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giovedì 30 marzo 2017

Un aforisma al giorno

G. K. Chesterton (@GKCDaily)
Collectivism is not a word to wake [men] up. Liberty is.


mercoledì 29 marzo 2017

Dopo la sistematicità la virtù secondo Chesterton

Tempo fa Rob Prisco dei Gruppi Chestertoniani Veronesi sfidò il popolo chestertoniano a discutere sulla sistematicità o meno del pensiero di Chesterton. I risultati li trovate nel sito di Roberto www.chesterton.it.

Ora riceviamo dall'amico Rob Prisco e volentieri pubblichiamo questo aggiornamento:

«Nel pubblicare la mia prima posizione del 27 febbraio dopo aver presentato due principi che ritenevo universali ne avanzavo un terzo (detto C) che ritenevo fin da subito di applicazione particolare. Ora, anche sulla base del criterio di Girimondo, penso che sia quasi da scartare. Rimane però da esaminare il problema del rapporto di GKC con le virtù, che richiamavo già in quella occasione. Relativamente al problema delle virtù e della verità è utile fare riferimento all'attenta rassegna fatta da Sermarini, e condensata in questa pagina del sito».

Il resto lo trovate nel collegamento qui sotto:

http://www.chesterton.it/gkc/sistema4.htm


sabato 25 marzo 2017

Tweet di G. K. Chesterton su Twitter

G. K. Chesterton (@GKCDaily)
What is actually the matter with the modern man is that he does not know even his own philosophy; but only his own phraseology.


Tweet di Chesterton Society su Twitter

Chesterton Society (@AmChestertonSoc)
"It is only in God that we all love each other." - #GKChesterton #GKC

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Chesterton in altre parole - C. S. Lewis su Chesterton

Nashville Chesterton (@NashChesterton)
"Chesterton had more sense than all the other moderns put together."

-C. S. Lewis, "Surprised By Joy"


mercoledì 22 marzo 2017

martedì 21 marzo 2017

Chesterton è attuale - G. K. Chesterton: “Si Dios no existiera, no habría ateos”. · Veredictos · Andalucía Información


G. K. Chesterton: "Si Dios no existiera, no habría ateos".

O "La democracia significa inducir a votar a aquellos que nunca tendrán la "caradura" de gobernar, y de acuerdo con la ética cristiana, precisamente aquellos que deben gobernar son aquellos que no tienen la "caradura" de hacerlo." Como vemos, no hace falta un libro entero. A veces, es suficiente con un aforismo o dos del escritor y periodista Gilbert Keith Chesterton (Londres, 1874 - Beaconsfield, 1936), para darnos cuenta de que el autor inglés es, por derecho propio, un clásico del humor de todos los tiempos, que demanda toda la seriedad de nuestra atención.

Fue a finales del siglo XIX y en Inglaterra, que el mundo (re)descubrió el placer perverso de darle la vuelta a los lugares comunes. El sinsentido de Lewis Carroll se burlaba de toda lógica. Los epigramas y aforismos de Oscar Wilde fueron la versión irreverente de la gaya ciencia de Nietzsche. Las sentencias de Chesterton supusieron, para muchos, los mandamientos de una nueva inmoralidad: "Nuestra civilización ha decidido, y ha decidido muy justamente, que determinar la culpabilidad o la inocencia de los hombres es cosa demasiado importante para confiarla a peritos especialistas".

Todo lo que es susceptible de entrar en la obra del autor de Tremendous Trifles (1909; Enormes minucias, Renacimiento, 2010), acaba entrando en ella. Reaccionan a favor de la subversión decadente los conceptos verbales recordados por el escritor Gordon Bowker en la entrega de invierno de 2016 de la revista británica Slightly Foxed. Los aforismos de Chesterton recuerdan a los de Carroll y Wilde, y como ellos, se emplean como arma de destrucción masiva contra la ortodoxia. En sus breves sentencias, se privilegian los giros serpentinos de la argumentación a fin de concentrarse en trucos verbales que se cumplen en sí mismos: "Nos dirán, por ejemplo, que la teología deviene complicada porque está muerta. Creedme: si hubiese estado muerta, nunca habría devenido complicada; sólo un árbol vivo crece en un número excesivo de ramas".

El crítico y poeta Matthew Arnold recomendaba a los victorianos olvidar los dogmas y leer la Biblia por su poesía. El autor de The Innocence of Father Brown (1911; El candor del Padre Brown, Edaf, 2005) supo ser inteligente (aunque su doctrina religiosa promulgara la creencia ciega): "Si Dios no existiera, no habría ateos". Necesitamos autores como Chesterton, Arnold, Carroll o Wilde, que sepan darle la vuelta a una verdad por todos aceptada. Gordon Bowker, con el mismo espíritu, nos libra de los sermones del británico y nos deja con un bullicioso y beligerante ingenio, a menudo deslumbrante. Gracias a esta nueva entrega de Slightly Foxed, tenemos un vivo retrato no sólo de un personaje, sino de toda una época.

lunedì 20 marzo 2017

“Eretici”: errori e orrori della modernità secondo G. K. Chesterton | Luca Fumagalli da Radio Spada


"Eretici": errori e orrori della modernità secondo G. K. Chesterton

chest cop

«Tutto conta, salvo il tutto». Con il solito paradosso, questa volta dal sapore un po' acre, Chesterton confeziona una perfetta etichetta da appiccicare al mondo contemporaneo. In una realtà così piena di accadimenti, scoperte e idee, quello che sembra latitare è una visione globale dell'essere, un'idea, anche solo una teoria, in grado di abbracciare la vita. Non certo un dettaglio, quindi. La mentalità liberale, con la sua assurda pretesa di emancipare l'uomo da oscuri assiomi del passato, non ha fatto altro che renderlo schiavo di un nemico ancora più pericoloso: il nulla. Sballottata a destra e a manca dalle ingiurie del tempo e della storia, l'umanità brancola in un vuoto cosmico che sembra non avere fine. Tutto è messo in dubbio, ogni cosa è relativizzata, compreso il bene e il male, parole ormai messe al bando, impronunciabili. Persino la gloriosa devastazione evocata dalla penna di Milton, il satanico "oscuro visibile", non gode più di alcuna reputazione. Falsità e verità convivono in un grigiume indistinto che puzza di ignavia da un miglio di distanza.  

E così Chesterton, per sgombrare i fumi dell'alcol ideologico che impregna il mondo, ben più devastanti di quelli dell'amata birra, se ne uscì con un libro rivoluzionario, Eretici (1905), seguito a pochi anni di distanza dal suo sequel ideale, Ortodossia (1908), una vera e propria summa del Chesterton-pensiero. La conversione al cattolicesimo, ai tempi, era ancora lontana, eppure il futuro cantore delle gesta di Padre Brown aveva già imboccato la strada che l'avrebbe condotto a Roma. La grande intuizione di Eretici, infatti, è l'invito a "tornare ai fondamentali", a recuperare una base su cui, evangelicamente, costruire la dimora stabile; un tema, questo, che attraversa ogni pagina, come un filo rosso.


Chesterton, dismessi i panni del romanziere, veste quelli della guida turistica e invita il lettore a visitare con lui un singolare museo delle cere, interminabili corridoi dove fanno bella mostra di sé le follie impagliate partorite da due secoli di dittatura anticristiana. Kipling, Shaw e H. G. Wells sono solo alcuni dei promotori più illustri di quelle idee eretiche che l'autore fustiga senza tema, inanellando un aforisma via l'altro come calcinacci di verità eterna finalmente rimessi al proprio posto. Gli articoli che compongono il libro – in origine apparsi sulle colonne del «Daily News» – illustrano, in altre parole, un metodo per osservare la vita, ribadendo come sia importante combattere per le buone idee, quelle che portano frutto e non deserti di piatta e conformistica aridità.

La prosa di Eretici si dipana sinuosamente, si dilunga, quando necessario, in minute spiegazioni, ma è altrettanto capace di stoccate degne di quello che a buon diritto può essere considerato, almeno nell'alveo dei letterati, il più importante intellettuale cattolico del '900 («La prima avventura è nascere», «Togliete il sovrannaturale e quel che resta è l'innaturale» e «L'uomo che distrugge se stesso crea l'universo» sono un esempio delle numerose perle incastonate nel volume).

Dalla messa al bando dell'estetismo, Chesterton passa senza soluzione di continuità a contestare la logica luciferina del carpe diem, il nichilismo, l'ateismo, l'antropocentrismo esasperato e tutti quegli -ismi che non hanno fatto altro che allontanare l'uomo da se stesso, riducendolo a un niente alienato. Allo stesso tempo, tra una riga e l'altra, non manca di agguantare il lettore con piccoli accenni, sempre più insistenti, all'ipotesi di una verità ultima immortale, il naturale esito del tanto strombazzato progresso (che, come dimostrano ampiamente le scienze, non dovrebbe portare alla democrazia ma al dogma).

Eretici è dunque un libro ancora attuale, consigliato a tutti coloro che sono desiderosi di sciacquarsi la faccia con uno zampillo di realtà, di rincontrare le ovvietà del buon senso oggi negate dai più. È un testo che parla del vero amore, quello per le cose perenni.

Luca Fumagalli

Politica - di G. K. Chesterton - Edizioni Nova Europa

16,00 

Di Gilbert Keith Chesterton

Prefazione di Paolo Gulisano

Saggio in appendice di Orazio Maria Gnerre

292 pagine; ISBN: 978-88-85242-01-2

 

Il libro mette insieme una serie di inediti chestertoniani su politica e società di un'attualità sconcertante. Attraverso queste pagine è possibile tracciare il profilo di un Chesterton politico che troppo spesso è stato dimenticato, sostituito invece da uno completamente appiattito all'ambito letterario e alle opere di carattere morale. Eppure il Chesterton letterato era il volto artistico di un fine osservatore sociale e di un acuto critico politico. È con questo volume che si cerca di ridonare tridimensionalità storica e profondità filosofica al pensiero di Chesterton, dimostrandone la correttezza e la preveggenza delle sue prese di posizione.

Questo volume presenta dunque la raccolta di articoli politici di Chesterton, scritti nell'arco dei primi trent'anni del secolo scorso, in cui egli tratta di società, politica interna e internazionale, teoria politica e filosofia, e dimostra come la "trappola della logomachia", ovvero l'inadeguatezza del frasario politico liberale, abbia circoscritto il conflitto e disinnescato le possibilità di rivolta, riconducendo ogni narrazione politica (democrazia, repubblicanesimo, conservatorismo, socialismo…) ad una sua parodia. Li accompagnano un'introduzione di Paolo Gulisano, dove si sottolineano le tematiche comunitariste in Chesterton, e un saggio in appendice di Orazio Maria Gnerre, in cui si quantifica distintamente l'adesione dello scrittore inglese al percorso storico di autocoscienza comunitarista e l'attualità indiscussa del suo pensiero.

Indice


Prefazione di Paolo Gulisano

1 Lo stato del mondo
2 La congiura del giornalismo
3 Il carattere poetico nel liberalismo
4 Perché non sono un socialista
5 Che cos'è un conservatore?
6 Un saluto all'ultimo socialista
7 Il collasso del socialismo
8 L'abbaglio inglese riguardo alla Russia
9 Il disegno di una nuova guerra
10 Germania e Alsazia Lorena
11 La vera diplomazia segreta
12 La vera accusa contro il bolscevismo
13 Il repubblicano tra le rovine
14 L'irritante internazionale
15 Sulla morale americana
16 La difesa dell'Occidente
17 La fine dei contemporanei
18 Sesso e proprietà
19 La persecuzione dell'uomo comune
20 La questione contro la corruzione

Chesterton e il comunitarismo, di Orazio Maria Gnerre

Indice dei personaggi storici citati, a cura di Camilla Scarpa

giovedì 16 marzo 2017

L'esorcismo di Chesterton

«In nome di Dio e della Democrazia e della nonna del Drago - in nome cioè di tutte le cose buone - ti ordino di andartene e di non infestare più questa casa».

Magnifico, vero?

Per saperne di più:

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del Drago e altre serissime storie, pag. 18 (www.pumpstreet.it).

mercoledì 15 marzo 2017

Quale Chiesa? - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)

"Noi non vogliamo una Chiesa che si muova con il mondo, ma che muova il mondo, anzi che lo rimuova verso ciò cui il mondo sta muovendo"

Questa frase potrebbe condensare nei suoi desiderata  un sano manifesto cattolico di adesione alla Verità della Chiesa Cattolica Romana (come amava chiamarla Gilbert Keith Chesterton). Ne "La sfera e la croce" il grande saggista inglese indicava con precisione il senso della sfera-mondo e della croce posta su di esso: il mondo senza la croce traballa, va da tutte le parti, ruzzola nelle mode e si perde nel relativismo, nell'ateismo, nel secolarismo, nel nichilismo. Questo era il triste e dannato esito di chi perdeva il significato salvifico della Croce e della Chiesa (Extra Ecclesiam nulla salus) . Nel "The way of the Cross" del 1935 egli scriveva: "La Chiesa cattolica è la sola capace di salvare l'uomo dallo stato di schiavitù in cui si troverebbe se fosse soltanto il figlio del suo tempo".

Lo stato servile era quella condizione a cui sarebbe approdata l'umanità senza l'ancora di salvezza della Chiesa ed è esattamente quella condizione orfana (della Chiesa) che stiamo disperatamente sperimentando oggi. Il cammino pastorale tanto conclamato oggi, l'accompagnamento mondano nel peccato, una Chiesa che si fa compagna di viaggio, sono tutte modalità che Chesterton avrebbe stigmatizzato, alla pari del modernismo: "Ho sempre avuto un forte senso di repulsione intellettuale nei confronti del modernismo, anche prima di convertirmi al cattolicesimo". Quale Chiesa era quindi indispensabile per Chesterton? In "Perché sono cattolicodel 1926 il suo pensiero era chiaro e illuminante: "Uno dei principali compiti della Chiesa cattolica è far sì che la gente non commetta vecchi errori, in cui è facile ricadere, ripetutamente, se le persone vengono abbandonate, sole, al proprio destino. La verità concernente l'atteggiamento cattolico nei confronti dell'eresia o, si potrebbe dire, nei confronti della libertà, può essere rappresentata dalla metafora di una mappa. La Chiesa cattolica possiede una mappa della mente che sembra la mappa di un labirinto, ma che in realtà è una guida per orientarsi nel labirinto". 

La Chiesa doveva, per Chesterton, orientare l'uomo nel labirinto del mondo, non perdersi con esso in strade equivoche, indugiare in percorsi ambigui, abbattere barriere importanti. Chesterton indicava ancora quale fosse la specifica peculiarità della Chiesa: "La Chiesa ha la responsabilità di segnalare determinate strade che conducono al nulla o alla distruzione, ad un muro cieco o a un precipizio…La Chiesa si prende la responsabilità di mettere in guardia il suo popolo su queste realtà, e sta proprio qui l'importanza del suo ruolo. Dogmaticamente essa difende l'umanità dai suoi peggiori nemici, quei mostri antichi, divoratori orribili che sono i vecchi errori". Si potrebbe continuare con altre innumerevoli citazioni che attesterebbero quale Chiesa era pensata e voluta dal grande Gilbert. Egli era consapevole del rinnovarsi delle eresie e proponeva l'atteggiamento corretto che avrebbero dovuto assumere la Chiesa e l'uomo, come egli scriveva ancora nel 1929: "Bisogna appellarsi alle realtà veracemente umane: la volontà cioè la morale, la memoria cioè la tradizione, la cultura cioè il retaggio intellettuale dei nostri padri". 

Se si procedesse nella lettura, ancora straordinariamente attuale, si scoprirebbe un Chesterton rivelatore del nichilismo modernista: "Il mondo moderno, con i suoi movimenti moderni, sta vivendo sul capitale cattolico. Sta utilizzando fino all'esaurimento tutte le verità rimanenti tratte da quell'antico tesoro che è la cristianità, ma non possiede un proprio entusiasmo innovativo. La novità è solo nelle parole e nelle etichette, come nella pubblicità moderna". Il suo spirito profondamente cattolico avversava ogni sorta di compromesso con l'errore, ogni specie di abbraccio con l'eresia. In una considerazione sulla triste "eredità" di Lutero egli scriveva così: "Il momento che si iniziò a contestare la Chiesa appellandosi al giudizio individuale, ogni cosa venne giudicata erroneamente; coloro che ruppero con le fondamenta della Chiesa ben presto ruppero con le propria fondamenta; quelli che cercarono di reggersi a prescindere all'autorità non riuscirono a reggersi affatto". 

A suggello di quale Chiesa intendesse veramente Chesterton, fa rabbrividire leggere quest'ultima sua riflessione: "Nel cuore della cristianità, nei vertici della Chiesa, nel centro di quella civiltà che chiamiamo cattolica, lì e in nessun movimento, né in nessun futuro, si trovano la stabilità del senso comune, le tradizioni veraci, le riforme razionali, che l'uomo moderno ha cercato senza trovarle lungo tutto il cammino della modernità".

martedì 14 marzo 2017

Anche H. G. Wells era pubblicato in Italia...

 

Qui trovate una vecchia edizione italiana di un racconto di uno dei principali amici-nemici di Chesterton, H. G. Wells (quello che diceva che se c'era un paradiso, beh, sicuramente ci sarebbe stato Chesterton ad aprirgli la porta…).

Era una rivista settimanale, L'Avventura (sottotitolo: settimanale dei più drammatici racconti del mondo), edita da Sonzogno. Questo racconto, Il corpo rubato, fu pubblicato nel 1929.

Questo dice dell'attenzione alla cultura anglosassone di quei tempi in Italia. Ne abbiamo già parlato diverse volte a proposito delle riviste letterarie, dei loro mentori e dei grandi traduttori.

venerdì 10 marzo 2017

Un aforisma al giorno

L'essenza della cura medica è che un uomo è paziente. Ma l'essenza della cura morale è che il paziente deve essere impaziente. Nulla può essere fatto se egli non odia il proprio peccato più di quanto ami il suo piacere.


Gilbert Keith Chesterton, Illustrated London News, 18 Luglio 1908



Inviato da iPhone

giovedì 9 marzo 2017

Un aforisma al giorno

Solo un pazzo può stare di fronte a questo mosaico e dire che la nostra fede è senza vita o un credo di morte. In alto c'è una nube da cui esce la mano di Dio; sembra impugni la croce come un'elsa e la conficchi nella terra di sotto come una spada. In realtà però e tutt'altro che una spada, perché il suo contatto non porta morte, ma vita. Una vita che si sprigiona e irrompe nell'aria, in modo che il mondo abbia sì la vita, ma l'abbia in abbondanza.

Gilbert Keith Chesterton, La Resurrezione di Roma

Roma, Basilica di San Clemente

Un aforisma al giorno (contro il progressismo futile e malato, per i sani dogmi - controtendenza, bello!)

Il difetto della moderna nozione di progresso spirituale è che questo è sempre concepito come rottura dei confini, cancellazione delle linee di divisione, rifiuto dei dogmi. Ma se esiste un progresso spirituale, questo deve essere volto verso più definite convinzioni e più numerosi dogmi. La mente umana è una macchina per giungere a conclusione; se non può giungere a conclusione si arrugginisce. Quando sentiamo parlare di un uomo troppo intelligente per credere, ci troviamo dinanzi ad una contraddizione in termini: come se sentissimo parlare di un chiodo che è troppo perfetto per poter essere usato a tener fermo un tappeto, o di un catenaccio che è troppo forte per tener chiusa una porta. 

Gilbert Keith Chesterton, Eretici

Grazie a padre Roberto Brunelli che ci mostra questa vignetta tratta da GK's - a miscellany of the first 500 issues of G.K.'s Weekly



«San Nicola distribuiva, come li ha elencati, i suoi doni, ed è un buon Distributista: il Pagano, dall'altra parte, non lo era: mescolava due bambini: ed essi andarono nella pentola».

Chesterton quería alterar orden social, según experto en escritor británico - La Vanguardia


Chesterton quería alterar orden social, según experto en escritor británico

Madrid, 23 feb (EFE).- Dos expertos internacionales en la figura del célebre escritor británico Gilbert Keith Chesterton han participado hoy en el Congreso Internacional sobre Novela Policíaca, organizado por la Universidad CEU San Pablo, para hablar del personaje más relevante en la obra de Chesterton: el Padre Brown.

Brown es el sacerdote católico -acompañado siempre de un enorme paraguas- que, con su agudeza psicológica, es capaz de resolver los crímenes más enigmáticos.

En este peculiar religioso, que protagoniza una serie de relatos policíacos que hicieron que Chesterton (Londres, 1874-Beaconsfield, 1936) alcanzara una gran popularidad, se han centrado los dos apasionados por la literatura del británico que han participado en el congreso.

El primero de ellos, Ian Boyd, fundó el Chesterton Institute for Faith and Culture de la Seton Hall University y edita la revista de estudios sobre Chesterton y literatura sacramental más antigua y prestigiosa, la Chesterton Review, con ediciones en inglés, español, italiano y portugués.

Su participación en la jornada ha estado dedicada al significado de las parábolas -presentes en gran parte de su obra e imprescindibles en las historias del Padre Brown-. Por eso, Boyd ha comenzado su intervención con unas palabras del escritor, que expresaron su opinión respecto al valor de la ficción: "Dudo que ninguna verdad pueda contarse si no es en una parábola".

El estudioso de la obra de Chesterton ha dicho también que para el escritor, una historia era siempre "un vehículo para expresar la verdad más profunda" y que "una frase insertada en un cuento expresa de la manera más económica el significado de la historia".

Además, ha revelado algo sobre el escritor que le parece muy interesante: para él, las cosas que les sucedían a las personas eran "como las cosas que suceden en el argumento de una novela", "nunca son casuales".

En la cita ha participado también Dermot Quinn, profesor de la Seton Hall University, que ha hablado durante el coloquio del significado del Padre Brown, el personaje literario al que considera la "creación más perdurable" de Chesterton y una de las figuras más "amadas" de la literatura inglesa.

Ambos, Chesterton y su personaje Brown, tienen en común, según Quinn, la "sabiduría, la inocencia, la simplicidad y el amor por las cosas comunes", además de que los dos cuentan con las mismas habilidades, "la observación, la razón y el sentido común".

Incluso aquellos a quienes no les gusta el punto de vista de Chesterton, "reconocen su estatura como periodista, dramaturgo, poeta, novelista y polemista", añade Quinn sobre el autor de otros títulos como "El Club De Los Negocios Raros" (1905) o "El Hombre Que Fue Jueves" (1908) y de numerosos poemas, cuentos, artículos y ensayos.

Según el profesor, "Chesterton le juega limpio al lector: sus cuentos nuca hubieran logrado tantos seguidores si hubieran sido distintos". Además, señala que, mientras que otros escritores de este género como Agatha Christie o Conan Doyle alteraban el orden social solo para restaurarlo, "Chesterson quería alterarlo aún más".

La cuestión central sobre el Padre Brown es "su brillante cotidianeidad" y el hecho de que sea un protagonista tan normal que ni siquiera cuenta con un nombre "exótico" como Sherlock Holmes, resume Quinn. EFE

Chesterton’s roller coaster novel - IN SCHOOL - The Hindu


Chesterton's roller coaster novel

Gilbert Keith Chesterton's career as a storyteller began at a very young age and he subsequently went on to become one the greatest detective writers English literature ever saw. You know how he started off? By telling his aunt his first story!

The writer remained true to the unspoken rule of detective writing that the reader should have an equal chance of finding out who the culprit as much as the sleuth does.

At 6'4'', Chesterton was, supposedly, a formidable figure to look at. But, once he spoke, the dread went away with the quick-witted words that gushed out of his mouth.

To call him just a witty speaker is a disservice to the man who as a theologian, journalist and literary critic, gave the world the most sympathetic detective — Father Brown. G.K. Chesterton was born on May 29, 1874 in London and completed his education from the University College there.

He married Frances Blogg in 1901. He was writing a weekly column for the Daily News when he was given a column at The Illustrated London News , which he went on to do for 30 years. From 1932 till his death, Chesterton also gave radio talks at the BBC, which took an intimate character under him.

He wrote about 80 books, several hundred poems, 200 short stories and several plays. Critics have hailed The Man who was Thursday as his best book. Let's find out more about this book!

A multifaceted thriller

The story, which is often referred to as a metaphysical thriller, is set in Edwardian London. Gabriel Syme has been recently recruited at Scotland Yard to a secret anti-anarchist police force. Syme meets Lucian Gregory, who is an anarchist poet, and they discuss poetry.

They argue over the purpose of poetry and Gregory asserts that the most poetical creation ever is the timetable of London Underground.

Syme suggests that Gregory isn't serious about anarchism, which upsets him. Gregory, to prove himself a serious anarchist, takes Syme to an underground anarchist meeting. He also presents himself as an influential member of a European anarchist council.

The curious part about this council is that there are seven men and each of them are referred to using the name of a day. The head of the council is Thursday. Gregroy plans to be elected to the post, but his speech goes wrong after Syme tells him that he is a police officer. Syme presents the council with a commendable speech and gets elected to become Thursday. Syme is then sent to the central council as the chapter's delegate.

There he tries to thwart the council and bring them down. But Syme is in for a shock as he realises that each member is actually a detective, employed to bring down the council. They realise that it was a master plan by Sunday, the president!

Sunday is then unmasked to the horror of the rest of the council. But, he turns out to be a force of good. He is also unable to tell them why he caused trouble and pain. There is much more to go and we won't reveal everything here. You know what to do!

'Para Chesterton, una historia era un vehículo para expresar la verdad más profunda' | La Gaceta


'Para Chesterton, una historia era un vehículo para expresar la verdad más profunda'

Dos expertos internacionales en la figura del célebre escritor británico Gilbert Keith Chesterton han participado hoy en el Congreso Internacional sobre Novela Policíaca, organizado por la Universidad CEU San Pablo, para hablar del personaje más relevante en la obra de Chesterton: el Padre Brown.

Brown es el sacerdote católico -acompañado siempre de un enorme paraguas- que, con su agudeza psicológica, es capaz de resolver los crímenes más enigmáticos.

En este peculiar religioso, que protagoniza una serie de relatos policíacos que hicieron que Chesterton (Londres, 1874-Beaconsfield, 1936) alcanzara una gran popularidad, se han centrado los dos apasionados por la literatura del británico que han participado en el congreso.

El primero de ellos, Ian Boyd, fundó el Chesterton Institute for Faith and Culture de la Seton Hall University y edita la revista de estudios sobre Chesterton y literatura sacramental más antigua y prestigiosa, la Chesterton Review, con ediciones en inglés, español, italiano y portugués.

Su participación en la jornada ha estado dedicada al significado de las parábolas -presentes en gran parte de su obra e imprescindibles en las historias del Padre Brown-. Por eso, Boyd ha comenzado su intervención con unas palabras del escritor, que expresaron su opinión respecto al valor de la ficción: "Dudo que ninguna verdad pueda contarse si no es en una parábola".

El estudioso de la obra de Chesterton ha dicho también que para el escritor, una historia era siempre "un vehículo para expresar la verdad más profunda" y que "una frase insertada en un cuento expresa de la manera más económica el significado de la historia".

Además, ha revelado algo sobre el escritor que le parece muy interesante: para él, las cosas que les sucedían a las personas eran "como las cosas que suceden en el argumento de una novela", "nunca son casuales".

El Padre Brown, una de las figuras más queridas de la literatura inglesa

En la cita ha participado también Dermot Quinn, profesor de la Seton Hall University, que ha hablado durante el coloquio del significado del Padre Brown, el personaje literario al que considera la "creación más perdurable" de Chesterton y una de las figuras más "amadas" de la literatura inglesa.

Ambos, Chesterton y su personaje Brown, tienen en común, según Quinn, la "sabiduría, la inocencia, la simplicidad y el amor por las cosas comunes", además de que los dos cuentan con las mismas habilidades, "la observación, la razón y el sentido común".

Incluso aquellos a quienes no les gusta el punto de vista de Chesterton, "reconocen su estatura como periodista, dramaturgo, poeta, novelista y polemista", añade Quinn sobre el autor de otros títulos como "El Club De Los Negocios Raros" (1905) o "El Hombre Que Fue Jueves" (1908) y de numerosos poemas, cuentos, artículos y ensayos.

Según el profesor, "Chesterton le juega limpio al lector: sus cuentos nuca hubieran logrado tantos seguidores si hubieran sido distintos". Además, señala que, mientras que otros escritores de este género como Agatha Christie o Conan Doyle alteraban el orden social solo para restaurarlo, "Chesterson quería alterarlo aún más".

La cuestión central sobre el Padre Brown es "su brillante cotidianeidad" y el hecho de que sea un protagonista tan normal que ni siquiera cuenta con un nombre "exótico" como Sherlock Holmes, resume Quinn.

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Chesterton, el inglés que cantó la epopeya de Lepanto

G.K, Chesterton, El Príncipe de la paradoja

martedì 7 marzo 2017

Guardate questa bella foto... «Chesterton goes back»


Questa foto fu fatta al momento del ritorno a casa dall'America il 12 Aprile 1921, dopo che Gilbert e Frances avevano fatto una grande tournée nel paese a stelle e strisce, il che occasionò il libro What I saw in America (Quello che ho visto in America), uscito l'anno dopo.

La foto è originale, cioè io posseggo l'originale con le correzioni fatte non con i Photoshop ma col pennellino e la tempera come si faceva una volta. Me l'ha regalata un carissimo amico, e gliene sono molto, molto grato. La appenderò appena posso con la dovuta pompa magna, si tratta di due miei cari amici e me l'ha regalata un caro amico, comprenderete... La cosa un po' mi commuove.

Dove stavano al momento dello scatto Frances e Gilbert?

A bordo di questa grande nave da crociera pronta a salpare per l'Inghilterra, la Aquitania, che ha solcato gli oceani dal 1914 al 1950. Tornavano da quello che l'agenzia Wide World Photo registra - secondo le parole del Nostro Eroe - «a delightful visit in this country». La foto ha anche un titolo, scritto a macchina a caratteri maiuscoli: CHESTERTON GOES BACK. Questo è indicativo della grande popolarità e notorietà del Nostro Eroe (di quella abbiamo già parlato ampiamente: con lui le conferenze si pagavano ed era sempre sold out; personaggi come H. G. Wells, G. B. Shaw e Bertrand Russell accettavano di discutere solo con lui...). Anche al di là dell'Oceano Atlantico, dove era arrivato su invito di alcune università.

Allora con orgoglio sono possessore di una foto di Gilbert e Frances, ma volevo farvi parte della mia gioia, mai non per farvi rosicare, come si dice...

Marco Sermarini



Dal risvolto dell'edizione Adelphi de L'età vittoriana nella letteratura

«G.K. Chesterton era incapace di introdurre anche solo una traccia di moderazione in ciò che faceva – si trattasse di alimentarsi, naturalmente, ma anche di attività per lui ancora più naturali, come leggere, scrivere o parlare. E così quando decise di raccontare attraverso una serie di ritratti – da Bentham a Carlyle, da Dickens a Hardy – l'età vittoriana, di cui lui stesso era una specie di ultimo, umorale testimone, scrisse questo libro unico e prezioso: una grande satira, che è anche un infinito atto d'amore. Una pagina dopo l'altra, l'intelligenza irrequieta e inclassificabile di Chesterton («Il compito dei progressisti è commettere errori; quello dei conservatori è di impedire che vengano emendati») riporta in vita uno dei grandi momenti della letteratura come l'abbiamo conosciuta, e come continuiamo ad amarla: lasciando spesso graffi, se non piccole ustioni, sulla nostra coscienza di vittoriani postumi, benché in larga parte inconsapevoli».

Rino Cammilleri cita Chesterton


La nuova bussola quotidiana quotidiano cattolico di opinione online: Elogio dell'intolleranza contro il politically correct

06-03-2017 Elogio dell'intolleranza contro il politically correct di Rino Cammilleri

Quando ho letto l'aforisma che la benemerita agenzia cattolica Zenit.org a posto a esergo del suo lancio del 2 marzo 2017 ho fatto un salto sulla sedia. Eccolo: «La tolleranza è la virtù dell'uomo senza convinzioni». Sarà sfuggito di penna in un'agenzia in genere pacata e clericalmente corretta che, lodevolmente, mai si discosta dallo stile della conferenza episcopale italiana? Boh.

L'aforisma in questione l'ha scritto Gilbert K. Chesterton (1874-1936). Lo scrittore profetico (non a caso c'è chi ne propugna la beatificazione) aveva anche previsto che spade sarebbero state sguainate per sostenere che l'erba è verde e il cielo è azzurro. Infatti – tanto per dirne una - in Spagna le autorità hanno multato e sequestrato un autobus che recava la scritta «I bambini hanno il pene e le bambine hanno la vagina». Sì, perché l'ovvio non si può più dire: è reato di «intolleranza».

Come il goyano sonno della ragione produce mostri, così la c.d. tolleranza produce galera, quando non linciaggi e morte civile. Per forza: se ho una convinzione, vuol dire che io ho ragione e chi non la pensa come me ha torto. Tanto più forte sarà la mia convinzione, tanto più dura sarà la mia reazione contro chi non è d'accordo. Chi ha una convinzione forte farà di tutto per mettere a tacere chi si permette di dissentire. E' nella natura delle cose.

La «tolleranza» è una forzatura, non ha senso. Infatti, la natura si ribella e rimette le cose a posto. Qualche tempo fa il principe britannico William, figlio di Diana Spencer, fu visto a una festa – privata - mascherato da nazista e successe il finimondo. Era il massimo dell'autoironia in un inglese, ma venne costretto ad abiurare come Galileo. Se si fosse mascherato da khmer rosso nessuno avrebbe avuto da ridire; anzi, nessuno se ne sarebbe accorto.

Potremmo produrlo, ma sarebbe inutile, perché lo conoscono tutti: c'è un elenco preciso di cose che, se le fai o le dici, finisci in galera, e va sotto il nome generico di «politicamente corretto». E' la dimostrazione che la «tolleranza» non esiste, è stata solo un grimaldello dialettico usato per disarmare gli avversari, ora non serve più. Il famoso detto attribuito a Voltaire? Sì, quello che recita: non sono d'accordo con quel che dici ma darò la vita perché tu possa dirlo. Balle, non solo Voltaire non l'ha mai detto, ma gli insulti riservati a chi non la vedeva come lui dimostrano pure che si sarebbe guardato bene dal dirlo.

Sì, perché chi ha una convinzione chiara, precisa e decisa non «tollera» dissenso. Al massimo lo sopporta momentaneamente. Basta vedere che fine fanno quelli che si permettono di dissentire col papa della «misericordia». Papa Francesco, infatti, ha una convinzione ben precisa e, come tutti quelli che ne hanno una, cerca di imporla. Bando alle ipocrisie, anche io farei lo stesso.

Chesterton ha avuto la vista lunga e ci aveva avvertiti che il re è nudo, ma lo abbiamo ascoltato – ahimè vanamente - soltanto noi «intolleranti», colpevoli solo di avere le idee chiare. E ancora, tanto per cambiare, la Chiesa si ritrova come è sempre stata, con due nemici da combattere, uno interno e l'altro esterno. Quello esterno è, ari-tanto per cambiare, l'islam. Quello interno è il «politicamente corretto», che invoca, a scopo autodemolitorio, il «dialogo» e la «tolleranza», due concetti cioè che – ci si faccia caso - fanno a cazzotti tra loro. 

venerdì 3 marzo 2017

Dale davanti all'agenzia di Edward e Sydney Chesterton



Dale Ahlquist nell'ultimo numero di Gilbert, che ho la fortuna di ricevere regolarmente e di cui sono molto grato a lui, racconta del suo ultimo viaggio in Inghilterra la scorsa estate ed anche del fortuito incontro a Kensigton con la sede originaria dell'agenzia immobiliare dei fratelli Edward e Sydney Chesterton, rispettivamente babbo e zio di Gilbert e Cecil.

L'agenzia esiste ancora ed è una delle più importanti di Londra e d'Inghilterra, la trovate al sito www.chestertons.com, e ne abbiamo parlato diverse volte su questo blog.

Una cosa che vi suggerisco di fare è invece di approfondire la conoscenza di Edward, per gli amici di Gilbert "Mr. Ed", un uomo splendido. Potete farlo leggendo anzitutto l'Autobiografia (www.pumpstreet.it) e poi scavando scavando nelle varie biografie anglofone, non ultima l'opera della mia cara amica Nancy Carpentier Brown su Frances Blogg Chesterton. C'è anche una foto di quest'uomo splendido che diede così tanto ai figli, solo così capirete davvero da dove è uscito il nostro eroe.

È molto importante leggere di Ed, e della "permanent anticipation of surprise"... scavate, scavate...

Un grazie a Dale per queste perle.

Marco Sermarini

La chiesa dove è stato battezzato Chesterton

Si tratta della Chiesa anglicana di Saint George a Kensington, Londra, precisamente sulla collina di Campfen Hill, ed è il luogo dove il nostro Gilbert è stato battezzato. Il fonte battesimale non è quello originale ma è nello stesso posto.

La foto è del nostro amico Dale Ahlquist, che è tornato a Londra la scorsa estate. È tratta dal periodico Gilbert.

Sul suo battesimo è lo stesso Chesterton ad ironizzare nella sua autobiografia, proprio nella primissima pagina…

giovedì 2 marzo 2017

Le idee pericolose - di Fabio Trevisan (da Riscossa Cristiana)


LE IDEE PERICOLOSE

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di Fabio Trevisan

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"Se esiste una cosa come la crescita intellettuale, questa deve indicare una crescita verso convinzioni sempre più definite, verso dogmi sempre più numerosi".

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Nel 1905 Chesterton scriveva: "Le credenze religiose e filosofiche sono, in effetti, pericolose come il fuoco, e nulla può estirparne quella bellezza connessa al pericolo. Ma c'è un solo modo per proteggerci veramente contro l'eccessivo pericolo che rappresentano, ed è quello di essere imbevuti di filosofia e saturi di religione".

Queste illuminanti ed attuali riflessioni, tratte dall'emblematico capitolo finale ("Osservazioni conclusive sull'importanza dell'ortodossia") del saggio Eretici, ci dovrebbero spingere a comprendere i pericoli in seno alla Chiesa Cattolica e ad adottare le contromisure cautelative. L'essere imbevuti di filosofia, come avvertiva il grande saggista londinese, non significava fare mero esercizio intellettualistico ma piuttosto saper ragionare considerando i principi della buona logica (principio di identità, principio di non contraddizione,ecc.) e del senso comune. L'essere saturi di religione non significava contrapporre la devozione alla ragione né la pastoralità alla dottrina ma piuttosto riconoscere nella fede la potenzialità salvifica dei dogmi e la grazia trasmessa dai Sacramenti. Non a caso Chesterton rimarcava l'importanza dell'ortodossia e la necessità dei dogmi: "Se esiste una cosa come la crescita intellettuale, questa deve indicare una crescita verso convinzioni sempre più definite, verso dogmi sempre più numerosi". 

Quali erano le idee pericolose per Chesterton? Certamente quelle che si opponevano ai dogmi ed all'ortodossia, in quanto, per sua definizione: "L'uomo può essere definito come un animale che produce dogmi". La preoccupazione della fedeltà all'ortodossia e alla tradizione del pensiero cristiano non erano in Chesterton, come si potrebbe dire nel linguaggio "ecclesialmente corretto" dei nostri tempi, appannaggio di una mente bigotta, ipocrita e farisaica (usando una terminologia "misericordiosamente corretta") ma piuttosto prerogativa indispensabile per la salvaguardia della fede e della ragione. Il cercare la verità oggettiva e la definizione e precisione dei dogmi costituivano quindi un baluardo contro le idee balzane e pericolose, quasi come uno scudo contro le pietre scagliate dal progressismo e dal modernismo: "Il vizio nel concetto moderno di progresso intellettuale è sempre quello di alludere a qualcosa collegato con vincoli infranti, confini cancellati, dogmi scartati". 

Se si osserva con attenzione, il vincolo infranto era l'incapacità di ottemperare ad un voto solenne dinanzi a Dio e agli uomini (fedeltà nel matrimonio, obbedienza all'autorità); il confine cancellato alludeva al venir meno della sacralità della casa e della legittima proprietà; il dogma scartato infine si riferiva all'irrompere di un pensiero scriteriato e slegato dalla tradizione e dall'ortodossia. Con umorismo e saggezza Chesterton osservava che: "Il vero progresso intellettuale consiste nella costruzione di una precisa filosofia della vita e quella filosofia deve essere giusta e le altre devono essere sbagliate". 

Al contrario di quello che si pensa nella Chiesa oggi, non erano, per Chesterton, i dogmatici a scagliare la prima pietra. Coloro che avevano a cuore la salvaguardia della dottrina e la salvezza dell'anima non erano "i duri di cuore" senza carità e misericordia. Era esattamente l'opposto: i reali persecutori si scagliavano, con le loro idee pericolose, contro i principi e i dogmi, le verità di fede e di ragione: "Non furono mai le persone spinte da una convinzione, che compirono così vaste persecuzioni…furono le persone incuranti, che ricolmarono il mondo di fuoco e oppressione. Furono le mani degli indifferenti che accesero le fascine…". 

Le conseguenze di un cattivo pensiero sono ormai sotto gli occhi di tutti e basterebbe riflettere ora su uno dei reiterati postulati di Bergoglio: il tempo è superiore allo spazio. Ovviamente qui non si tratta di categorie a priori dell'intelletto in senso kantiano ma di categorie "sociologiche". Lo "spazio" è stigmatizzato, in sintonia col progressismo, come anelito egoistico al potere, mentre il "tempo" è ricercato, in armonia con l'immanentismo hegeliano, quale critica liberatoria di superamento dialettico dei conflitti. Si rivela così quello che effettivamente paventava Chesterton: "Accade che il progresso sia uno dei nostri dogmi, e un dogma corrisponde a qualcosa che non è ritenuto dogmatico". 

Non è banale ricordare ultimamente come l'avvento di idee così forsennate e pericolose (e ribadisco: slegate dalla tradizione e dall'ortodossia) possano apportare persecuzione. Le ultime frasi di Eretici attestavano questa drammatica deriva intellettuale e spirituale: "Noi ci troveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto".