una lista elettorale può occuparsi del bene e del male e della loro lotta vecchia quanto il mondo? C’è il rischio dell’integralismo o, addirittura, del fanatismo? Voltarsi dall’altra parte quando sia in ballo la vita negata è sicuramente un atto di cinismo volgare, ma è vero che prendere di petto una questione che entra nelle vite personali fa correre dei rischi. Come si evitano? Dipende da quello che si sente, che si pensa, che si dice. Se tu affermi: voglio obbligarti a partorire, sei un fanatico. Se aggiungi: voglio punirti penalmente perché rifiuti la maternità, sei un fanatico. Ma se tu dici, come la lista per la vita e contro l’aborto dice: voglio che la donna incinta sia un «soggetto sociale privilegiato», voglio che sia libera di non abortire per ragioni materiali, di solitudine anche psicologica e morale, voglio che la cultura del mio tempo non la inganni e non le proponga la soluzione comoda dell’aborto come un mezzo di contraccezione moralmente indifferente, allora non sei né un fanatico né un cinico, sei un essere umano razionale. Uno che vuole dare il suo piccolo contributo a restaurare amore e buonumore nel tempo in cui gli tocca vivere. Sono un giornalista che ha passione politica. Guadagnavo bene e vivevo molto tranquillo come anchorman di una piccola tv. Non avrei mai pensato di fare quel che faccio adesso: candidarmi con una lista contro l’aborto, candidarmi a fare il ministro della Salute nel mio Paese, diventando il bersaglio di una campagna di odio civile che le mie idee non meritano. Se lo faccio è perché credo che molta gente è esausta, affaticata dal vuoto che la circonda e che le entra nell’animo. Non sono un frate, sono pieno di peccato e di piccole colpe specifiche, non ho nemmeno la grazia della fede cristiana o di altra fede. Se perdo, continuo in altre forme. Se continuo senza rischiare di perdere, perdo. Il mio amico Silvio Berlusconi ha detto che lui sta faticando per mettere insieme 18 liste, e io ne faccio un’altra. Non è un’altra lista, Cavaliere, è un’altra cosa.
Giuliano Ferrara