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mercoledì 31 ottobre 2018

Un aforisma al giorno


L'ipocrita è il più sfortunato degli attori che non è mai senza lavoro.

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 13 Giugno 1914

martedì 30 ottobre 2018

Un aforisma al giorno

Preferirei che un ragazzo imparasse nella scuola più difficile il coraggio di colpire un politico, o ottenesse nella scuola più difficile l'apprendimento per respingerlo - piuttosto che conquistasse nella scuola più illuminata l'astuzia di copiarlo. 

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 31 Agosto 1912

lunedì 29 ottobre 2018

Un aforisma al giorno

Tutti su questa terra dovrebbero credere, in mezzo a qualsiasi follia o fallimento morale, che la tua vita e il tuo temperamento hanno qualche scopo sulla terra. Credete di avere qualcosa da dare al mondo che non può essere dato altrimenti.

Gilbert Keith Chesterton, Robert Browning 

domenica 28 ottobre 2018

Un aforisma al giorno in lingua originale



Orthodoxy




Gilbert Keith Chesterton

                 
CHAPTER VIII.—The Romance of Orthodoxy

To us Trinitarians (if I may say it with reverence)—to us God Himself is a society.

Un aforisma al giorno

Su vaste distese ventose e oltre
Alfred attraversò la boscaglia,
sferzato dalla gioia dei giganti
quella gioia senza un motivo.


Gilbert Keith Chesterton, La ballata 
del cavallo bianco

(ma quanto è  bella...)

sabato 27 ottobre 2018

Chesterton in altre parole - Il Saltimbanco di Nostra Signora

Fu un liberatore cristiano. Come una bomba benefica, sparò fuori dalla Chiesa una quantità di vetri oscuri di un periodo molto povero, e fece entrare raffiche d'aria fresca, in cui le foglie morte della dottrina danzavano con tutta l'energia e la mancanza di decoro del Saltimbanco di Nostra Signora.

Dorothy L. Sayers

venerdì 26 ottobre 2018

Regalar 'chestertons'




Regalar 'chestertons'


G.K. Chesterton, periodista y escritor inglés
A veces he regalado libros de Chesterton, y más de una vez he fracasado; lo entiendo a la perfección. Su lectura es complicada, a veces penosa. Es algo farragoso, las frases son largas, demasiado poético, etc.; pero cuando concluye, cuando cierra una argumentación, cuando una descripción sirve como término de comparación es cuando su genio brilla y entendemos mejor nuestra realidad; lo hace como pocos.
Leyendo el modo en que Chesterton habla de Walter Scott, de sus Ivanhoe, de Rob Roy, de sus personajes, utiliza términos que luego nos han llegado a través de los documentos del Concilio Vaticano II, como que somos "un pueblo de reyes"; esto es grande en Chesterton.
Actuall depende del apoyo de lectores como tú para seguir defendiendo la cultura de la vida, la familia y las libertades.
Haz un donativo ahora
Él, que citaba de memoria centenares de fragmentos de la Biblia esparcidos por sus escritos, ¿conocía explícitamente la doctrina de la participación en el sacerdocio profético y real de Jesucristo de la que hablaría el Concilio Vaticano II?; sí, puede que lo supiera, pero lo maravilloso es que llega a ella por otro camino, el camino de la lectura de Walter Scott… Fascinante.
Como este ejemplo tenemos miles. Benedicto XVI tiene fragmentos brillantes sobre el valor sacramental de la comida y Chesterton los tiene a millares, pero sesenta años antes. La teología del cuerpo de Juan Pablo II ha sido uno de sus grandes regalos a la Iglesia y al mundo, pero Chesterton, cincuenta años antes, ya combatía contra la tendencia excesivamente espiritualista que no se tomaba suficientemente en serio el cuerpo del hombre, la cerveza y la grandeza del arado y de las verduras que crecen de la Tierra; por eso consideraba herético querer solo cosas espirituales en Navidad; en Navidad -escribía en un artículo de periódico- lo que se vive es precisamente un regalo.
El regalo consiste en pasar un buen deseo a un objeto material, que significa y que muestra la buena disposición del que regala. La Navidad es por eso, un regalo: la donación, en un cuerpo material, de Dios mismo, que revela así a los hombres lo importantes que son; pero más aún, antes del propio Nacimiento, la idea del regalo navideño está en los reyes magos que se ponen en camino trayendo cosas materiales como el oro, el incienso y la mirra.
No trajeron paz y bondad, pero con sus regalos materiales trajeron los inicios de la cultura, el arte y la civilización cristiana. Teología de altos vuelos en artículos de periódico, simplemente asombroso.
Quería hablar, en este artículo, de uno de sus últimos libros de ensayos, 'Monstruos y lógica', publicado por Editorial Renacimiento, pero no me ha dado tiempo; así que lo dejo para la próxima.

Un aforisma al giorno in lingua originale - Ortodossia


The Christian admits that the universe is manifold and even miscellaneous, just as a sane man knows that he is complex. The sane man knows that he has a touch of the beast, a touch of the devil, a touch of the saint, a touch of the citizen. Nay, the really sane man knows that he has a touch of the madman. But the materialist's world is quite simple and solid, just as the madman is quite sure he is sane. The materialist is sure that history has been simply and solely a chain of causation, just as the interesting person before mentioned is quite sure that he is simply and solely a chicken. Materialists and madmen never have doubts.

Il cristiano ammette che l'universo è molteplice e persino miscellaneo, così come un uomo sano di mente sa di essere complesso. L'uomo sano di mente sa di avere un pizzico di bestia, un pizzico di diavolo, un pizzico di santo, un pizzico di cittadino. No, l'uomo davvero sano di mente sa di avere un pizzico del pazzo. Ma il mondo del materialista è abbastanza semplice e solido, così come il pazzo è abbastanza sicuro di essere sano di mente. Il materialista è sicuro che la storia sia stata semplicemente ed esclusivamente una catena di causalità, così come l'interessante persona prima menzionata è abbastanza sicura di essere semplicemente ed esclusivamente un pollo. Materialisti e pazzi non hanno mai dubbi.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

giovedì 25 ottobre 2018

Un aforisma al giorno

Dio non è un simbolo della bontà. La bontà è un simbolo di Dio.

Gilbert Keith Chesterton, William Blake

Un aforisma al giorno

È davvero difficile per una favola giungere al termine. Se la lasciate sola potrebbe durare per sempre.

Gilbert Keith Chesterton, Magia

lunedì 22 ottobre 2018

Inedito Chestertoniano - Il Natale e l’arte di vendere (Christmas and Salesmanship) - GKC, Illustrated London News, 28 Dicembre 1935 (traduzione di Umberta Mesina ©)

L'opera è inedita in italiano - grazie a Umberta Mesina che ne ha curato la traduzione.
Provo un cupo e malinconico piacere nel ricordare agli scribacchini e sgobboni  prezzolati che mi sono compagni nel terribile mestiere del giornalismo che il Natale appena finito dovrebbe continuare per il resto dei dodici giorni. Dovrebbe terminare nella Dodicesima Notte, in occasione della quale Shakespeare in persona ci ha assicurato che dovremmo star lì a fare Quel che ci Pare.[1]
Invece una delle cose più bizzarre riguardo al nostro tempo scombinato è che tutti abbiamo sentito tanto parlare del Natale appena prima che arrivasse e, dopo che è arrivato, all'improvviso non ne sentiamo più dir niente. Il mio mestiere, la tragica gilda che ho già menzionato, è ammaestrato a cominciare a profetizzare il Natale in un qualche momento verso l'inizio dell'autunno; e le profezie in proposito sono come profezie sull'Età dell'Oro e il Giorno del Giudizio combinati insieme. Chiunque scrive di che glorioso Natale avremo. Nessuno, o pressoché nessuno, scrive mai a proposito del Natale che abbiamo appena avuto.
Intendo fare di me stesso un'esasperante eccezione in proposito. Ho intenzione di invocare un più lungo periodo nel quale scoprire che cosa realmente s'intendesse con il Natale; e una più piena riflessione su ciò che abbiamo realmente trovato. C'è un numero infinito di leggende, perfino leggende moderne, su ciò che accade prima di Natale; si tratti della preparazione dell'albero di Natale, che si dice risalga solo ai tempi del marito tedesco della regina Vittoria, o della vasta popolazione di Babbi Natale che oramai affollano i negozi quasi allo stesso ritmo dei clienti. Ma non c'è nessuna leggenda moderna su ciò che avviene subito dopo Natale; a parte una tetra battuta circa l'indigestione e l'arrivo del dottore. E tanto più, allora, sono spinto a inviare a tutti un saluto post-natalizio o, se fossi abbastanza operoso, un biglietto post-natalizio; e in verità c'è una folla pusillanime che se la cava ripiegando sui biglietti per l'Anno Nuovo. Ma vorrei esaminare questo problema degli usi e festeggiamenti del dopo-Natale un po' più attentamente.
È di certo un segno distintivo di una comunità commerciale che essa faccia pubblicità in tal modo durante l'Avvento. Tutto l'obiettivo di un simile sistema è di consegnare merci. Una volta che siano state consegnate, c'è un silenzio di tomba; quantomeno come assenza di qualunque esplosione di gioia per la creazione di cose nuove; un relativo silenzio circa le stelle del mattino che cantano insieme o le grida dei figli di Dio.[2] In altre parole, una volta consegnati i beni, non è del tutto certo che qualcuno li abbia esaminati e abbia visto che sono buoni.[3] E l'immensa importanza dell'annuncio diffuso ovunque diminuisce la corrispondente importanza dell'apprezzamento. So che nel caso del commercio ci sono a volte delle prove di apprezzamento. So che nobildonne e attrici (spero che questo sia l'ordine corretto di precedenza) scrivono testimonianze del loro piacere nel consumare un qualche tipo di sapone; e che intellettuali di primo piano sono pescati a dichiarare che praticamente sarebbero stati dei mezzi scemi se non fosse stato per qualche particolare allenamento della mente. Ma prendendo i moderni annunci e avvisi pubblicitari e attestazioni nell'insieme, non c'è paragone tra il volume delle promesse e il volume degli apprezzamenti. Tutti conoscono gli annunci, ma pochi potrebbero citare gli apprezzamenti. Questo è tanto più ovvio nel caso del Natale, perché il Natale è tuttora giustamente considerato una festa per i bambini. È forse naturale che dire a un ragazzino che a breve avrà delle caramelle sia più esplicito ed esplicativo del ragazzino stesso quando sta effettivamente mangiando le caramelle; quando è rimpinzato e incollato alla sedia dalle caramelle; e non è dell'umore adatto per simboleggiare la gratitudine altro che con l'ingordigia. Non gli chiederemmo neanche un lirico grido che possa diventare un inno di ringraziamento; tanto meno un brano di prosa perfetta in cui analizzi le sue impressioni. I bambini andrebbero visti e non sentiti.  In altre parole, vengono per comprare caramelle, non per elogiarle. Purché non si producano rumori eccessivi nella masticazione dei dolciumi, dispenseremo la gioventù da qualunque lungo esercizio retorico in forma di rendimento di grazie. E una certa quota di questa sproporzione naturale tra l'eccitazione dell'attesa e ringraziamento bisogna consentirla a tutti i giovani. La triste agonia che tanti ragazzini devono stare attraversando in questo momento, allo scopo di scrivere tre righe di ringraziamento alla nonna che gli ha dato le caramelle, di per sé non è una riflessione sulle caramelle. La gratitudine, essendo quasi il più grande dei doveri umani, è anche quasi il più difficile. E se persone adulte non pensano praticamente mai ad essere grate per il sole e la luna e i loro stessi corpi e anime, è facile scusare una persona immatura se trova difficile dirti grazie per un sacchetto di dolci. Soltanto, dicevo, una volta fatte tutte queste concessioni, c'è ancora una sproporzione tra le promesse di qualunque festa simbolica tanto grande e lo strano adempimento della promessa. E ciò è connesso con una certa consuetudine commerciale di certe persone che promettono tutto o di tutto, così che le altre persone sviluppano una tendenza a non ringraziarle per niente. C'è una specie di silenzio circa l'assorbimento di molte cose moderne, in confronto alle alte grida che ne hanno annunciato l'arrivo.
Non so fare a meno di sospettare che ci sia, in questo, un problemino riguardo a ciò che è chiamato entusiasticamente l'Arte delle Vendite. Non dico che vendere non possa essere un'arte; non dico neanche che sia diventata troppo artefatta. Tuttavia non sono i suoi nemici ma i suoi amici ad alludere di continuo che essa non significa far comprare alle persone ciò che non vogliono. Una transazione di tal genere spiegherebbe in pieno i gioiosi schiamazzi dei negoziati d'apertura in confronto al silenzio successivo. È un trionfo per il venditore quando fa comprendere al cliente di aver avuto bisogno da tempo di uno spazzolino elettrico o di una matita automatica, dei quali mai prima aveva sentito parlare. Ma non è sempre un trionfo per il cliente quando questi in seguito si mette ad esaminare giustamente e seriamente quelle cose. E a me pare che la nostra civiltà sia in qualche misura andata fuori posto, proprio nel punto esatto di questa congiunzione tra un'offerta accanita e zelante e una domanda piuttosto debole e tentennante. C'è una tale carica di elogio e raccomandazione, da un lato, e una tale mancanza di reazione, sia di elogio sia di protesta, dall'altro, che dubito che il consumatore stia fornendo allo Stato una critica abbastanza costruttiva.
Dopotutto, il fondamento originale di ogni commercio è stato che le idee provenivano dal consumatore; e che questi era ben certo di ciò che voleva consumare. I sogni e le visioni del consumatore erano poi concretizzati e, per così dire, incarnati, nelle arti e nei mestieri che li soddisfacevano. Naturalmente, artisti e artigiani facevano nel dettaglio cose che il consumatore non poteva fare da sé; ma il consumatore faceva qualcosa non nel dettaglio ma nel disegno. In un certo senso, lui era l'architetto e loro i costruttori. Se però l'architetto deve ritrovarsi al riparo di tutt'altro tipo di edificio e sentirsi dire che quello è ciò che veramente voleva senza saperlo, allora non gli si sta dando un alloggio ma un sepolcro.
Il mio unico punto al momento è che, in fin dei conti, egli è ora piuttosto silenzioso nella sua tomba. So che c'è una gran difficoltà a organizzare qualsivoglia espressione da parte di coloro che hanno veramente avuto ciò che gli piaceva; principalmente perché ciò implicherebbe l'allarmante alternativa che si esprimano su ciò che non gli è piaciuto. Suppongo che non ci sia mai stato un annuncio pubblicitario veramente convincente per il sapone Smith o una testimonianza davvero convincente per il tè Tomkinson. Perché l'unica affermazione veramente entusiasmante riguardo al sapone Smith sarebbe che è molto meglio del sapone Brown; e il solo encomio totalmente convincente  del tè Tomkinson sarebbe una testimonianza che dicesse "Che sollievo è stato dopo il sapore assolutamente schifoso del tè Wilkinson". E questo è vietato da ogni usanza commerciale; e immagino che lo sia perfino dalle leggi vigenti. Non dico neanche per un momento che sarebbe facile ottenere un vero resoconto del ricevimento di cose buone, specialmente quando sono buone davvero; e se il mondo moderno fosse di quell'umore, immagino che ci sarebbe un più lungo periodo di apprezzamento, e forse perfino qualche festività finale di ringraziamento dopo la festività del Natale. I Puritani in America inventarono il Giorno del Ringraziamento per evitare il giorno di Natale.[4] Sarebbe una vera riconciliazione anglo-americana combinarli insieme; e avere un Giorno del Ringraziamento per il tacchino che abbiamo mangiato a Natale.
Gilbert Keith Chesterton (traduzione di Umberta Mesina © gratitudine nostra 😊)
… … …  
[1] Il titolo intero della commedia di Shakespeare "la dodicesima notte" è The Twelfth Night, or What You Will, cioè "La Dodicesima Notte, o Quel che Volete Voi", intendendo che nella storia ciascuno può vedere ciò che gli pare.
[2] Una citazione del libro di Giobbe, capitolo 38, verso 7.
[3] In inglese "buono" si dice good, al singolare e al plurale; "merci" si dice goods, cioè "beni" (che noi usiamo come termine economico o legale o in espressioni particolari come "beni di prima necessità", ma in genere non usiamo come termine colloquiale).
[4] I Puritani storici, come i Padri Pellegrini che nel 1620 arrivarono in America con la Mayflower, non celebravano il Natale. In Inghilterra lo abolirono come festa nazionale, attraverso il parlamento, dal 1645 al 1660, ma nel New England Uniti, oltre a non celebrarlo, lo misero proprio fuorilegge, dal 1659 fino agli anni Ottanta dello stesso secolo. Anche quando il Natale smise di essere fuorilegge, comunque, i puritani d'America continuarono a non celebrarlo. Per ulteriori informazioni, "When Americans banned Christmas"The Week, December 20, 2011.

giovedì 18 ottobre 2018

Un aforisma al giorno (principio primo del distributismo, calcoli e grafici lasciamoli a chi si accontenta dello status quo...)

L'attuale sistema sociale che, nella nostra epoca e nella nostra cultura industriale, subisce seri attacchi ed è afflitto da problemi penosi, è tuttavia normale. Mi riferisco all'idea che la comunità è costituita da alcuni piccoli regni nei quali un uomo e una donna diventano il re e la regina esercitando un'autorità ragionevole, soggetta al buon senso della comunità, finché coloro che essi educano diventano adulti e fondano regni simili ed esercitano a loro volta un'autorità simile. Questa è la struttura sociale dell'umanità, molto più antica di ogni sua cronaca e più universale di tutte le sue religioni; i tentativi di modificarla sono solo parole al vento e baggianate.


Gilbert Keith Chesterton, La mia fede

Un aforisma al giorno

La libertà è già di per sé una gloria.

Gilbert Keith Chesterton, La mia fede

mercoledì 17 ottobre 2018

Da Maria Grazia Gotti, dalla Spagna, dall’America, da Dale...

Ciao Presidente! 
Gli spagnoli di Religion en Libertad hanno tradotto questo bell'articolo di Dale: peccare va bene, parlare di peccato, no. 
Molto molto bello
In fondo c'è anche il link all' articolo originale.


https://www.religionenlibertad.com/opinion/283377845/Pecar-esta-bien-visto-hablar-del-pecado-no.html

Un aforisma al giorno (quest’uomo ci vede sempre bene - è così).


La prossima grande eresia sarà semplicemente un attacco alla morale, e soprattutto alla morale sessuale. E viene non da pochi socialisti sopravvissuti alla Società Fabiana, ma dall'energia esultante e vivente dei ricchi decisi a divertirsi finalmente, senza che né il papato, né il puritanesimo, né il socialismo li trattengano... Le radici della nuova eresia, Dio lo sa, sono profonde come la natura stessa, il cui fiore è la lussuria della carne e la lussuria dell'occhio e l'orgoglio della vita. Dico che l'uomo che non sa vedere questo non può vedere i segni dei tempi; non  vede nemmeno le insegne luminose nelle strade che sono il nuovo tipo di segni del cielo. La follia di domani non è a Mosca ma molto di più a Manhattan - ma la maggior parte di ciò che era a Broadway è già a Piccadilly.

Gilbert Keith Chesterton, G. K.'s Weekly, 19 Giugno 1926, citato in Maycock, 
The Man Who Was Orthodox, 123.


Chesterton sovranista? di Fabio Trevisan - da Riscossa Cristiana

"La democrazia vera e duratura si basa sul fatto che tutti gli uomini sono parimenti idioti"

Ne: "Il Napoleone di Notting Hill", Chesterton descriveva la deriva della democrazia attraverso due figure emblematiche, il pazzo e il re. Già nel 1903 con questo suo primo romanzo, lo scrittore londinese aveva preso a bersaglio tutto ciò che ai nostri tempi è sovente discusso: i pericoli del cosmopolitismo (ancora non c'era in uso la parola "globalizzazione"), il potere finanziario (contro cui si scontra Adam Wayne, il Sindaco folle di Notting Hill), l'assenza di democrazia (derisa dal Re umorista Auberon Quin). Andiamo con ordine, poiché merita qui approfondire il pensiero di Chesterton su questi temi. Nel deplorare il cosmopolitismo, egli faceva entrare in scena, sin dalle prime pagine del romanzo, un deposto presidente del Nicaragua, ardente patriota cattolico, che difendeva la Chiesa e l'antica sacralità dei colori: "Non riesce a comprendere l'antica sacralità dei colori? La Chiesa possiede i suoi colori simbolici e pensi a ciò che significano i colori per noi". Attraverso le parole dell'immaginario presidente nicaraguense, in un contradditorio con un influente personaggio politico inglese, Chesterton attaccava successivamente il cosmopolitismo: "Ecco cosa deploro, nel suo cosmopolitismo. Quando lei dice di volere l'unione di tutti i popoli, in realtà vuole che tutti i popoli si uniscano per imparare i trucchi del suo…noi uomini d'oggi riponiamo fede in una grande civiltà cosmopolita, destinata a conglobare tutti i talenti dei popoli assimilati". Potremmo adattare, seppur con le dovute cautele, il sovranismo anti-cosmopolita del presidente nicaraguense all'attuale situazione socio-politica che stiamo vivendo. Chesterton aveva visto come queste lusinghe cosmopolitiche falsamente unitarie fossero inconsistenti, in quanto mascheravano l'essenza di un dominio liberal-capitalistico. Egli amava la Patria, a cui aveva cercato di restituirle la Verità tutta intera, quella Cattolica; egli era conscio, da buon pittore qual era, dell'importanza dei colori e delle forme artistiche vivide che la stessa Chiesa aveva preservato nelle grandi cattedrali, negli stemmi araldici, nei gonfaloni, nelle vesti liturgiche. Chesterton detestava le forme sbiadite impressionistiche, la sciattezza e banalità dei costumi moderni, l'uniformità del pensiero globalizzato. A quella monotona vita grigia della città, emblema dell'industria capitalista, contrapponeva l'amore per le cose piccole e ben fatte, tipiche dell'artigianato locale. Per sconvolgere questa struttura peccaminosa che era la modernità ci voleva l'audacia di un folle e l'umorismo di un Re: questi due personaggi del romanzo potevano mettere in crisi e svelare l'atrocità di un cosmopolitismo spersonalizzante e disumano, l'aggressività di un'apparente democrazia, le speculazioni finanziarie, le ideologie pacifiste che sostenevano questa aberrante visione del mondo. L'umorismo, quello sano e cristiano, costituiva l'ingrediente fondamentale per capovolgere l'iniquità: "L'umorismo, cari amici, è la sola cosa sacra che rimanga all'umanità ed è la sola cosa di cui avere realmente paura". Attraverso il Re umorista, Chesterton poteva prendersi gioco di tutti quei mali che affliggevano la sua epoca e, mediante l'anti-pacifismo di Adam Wayne, cercava di sollevare l'animo di un popolo reso inerme: "Guerra! Guerra per la bellezza, guerra per la società, guerra per la pace". La grandezza della follia stravagante del Sindaco di Notting Hill rivelava l'autentica pazzia dell'umanità, secondo le parole incredibili del Re umorista: "La serietà fa impazzire la gente. Tu sei pazzo perché dai peso alla politica, tu sei pazzo perché ti premono i quattrini, perché credi di essere un uomo rispettabile…credevate di rovinarmi tutto il gioco, di buttare tutto all'aria diventando sempre più moderni, sempre più pratici, razionali, affaccendati. Che spasso è stato rispondervi diventando sempre più augusto, più solenne, più affabile e all'antica!". Un romanzo "sovranista", quello di Chesterton, molto lungimirante che coglieva il malessere della modernità nell'apparente trambusto, il quale celava un'autentica pigrizia e confusione: "Terribilmente fermo: due semplici parole racchiudono lo spirito di questa nostra epoca, quale l'ho percepito sin dalla culla. Spesso mi sono domandato quante fossero le persone che, al pari di me, avvertivano l'oppressione di questo strano connubio fra la quiete e il terrore. Vedo strade insulse e ben tenute e uomini che girano tetri in volto e le cose vanno avanti così, senza che mai succeda nulla…la guerra è meno atroce di questa pace sciagurata. I giovanotti che strinsero queste spade erano forse terribilmente rumorosi, ma non erano come noi: terribilmente fermi".

giovedì 11 ottobre 2018

Un po’ di Chesterton dall’Italia a North East Minneapolis...


Questa bella ed elegante felpa è stata creata da Pump Street per il Northeast Catholic Collective, una bella invenzione dei nostri amici preti della parrocchia di Holy Cross.

Un po’ di Chesterton andava preciso preciso come una freccia al cuore della beatitudine e di Northeast Minneapolis, e ci è arrivato! È andata a ruba al Fall Festival della parrocchia ed è un bel programma.

mercoledì 10 ottobre 2018

Un aforisma al giorno

Solo a quest'età appartiene una classe [.....] che punta deliberatamente ad uno standard basso e spesso lo manca.

Gilbert Keith Chesterton, Daily News, 2 Marzo 1901

martedì 9 ottobre 2018

Un aforisma al giorno

Non ho bisogno di dirti che ti amo ancora.
Sai come il mio cuore opprime
L'intollerabile tenerezza
Che ha infranto il mio corpo quando ci siamo incontrati.
Non ho bisogno di dire che ti amo ancora.

Ma permettimi di dire che ti temo ancora
Tu i lunghi anni non hai reso volgari,
Tu apri i tuoi occhi immortali
E noi per la prima volta ci siamo incontrati.
Copri il tuo viso; ti temo ancora.

G.K. Chesterton, lettera a Frances per ricordare le loro nozze d'argento.

Poesia scritta da Gilbert per Frances (traduzione di Marco Sermarini)

Dio ti ha fatto molto attentamente,
Ha fatto una stella apposta per questo,
L'ha colorata di verde e oro con i campi
E l'ha riempita di sole;
La popolò di re, genti, repubbliche,
E così ti ha fatto, molto attentamente.
Tutta la natura è il libro di Dio, pieno dei Suoi schizzi scabri per te.

Un aforisma al giorno

L'idolatria è compiuta non soltanto creando falsi dei, ma anche creando falsi diavoli; rendendo gli uomini timorosi della guerra o dell'alcool, o della legge economica, quando dovrebbero avere paura della corruzione spirituale e della codardia.

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 11 Settembre 1909

Qui a giudizio dei ragazzi della Scuola Chesterton doveva necessariamente stare Pump Street...

... siamo a Notting Hill, per il resto della vicenda leggete la prefazione a Il Napoleone di Notting Hill edizione Leardini - Centro Missionario Francescano - SCI...



Un aforisma al giorno

Insegnare alle persone a credere in Dio può essere nel senso più alto del termine un compito difficile anche tra i cristiani. Ma impedire alle persone di pensare a Dio sarà un compito impossibile anche tra gli agnostici; o forse soprattutto tra gli agnostici.

Gilbert Keith Chesterton, G.K.C. as M.C.

Leggendo Shakespeare, di GKC - Recensione di Paolo Gulisano (da Riscossa Cristiana)

Leggendo Shakespeare
Gilbert K. Chesterton
Rubbettino editore
Il compito che Gilbert Keith Chesterton, il grande saggista, romanziere e apologeta inglese che tutti ben conosciamo, si assunse nel corso della sua vita, fu in primo luogo quello di testimoniare, nel bel mezzo di una cultura liberale, tecnica e razionale che vuole appiattire tutti i misteri, la pienezza che Cristo affida alla sua Chiesa: «Avverto la difficoltà nel riconoscere il diritto dei cristiani più liberali e dalla mente aperta di scorgere nient'altro che bene in tutte le religioni e nient'altro che male nella mia» disse. Chesterton ebbe ben chiaro che il cristiano è chiamato a difendere questa pienezza calandosi nell'arena delle opinioni, provocando gli animi a una ricerca della verità: era quello che faceva quotidianamente nel suo lavoro di giornalista.
Chesterton, nato negli ultimi anni dell'Era Vittoriana e vissuto a cavallo tra due secoli, ha la consapevolezza di vivere in un tempo molto particolare, di tramonto di una civiltà, un tempo di transizione verso qualcosa di nuovo: «Il capitalismo sta andando a pezzi» . Chesterton ha la coscienza di star vivendo alla fine di una fase della modernità. Sta finendo la società capitalista, e assieme a essa si sta consumando il fondamento su cui si è costruita: la modernità basata sul concetto di uomo ridotto a individuo chiuso in sé stesso, senza relazione con il prossimo e con Dio. «E desideriamo sinceramente che si valuti con serietà se non sia possibile realizzare la transizione illuminati dalla ragione e dalla tradizione» .
Chesterton avverte questa consapevolezza di un tempo di transizione da alcuni chiari segnali, che in qualche modo rompono la solitudine e la chiusura dell'io per aprirlo all'Altro. Innanzitutto, la nascita del comunismo. Pur non condividendo la visione di uomo e la risposta economica offerta dal comunismo, Chesterton vede comunque in esso una reazione alle ingiustizie arrecate dal capitalismo individualista: «Mia cognata aveva per i comunisti una profonda simpatia, come me, e li seguiva su strade in cui non posso addentrarmi. Ma soprattutto si batteva per la privacy dei poveri, a cui nessuna privacy è stata mai concessa. Lottava soprattutto, come me, per la proprietà privata di coloro che non ne hanno» , scrisse nella sua Autobiografia, facendo riferimento ad Ada Jones, la moglie di suo fratello, che fu una valente giornalista politica. Chesterton scorge nel comunismo il tentativo di dare un'etica a un'economia appiattita sulle eccessive pretese dell'uomo concepito come individuo assoluto. In breve tempo GKC si era affermato come uno dei più noti e interessanti giornalisti d'Inghilterra, collaborando con diverse testate, dal Daily Mail all'Eye Witness, fondato dal fratello, anch'egli penna brillantissima. Chesterton era passato dalla piccola editrice Redway, della quale era diventato il responsabile dell'ufficio editoriale, alla più prestigiosa Fisher Unwin. Aveva cominciato con recensioni in campo artistico e letterario. Le sue stroncature, in particolare degli impressionisti e dei decadentisti, erano spettacolari. Si salvò dai suoi strali, tra i pochi, Oscar Wilde, nel cui anticonformismo Gilbert intuiva che c'era qualcosa di più di una posa estetica, e aveva probabilmente intravisto la drammaticità dell'arte e della vita stessa del re dei dandy londinesi, che sarebbe arrivato, dopo le esperienze tragiche del processo, della prigione e della messa al bando sociale, alla conversione al cattolicesimo che gli avrebbe dato la serenità con cui affrontare gli ultimi anni di vita e la morte precoce .
Fu dunque come giornalista in cerca di verità che Gilbert si dedicò a Shakespeare, il gigante della Letteratura inglese, l'orgoglio della cultura di Albione. Una cultura che tuttavia da quattro secoli ne tace un indicibile segreto: il Bardo di Stratford era un cattolico clandestino.
Giunge quindi opportuno nelle librerie questo testo di Gilbert edito dall'Editore Rubettino, che da molti anni segue con attenzione la produzione inedita di GKC.  Questo testo ci rivela anzitutto il rapporto personale di Chesterton con Shakespeare: Gilbert apprezzava tantissimo Shakespeare e non ne faceva un uso strettamente "culturale" (egli non fu mai contaminato da questa aberrazione di tenere separate vita e lettere, pur essendo un intellettuale, perché ebbe in dono l'idea sacramentale della realtà), ma ne traeva un beneficio spirituale, come succede con tutte le "grandi opere di genio", "perché si rivolgono certamente a tutta l'umanità, facendo risuonare quel che tutti abbiamo nel profondo e in cui tutti ci riconosciamo". Poi ne godeva, così come succedeva per Dickens (sopra tutti gli altri), Stevenson, Browning, Chaucer e così via. L'idea che la poesia e la letteratura in senso più ampio possano estrarre dall'anima dell'uomo la sua identità e la facciano risuonare (mi piace questo verbo) è molto chestertoniana; il nostro Gilbert diceva che in certe epoche sono i poeti che ci richiamano alla nostra vera natura. Com'è che diceva Chesterton da qualche parte: "Non nego che debbano esserci i preti per rammentare agli uomini che un giorno dovranno morire. Dico soltanto che, in certe epoche strane, è necessaria un'altra specie di preti, chiamati poeti, per ricordare agli uomini che ancora non sono morti". Chesterton da Shakespeare traeva insegnamento per la sua vita interiore e al tempo stesso si nutriva degli straordinari concetti da lui espressi, della profondità dei suoi drammi, della complessità delle psicologie dei personaggi, ma anche della creatività nell'uso del linguaggio, della straordinaria capacità di raccontare l'uomo all'uomo senza infingimenti. Nel presente volume sono raccolti proprio gli scritti in cui Chesterton spiega e interpreta meglio alcune delle opere di Shakespeare più note, in modo che siano perfettamente comprensibili a tutti, dandone letture tanto semplici quanto originali e profonde, che ci spingeranno con rinnovato gusto sulle pagine del "grande Bardo".
Per Chesterton – che nella sua visione riprende la teologia del card. Newman, il primo grande convertito dall'anglicanesimo al cattolicesimo in epoca moderna – la Chiesa è un corpo vivo, è il nuovo Corpo di Cristo che vive nella storia. La Chiesa, come in un seme, ha già tutta la pienezza umana e divina in sé stessa: non deve cercare la pienezza fuori di sé. È già in sé: in Cristo c'è già tutta la pienezza. In un Inghilterra che ai tempi della Riforma aveva conosciuto in Inghilterra una spaventosa persecuzione, la prima di quelle che la Modernità avrebbe scatenato contro coloro che credono fermamente in Cristo, Shakespeare rappresentò un piccolo ma lucente barlume che illuminava le tenebre, e che le illumina ancora oggi. Merito di Chesterton è stato quello di ricordarcelo attraverso questi scritti.
https://www.riscossacristiana.it/la-biblioteca-di-riscossa-cristiana-di-paolo-gulisano/

G. K. Chesterton - L’elettore e le due voci (The Voter and the Two Voices) - tratto da A Miscellany of Men, 1912

Umberta Mesina, traduttrice di recenti raccolte promosse da noi Società Chestertoniana e dal Centro Missionario Francescano, ci fa dono di una traduzione di un inedito chestertoniano, L'elettore e le due voci (titolo originale: The Voter and the Two Voices) tratto da A Miscellany of Men, del 1912.

Noi le siamo grati, pubblichiamo l'incipit della traduzione e per il resto rimandiamo al suo blog attraverso il collegamento in calce all'articolo tradotto.

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Il vero male del nostro sistema partitico è di solito espresso nella maniera sbagliata. Fu espresso nella maniera sbagliata da lord Rosebery quando disse che esso impediva agli uomini migliori di dedicarsi alla politica e che incoraggiava uno scontro fanatico. Dubito che gli uomini migliori si dedicherebbero mai alla politica. Gli uomini migliori si dedicano a maiali e bambini e cose del genere. E quanto allo scontro fanatico nella politica dei partiti, vorrei tanto che ce ne fosse di più. Il vero pericolo dei due partiti con le loro due politiche è che essi limitano indebitamente la prospettiva del cittadino comune. Lo rendono sterile anziché creativo, perché non gli è mai consentito di far niente altro che scegliere tra l'una e l'altra di due politiche già esistenti. Non abbiamo vera democrazia quando la decisione dipende dal popolo. Avremo vera democrazia quando il problema dipenderà dal popolo. L'uomo comune deciderà non soltanto come votare, ma anche su che cosa votare.

Il resto dell'articolo può essere reperito qui:

https://initaliano.wordpress.com/2018/10/07/g-k-chesterton-lelettore-e-le-due-voci-1912/

Ripropongo un caro vecchio post sull'innocenza, sull'essere buoni... ora e sempre viva l'innocenza!

L'ho ritrovato per caso, ci credo molto, credo poco anzi per niente che per conoscere la vita bisognerebbe infangarsi.
Chesterton andrebbe fatto santo anche solo per questi pensieri spettacolari che ci aprono le porte della sua anima d'infante e ci dicono che non solo è possibile essere innocenti ma che è meglio che non esserlo.

http://uomovivo.blogspot.com/2014/04/un-aforisma-al-giorno-nuovamente.html

Marco Sermarini

Un aforisma al giorno (gol a porta vuota - diffondere)

Non sono mai stato capace di comprendere che cosa sia il Movimento Progressista, tranne che somigli un po' a un poliziotto che dice sempre alla gente di "andare avanti", senza dire loro dove andare.

Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, Christmas and The Progressive Movement, 1 Gennaio 1910

sabato 6 ottobre 2018

Un aforisma al giorno





Gilbert Keith Chesterton, Leggendo Shakespeare

giovedì 4 ottobre 2018

Un aforisma al giorno

Insegnare alle persone a credere in Dio può essere nel senso più alto del termine un compito difficile anche tra i cristiani. Ma impedire alle persone di pensare a Dio sarà un compito impossibile anche tra gli agnostici; o forse soprattutto tra gli agnostici.

Gilbert Keith Chesterton, G.K.C. as M.C.

Un aforisma al giorno (ancora su San Francesco d'Assisi)

Era un poeta la cui vita era tutta una poesia. Non era tanto un menestrello che si limitava a cantare le proprie canzoni, quanto un drammaturgo capace di recitare tutta la sua opera teatrale. Le cose che diceva erano più fantasiose di quelle che scriveva. Le cose che ha fatto erano più fantasiose delle cose che ha detto... Parlare dell'arte di vivere è diventata una cosa piuttosto artificiale che artistica. Ma San Francesco, in un certo senso, ha fatto dell'atto stesso di vivere un'arte.

Gilbert Keith "Francis" Chesterton, San Francesco d'Assisi

P.S.: il nome di Cresima (in Inghilterra e America usa così, alla Cresima si assume il nome di un santo particolarmente amato) di Gilbert era Francesco...

martedì 2 ottobre 2018

Un aforisma al giorno

La religione dello Stato servile non deve avere dogmi o definizioni. Non può permettersi di avere definizioni. Perché le definizioni sono cose terribili: fanno le due cose che la maggior parte degli uomini, specialmente gli uomini comodi, non possono sopportare. Lottano; e combattono lealmente.

Gilbert Keith Chesterton, L'Utopia degli usurai

lunedì 1 ottobre 2018

Un aforisma al giorno

Gli uomini osservano le lacune dei periodi precedenti; ma le lacune corrispondenti nel proprio periodo sono letteralmente troppo grandi per essere viste.

Gilbert Keith Chesterton, The Daily News, 20 aprile 1906