Il giornalismo consiste in gran parte nel dire "Lord Jones è morto" a persone che non hanno mai saputo che Lord Jones era vivo.
Gilbert Keith Chesterton, La saggezza di Padre Brown.
Ritratto di GKC di sir James Gunn. |
Come saprete, oggi festeggiamo il compleanno di Frances (28 Giugno 1869) e il matrimonio di Gilbert e Frances, che fu celebrato il 28 Giugno 1901, venerdì, ed era anche il trentaduesimo compleanno di Frances, che aveva quindi cinque anni più di Gilbert).
Lo sposalizio fu celebrato dopo tre anni di fidanzamento a St. Mary Abbot, la chiesa parrocchiale anglicana di Kensington, nota per il suo enorme pinnacolo situato proprio all'ingresso. Il neogotico attuale cresce sui resti della chiesa medievale del XII secolo.
Tutte le mie visite a Kensington mi sono immaginato quel glorioso giorno per i due ragazzi, ne ho parlato coi miei figli, coi miei alunni, coi miei amici…
Il matrimonio fu celebrato da padre Conrad Noel, noto come The Red Vicar, cioè il Vicario Rosso, perché era un socialista cristiano, di tendenza anglocattolica in teologia ma decisamente schierato politicamente; il simpaticone, di cui trovate ampia traccia in questo blog (fu persona importante per entrambi gli sposi), quando era curato nella chiesa di Thaxted nell'Essex, divenne famoso perché appese fuori della sua chiesa la bandiera del Sinn Fein, il partito nazionalista, repubblicano ed indipendentista irlandese, e la bandiera di San Giorgio, cioè la vera bandiera d'Inghilterra che non è mai stata l'Union Jack. Noel ebbe un ruolo fondamentale con Frances nel riavvicinare Gilbert alla fede cristiana. Non tutti sanno che Chesterton si riavvicinò prima all'anglicanesimo grazie a sua moglie, a Noel e ad altri pastori anglicani di tendenza anglocattolica e socialisteggiante; solo dopo iniziò la sua marcia di avvicinamento a Roma. Gilbert, battezzato nella Chiesa Anglicana, crebbe fattivamente come un non conformista (come dicono gli anglofoni), con qualche puntata nella Chiesa Unitariana frequentata discontinuamente dai genitori.
La cugina quindicenne di Frances, Rhoda Bastable, che fu sempre presente nella vita dei Chesterton, fu la testimone della sposa assieme alla piccola Doris Child di otto anni, figlia di un'amica di famiglia; tra gli invitati John Butler Yeats, pittore, padre dello scrittore irlandese William Butler Yeats (i Blogg ne erano amici), con le sue due figlie Elizabeth e Susan. Elizabeth ha lasciato un interessante commento in una lettera, in cui raccontò di essere stata al matrimonio e che Gilbert desiderò che fosse il più formale possibile mentre Frances cercò solo l'essenziale della cerimonia. Ma sapevamo che ad uno piaceva il mare e all'altra tutt'altro... Nonostante queste differenze il matrimonio funzionò alla grande.
Aneddoto: Charles Bastable, nipote di Frances, dodicenne, fu spedito a tutta velocità a pochi minuti dal rito a comprare una cravatta per Gilbert che ritenne non fosse argomento da tenere in considerazione nella preparazione (in altre parole se l'era dimenticata…).
Secondo aneddoto: Annie Firmin, amica d'infanzia di Chesterton, rise tutto il tempo con Marie Louise, la mamma dello sposo, per la targhetta del prezzo che campeggiava sulla suola delle scarpe nuove di zecca del nostro eroe quando si inginocchiò.
Terzo aneddoto: Gilbert (è lui a dircelo) si fermò in latteria a bere un bicchiere di latte, perché lì ci era sempre stato da bambino con la mamma, e comprò una pistola perché non si sa mai, se la vita è un'avventura e sposarsi è come un duello… dovevano pure recarsi in viaggio di nozze nell'Essex e qualche pirata può sempre esserci… (queste le testuali motivazioni).
Frances Blogg, come l'ha definita correttamente la mia amica Nancy Carpentier Brown, era La Donna che fu Chesterton. Mai definizione più precisa. Dal canto suo Chesterton non si risparmiò con Frances. Volle infatti accelerare il matrimonio anche se non era ancora sicuro sulle proprie gambe dal punto di vista economico (era ancora alle prime armi seppure già arriso da un certo successo), ma la drammatica morte recente in un incidente stradale della sorella della sua futura moglie lo indussero a lanciarsi. Bravo, bravissimo. Perché Gilbert lo fece pensando così di rallegrare Frances che era tanto triste per la perdita della sorella Gertrude. Frances apprezzò e partirono (come ho già avuto modo di ricordare) per la grande avventura che nessuno dovrebbe rifiutare, come diceva lui.
Come si conobbero i ragazzi?
Nel 1896, la famiglia Blogg teneva degli incontri culturali la domenica pomeriggio nella propria casa, con amici e vicini, per un tè ed una vivace conversazione (gli avvisi che venivano mandati si intitolavano "Tea and Lively Conversation": Blogg simpatici).
In uno di questi vivaci pomeriggi culturali, Lucian Oldershaw, compagno di scuola e di dibattiti di Gilbert (anche lui membro del Junior Debating Club, prima palestra di Gilbert sorta alla St. Paul's School) invitò il nostro. Lucian si era innamorato delle ragazze Blogg e i suoi occhi caddero (letteralmente) sulla bionda Ethel. Coinvolse Gilbert e descrisse la casa ed il suo clima ma soprattutto le ragazze, per lui davvero graziose. Lo invitò.
Gilbert e Frances non si erano mai incontrati prima, anche se avevano diversi amici in comune. Si incontrarono per la prima volta in una imprecisata domenica dell'autunno del 1896, nella sala della casa di Frances al numero 8 di Bath Road, che si trovava a Bedford Park, quello che allora era un sobborgo non lontano da casa di Gilbert. Un quartiere molto originale di artisti, socialisti, intellettuali. Dobbiamo sapere che la famiglia Blogg era molto intima della famiglia Yeats, ricordate William Butler Yeats? Era il vate della Rinascita Celtica, una sorta di bardo dell'indipendenza irlandese. Ecco, stava da quelle parti e conosceva bene Frances e la sua famiglia.
Gilbert s'innamorò a prima vista, un vero colpo di fulmine, e pensò e credette subito che lei sarebbe stata fedele e leale (insomma, vide subito che era una brava ragazza):
“Se avessi qualcosa a che fare con questa ragazza, cadrei immediatamente in ginocchio davanti a lei: se le parlassi, lei non mi ingannerebbe mai: se dovessi confidare in lei, lei non mi rifiuterebbe: se la amassi, non giocherebbe mai con me: se mi affidassi a lei, non mi tradirebbe mai: se mi ricordassi di lei, lei non si scorderebbe mai di me". (GKC in Nancy Carpentier Brown, The Woman Who Was Chesterton, ACS Books, 2015)
Marco Sermarini
S’avvicina il tempo – e per alcuni è già venuto – in cui una vita normale, una vita da onest’uomo, richiederà sforzi da eroe. Quale supremo dono della vita attraverso la morte è quest’obbligo di essere eroi soltanto per esistere, per restare fedeli a una banale linea di vita, che i nostri antenati seguivano così naturalmente come respiravano!
Ne ho parlato in più occasioni, anche qui sul blog, raccontando di come Chesterton e la moglie Frances organizzassero ogni anno a Natale a Beaconsfield, nella loro casa, bellissime recite natalizie per i bambini che abitavano lì vicino, creando biglietti d’auguri, poesie e canzoni proprio per loro. Non solo, i bambini arrivavano in casa sua nei momenti più impensabili, leggete qui una sua divertente giornata.
Il resto qui:
Buon compleanno al Principe del Paradosso, all'Apostolo del Senso Comune, all'uomo il cui volto adorna la mia grancassa... no, non Wilford Brimly, non Teddy Roosevelt, intendo G.K. Chesterton. Il mio autore preferito e fonte di ispirazione quotidiana. In questo giorno del 1874 Gilbert Keith Chesterton nacque a Kensington, Londra, Inghilterra. "Il primo fatto sulla celebrazione di un compleanno è che si tratta di un modo per affermare in modo sfacciato, e persino ostentato, che è una buona cosa essere vivi....Ma c'è un secondo fatto sui compleanni, e sul canto di nascita di tutta la creazione, un fatto che segue davvero questo; ma che, a quanto mi sembra, l'altra scuola di pensiero quasi si rifiuta di riconoscere. Il punto di questo fatto è semplicemente che è un fatto. Nel rallegrarmi del mio compleanno, mi rallegro di qualcosa che non ho provocato io stesso" (GKC 21/3/1935)
Matt Kelly, il batterista dei Dropkick Murphys.
Tutto quello che il più terribile dei bestemmiatori ha da dire è mite e timido rispetto a quello che abbiamo da dire noi. Si possono scandagliare le fogne per trovare battute sconce, ma non si può dire nulla di più spaventoso del fatto che Dio si è fatto carne. La pietà ha anticipato tutte le profanità. Tutti gli oratori profani che ho sentito non hanno fatto altro che esporre ed elaborare nei dettagli, e forse con una certa ottusità, il semplice epigramma dell'Incarnazione. I santi hanno fatto lo scherzo; i bestemmiatori si limitano a spiegarlo. Potete ridere se lo ritenete opportuno; ma prima di voi i cieli ridevano più forte di voi e tutti i figli di Dio gridavano di gioia.
Gilbert Keith Chesterton, Daily News, 11 gennaio 1908.
Il compleanno è un dogma che nessun uomo normale nega, una formula fondamentale di confessione fondamentale; e ringrazia il Cielo, in modo implicito, per la nostra creazione, la nostra conservazione e tutte le benedizioni di questa vita.
Ho appreso dal mio quotidiano che William Shakespeare è nato qualche tempo fa e che la gente sta celebrando il suo comportamento meritevole a questo riguardo. È un tratto o un segno molto profondo e nobile [...] il fatto che, quando desideriamo fare regali o accendere falò in loro onore, scegliamo per l'ammirazione un episodio di cui non potrebbero fare a meno. Con l'umiltà dei veri mistici ci loderemo a vicenda in modo tale che sia chiaro che stiamo solo lodando Dio. Se mai dovessimo prendere l'abitudine di fare regali a un uomo nel giorno di qualche sua azione meritoria, nel giorno in cui ha scritto una poesia o ha sparato a un milionario, possiamo essere perfettamente certi di essere diventati pagani con tutta l'arroganza senza cuore del paganesimo.
Gilbert Keith Chesterton, Christian World, citato in The Unitarian Register, volume 84, 1905.
Ma anche se (come l'uomo senza memoria del romanzo) camminiamo per le strade con una sorta di ammirazione a metà, si tratta comunque di ammirazione. È ammirazione in inglese e non solo ammirazione in latino. La meraviglia ha un elemento positivo di lode. Questa è la prossima pietra miliare da segnare definitivamente sulla nostra strada attraverso il paese delle fate. Nel prossimo capitolo parlerò degli ottimisti e dei pessimisti nel loro aspetto intellettuale, nella misura in cui ne hanno uno. Qui sto solo cercando di descrivere le enormi emozioni che non possono essere descritte. L'emozione più forte era che la vita era tanto preziosa quanto sconcertante. Era un'estasi perché era un'avventura; era un'avventura perché era un'opportunità. La bontà della fiaba non era intaccata dal fatto che potessero esserci più draghi che principesse; era bello essere in una fiaba. La misura di ogni felicità è la gratitudine; e io mi sentivo grato, anche se non sapevo a chi. I bambini sono grati quando Babbo Natale mette nelle loro calze giocattoli o dolci. Non potrei essere grato a Babbo Natale quando mi mette nella calza il dono di due gambe miracolose? Ringraziamo le persone per i regali di compleanno, come sigari e pantofole. Posso non ringraziare nessuno per il regalo di compleanno della nascita?
Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia.
Ogni uomo ha dimenticato chi è. Si può capire il cosmo, ma mai l'io; l'io è più lontano di qualsiasi stella. Amerai il Signore Dio tuo, ma non conoscerai te stesso. Siamo tutti afflitti dalla stessa calamità mentale: abbiamo tutti dimenticato il nostro nome. Abbiamo tutti dimenticato ciò che siamo veramente. Tutto ciò che chiamiamo buon senso e razionalità e praticità e positivismo significa solo che per alcuni punti morti della nostra vita dimentichiamo di aver dimenticato. Tutto ciò che chiamiamo spirito, arte ed estasi significa solo che per un terribile istante ci ricordiamo di aver dimenticato.
Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia.
Roma ha innalzato il gallo di Pietro più in alto dell'aquila di Cesare, non per predicare l'orgoglio ai re ma per predicare l'umiltà ai pontefici. Il gallo canta per sempre affinché il santo non si glorii mai
Gilbert Keith Chesterton, William Cobbett.
Francesco era straordinario in questo senso più vero e più alto, che era uno di quegli uomini che nascono con una visione assolutamente originale delle cose dentro la loro testa, che creano l'unica cosa indistruttibile: un'atmosfera. Con ognuno di questi uomini si crea veramente un nuovo cielo e una nuova terra, perché essi non vedono il cielo e la terra che vedono gli altri. Se Buddha, Platone e San Francesco avessero guardato lo stesso albero, si sarebbero trovati in tre mondi diversi. Buddha avrebbe visto nell'albero un'incarnazione grossolana in cui era immiserita una forza celeste, uno spirito in disgraziato incognito. Platone lo avrebbe visto come l'ombra di un albero perfetto esistente nel mondo ideale. Francesco lo avrebbe visto semplicemente come "Frate Albero", un individuo vicino della parrocchia del Cosmo, un compagno silenzioso ma divertente, un uomo, per così dire, con i capelli verdi e una gamba sola. L'intera concezione si fondava, ovviamente, sulla dottrina cristiana del grande Padre, la cui memoria era una cronaca infinita, in cui era scritto chiaramente il nome d'ogni pietra o erba. Ma egli diede alla dottrina una svolta individuale di straordinaria bellezza e umorismo con l'idea di trovare ovunque pettegolezzi e parenti nel grottesco cameratismo dei boschi e delle colline. I suoi "Frate Lupo" e "Sora Allodola" hanno in realtà tanto in comune con il "Brer Wolf" e la "Sis Cow" di Zio Remus* quanto con qualsiasi filosofia panteistica. Aveva troppo amore per ogni singola cosa per avere un volgare amore per la Natura.
Gilbert Keith Chesterton, The Speaker, 1 dicembre 1900.
*Zio Remus è il personaggio immaginario nonché narratore di una raccolta di racconti popolari afroamericani compilata e adattata da Joel Chandler Harris e pubblicata in forma di libro nel 1881.
La scrittura sembra quella di Frances.
Il libro era nella biblioteca dei Chesterton ed ora negli uffici della parrocchia cattolica di Santa Teresa e dei Martiri Inglesi di Beaconsfield.
"Please return to Top Meadows Cottage Beaconsfield Bucks" cioè "per favore restituite presso Top Meadow Cottage Beaconsfield Buckinghamshire".
Bella cosa.
Tutti gli uomini sono uomini comuni; gli uomini straordinari sono quelli che si rendono conto di tutto ciò.
Gilbert Keith Chesterton, La serietà non è una virtù.
Lo faceva battendo il pugno ritmicamente sul bracciolo della sedia ove abitualmente sedeva in casa.
Poi diceva con soddisfazione:
«che riassunto del Paradiso: l'esatto capovolgimento dell'espressione colloquiale "giù tra i morti". Là hai - letteralmente "la terra dei viventi". Sì, amici miei, noi vedremo tutte le cose buone nella terra dei viventi».
Vedremo tutte le cose buone nella terra dei viventi, perché quella è la terra dei viventi.
Un'altra definizione che usava per il Paradiso erano le due parole latine "in patria":
«Ti spiega tutto: "la nostra terra natia"».
Ti spiega tutto, è vero. Queste parole riecheggiano quelle del primo eroe della mia vita, il beato Pier Giorgio Frassati, che parlava della "Vera Patria".
Ecco le strofe che Chesterton più amava ripetere, nella lingua latina in cui sono state composte e nella traduzione italiana:
Bone Pastor, panis vere,
Iesu, nostri miserére:
tu nos pasce, nos tuére:
tu nos bona fac vidére
in terra vivéntium.
Tu, qui cuncta scis et vales:
qui nos pascis hic mortales:
tuos ibi commensáles,
coherédes et sodales
fac sanctórum cívium. Amen.
Allelúia.
(trad.: Buon pastore, pane vero,
o Gesù, abbi pietà di noi:
Tu nutrici, proteggici,
Tu fa' che noi vediamo le cose buone
nella terra dei viventi.
Tu, che tutto sai e puoi,
che qui pasci noi mortali:
facci lassù Tuoi commensali,
coeredi e compagni
dei santi cittadini. Amen.
Alleluia).
Poi un'altra cosa.
È sempre Maisie Ward che ce la racconta. È un episodio che raccolse in occasione della stesura della seconda parte della biografia di Chesterton intitolata Return to Chesterton. Riguarda Edward Macdonald, uno dei suoi collaboratori al G. K.'s Weekly, il suo settimanale, ed è una vivissima testimonianza della vicinanza alla gente comune del nostro caro amico Gilbert:
«Il giorno dopo la sua morte (di Gilbert, ndr) Edward Macdonald passò davanti al negozio di un barbiere più in là di Chancery Lane (una strada centrale di Londra, vicino Fleet Street, ndr). L'uomo stava insaponando il viso di un cliente ma riconoscendo Macdonald lasciò il cliente e corse fuori col pennello in mano. "Voglio solo dire che mi è dispiaciuto di sentire la notizia", "era un grande uomo". Macdonald gli chiese se conoscesse Chesterton. "Mai letto una parola di quello che ha scritto" rispose il barbiere "ma lo ascoltavo sempre per radio. Sembrava che stesse seduto a fianco a me nella stanza"».
(dall'Introduzione di Radio Chesterton)
Mi immagino la scena di quest'omino comune, un barbiere con il pennello in mano, che esce per strada e vuole rendere il suo umile omaggio ad un grande uomo al quale si era sentito così vicino da pensarlo seduto a fianco a lui nella bottega di barbiere, nelle sue cose quotidiane, pur non avendo letto una sola parola delle sue meravigliose opere. Non lo aveva sentito estraneo, lontano, pur sentendolo parlare poeticamente di ogni bella cosa, lo aveva sentito ed avuto vicino, mistero della nostra fede e della nostra umanità abbellita e redenta da Cristo.
Chancery Lane, City of London |
«La questione ora è chiara. È tra luce e tenebre e ognuno deve scegliere la sua parte».
Fate un bel gesto: comprate su Pump Street (www.pumpstreet.it) e cominciate un bel libro di Chesterton proprio oggi e non mollatelo, e poi non mollate più Chesterton, non vi deluderà mai. Fatene un altro: pregate la preghiera che ripropongo e chiedetegli di farvi qualche bel miracolo, ad esempio di avere il suo stesso buon cuore, di vivere allo stesso suo modo l'amicizia anche con il più piccolino dei piccoli.
È il giorno più adatto per recitare questa preghiera, per tutte le nostre necessità, per gli amici, per i nemici, per la Santa Chiesa (e ricordo che abbiamo a disposizione migliaia di santini di tutti i tipi, colori e fattezze, guarda qui).
Marco Sermarini
Dio Nostro Padre,
Tu riempisti la vita del tuo servo Gilbert Keith Chesterton
di un senso di meraviglia e gioia,
e desti a lui una fede
che fu il fondamento del suo incessante lavoro,
una carità verso tutti gli uomini, in particolare verso i suoi avversari,
e una speranza che scaturiva dalla sua gratitudine di un'intera vita per il dono della vita umana.
Possano la sua innocenza e le sue risate,
la sua costanza nel combattere per la fede cristiana in un mondo che perde la fede,
la sua devozione di una vita per la Beata Vergine Maria
e il suo amore per tutti gli uomini, specialmente per i poveri,
portare allegria ai disperati,
convinzione e calore ai tiepidi
e la conoscenza di Dio a chi non ha fede.
Ti chiediamo di concedere le grazie che Ti imploriamo
attraverso la sua intercessione (e specialmente per...)
perché la sua santità possa essere riconosciuta da tutti
e la Chiesa possa proclamarlo beato.
Te lo chiediamo per Cristo Nostro Signore.
Amen.
(Ecco, caro Gesù, dacci
questa stessa fede,
questa stessa speranza
e questa stessa carità,
e daccele per intercessione di Gilbertone.
Amen, evviva)