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mercoledì 29 ottobre 2014

Chesterton è attuale - Chesterton per il Wall Street Journal è "notable and quotable" (notevole e citabile)

E' una pagina (in inglese) a noi ben nota perché parte della raccolta (inventata da noi con la collaborazione del Centro Missionario Francescano) La Nonna del Drago ed altre serissime storie.

La riporta il Wall Street Journal, strano, no? Evidentemente Chesterton supera tutte le barriere.

http://online.wsj.com/articles/notable-quotable-g-k-chesterton-1413586617#livefyre-comment

lunedì 27 ottobre 2014

Scovato da Nancy Carpentier Brown, ecco cosa vi proponiamo...


Si tratta della partitura "illustrata" del canto How far is it to Bethlehem? il cui testo è stato scritto da Frances Blogg sposata Chesterton, la moglie del nostro caro Gilbert.

E' originale di quei giorni, come vedete.

Di questo canto abbiamo parlato anche altrove, grazie alla nostra cara Nancy Carpentier Brown, elemento di spicco del braccio di Chicago della American Chesterton Society, che abbiamo avuto modo di conoscere lo scorso settembre, avendoci invitato ad uno dei loro raduni chestertoniani in uno splendido pub alle porte di Chicago, con tanto di pelle d'orso e testa di bisonte appese ai muri!

Trovate altre belle tracce qui e qui. Nancy sta lavorando molto sulla persona di Frances, di cui non si è ancora detto abbastanza, e la ringraziamo per questo.

domenica 26 ottobre 2014

Un graditissimo e commovente messaggio (con dono) di una nostra socia

"Carissima Elisa e Segretari Volanti tutti,
oggi e' giorno di riposo, pulizie e bollette e cosi' ho provveduto ai miei doveri e qui sotto la foto.
Vorrei fare una precisazione: la quota da me versata non e' un errore, ma e' voluta ed e' assolutamente interessata. Queste le ragioni:
1. E' la mia quota
2. perché essendo GKC cattolico, voglio creder che lui e i chestertoniani preghino per me;
3. perche' magari ci sono amici che vorrebbero fare parte di questa associazione (infatti nella parte della bolletta con piu' spazio ho specificato "aspiranti chestertoniani") e non possono (ho immaginato un'adozione a distanza tipo "adotta anche tu un piccolo chestertoniano":-);
4. poi penso che come tutte le associazioni abbiate spese e quindi visto che sono lontana dalla vostra contea, per lo meno fisicamente, partecipo diciamo con il cuore;
5. se dovessi finire sul lastrico, ho così la speranza che un chestertoniano mi dara' un posto ove collocare il mio sacco a pelo ed un boccale di birra! :-)
Ok?
Un caro saluto a tutti

Livia"

E Livia ci ha dato cento euro e la sua quota.

Noi ringraziamo commossi perché ha centrato tutto, dalla quota alla birra, coglie lo spirito del nostro impegno quotidiano e vi chiediamo allora di pregare per lei (il nome è di fantasia ma le preghiere arrivano lo stesso!).

Un aforisma al giorno

Tutte le strade portano a Roma: è uno dei motivi per cui molta gente a Roma non ci arriva mai.


Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Un aforisma al giorno

Stiamo precedendo nella direzione che porterà a creare una razza di persone troppo modesta intellettualmente per credere nella tavola pitagorica.

Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia

Un aforisma al giorno


Per quanto i cieli siano tranquilli, e freschi i prati, non possiamo dimenticare che se solo ci riuscisse di comprendere quale ne è il loro significato, esso sarebbe grandioso e straziante.

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago e altre serissime storie

Paolo VI beato. Amava Chesterton e lo recensì

In questo post e in quest'altro trovate la recensione di Ortodossia e quella del San Francesco a firma di Giovanni Battista Montini, papa Paolo  VI, oggi beato.

Gli scritti sono tratti rispettivamente dalle riviste Il Frontespizio e Studium e torniamo a dare atto che li dobbiamo alla pazienza e all'amore per le cose belle di Angelo Bottone che li riesumò alcuni anni fa. Sempre grati.

Giuseppe Brienza e Fabio Trevisan questa sera su Radio Maria

Questa sera alle ore 21.00 Radio Maria vedrà come protagonisti gli amici Fabio Trevisan e Giuseppe Brienza in una trasmissione sulla Dottrina Sociale della Chiesa.

Non mancate.

mercoledì 15 ottobre 2014

Cristiada, un'epopea che riaffiora - di Paolo Gulisano (da Il Sussidiario)



Da oggi in Italia è finalmente distribuito il film Cristiada. Una lunga  inspiegabile attesa ha termine, e finalmente sarà possibile vedere sul grande schermo questo film che rievoca una delle pagine più drammatiche e commoventi della storia del Ventesimo secolo: l'epopea dei Cristeros, i martiri messicani uccisi per la fede negli anni 20 e 30 dello scorso secolo. Un film a sua volta epico, commovente, con grandi interpreti come Andy Garcia e un intensissimo Peter O'Toole, con il grande attore irlandese recentemente scomparso alla sua ultima interpretazione.  Come spiegare il lungo boicottaggio subito da questo film, che ha tutti gli ingredienti per avere successo: spettacolarità, plot narrativo avvincente, grandi interpreti? Cosa disturba di questa storia di martirio di un popolo?  Occorre anzitutto partire da una premessa ineludibile: La storia viene scritta dai vincitori: tale affermazione è comunemente  e largamente accettata. Gli stessi vinti hanno imparato a leggere tra le righe di quanto viene detto sulle loro vicende. Spesso dalle versioni ufficiali prendono vita le contro- storie, i tentativi -magari ostacolati anche duramente - di proporre ipotesi diverse, di far sentire altre voci, di cercare altre ragioni. Il dramma è quando la storia non viene scritta. 
Peggio della damnatio memoriae non c'è che l'assenza di memoria: dimenticare, come se nulla fosse accaduto, o far finta di non ricordare, che comunque dà il medesimo esito: la relegazione nell'oblio. Tale operazione - sempre e comunque scorretta - appare addirittura paradossale in un 'epoca come la nostra che si avvale di numerosissimi strumenti di lavoro per gli storici nonchè possibilità di comunicazione e accesso all'informazione. Nel corso del Ventesimo secolo, dolorosamente percorso da immani tragedie, risultato non solo dei diversi totalitarismi ma soprattutto del clima ideologico e culturale venutosi a determinare dopo duecento anni di sogni (o sarebbe meglio dire incubi) della ragione, che ha voluto violentare la natura e l'uomo in forza delle pretese dell'utopia e delle sue realizzazioni pratiche, si è verificato un evento di considerevole importanza e che incredibilmente è stato soggetto ad una lunga censura storiografica, la rivolta dei Cristeros. Si trattò di una grande insurrezione, di una guerra civile che ebbe luogo in un paese importante come il Messico,  che durò tre anni e che si trascinò poi per moltissimo tempo, lasciando effetti duraturi sulla struttura politica e sociale del paese, e determinando in maniera  irreversibile il destino non solo messicano, ma forse dell'intero sub-continente latino- americano. Fu un conflitto che si determinò con caratteristiche che pure dovrebbero attirare l'attenzione degli studiosi ,  in primo luogo, ma anche di chi abbia a cuore valori come la libertà, i diritti umani, la giustizia sociale: la rivolta dei cristeros fu infatti il più importante moto autonomo contadino avvenuto nell'America Latina in tutto il ventesimo secolo, e certamente uno dei principali a livello mondiale. La rivolta fu soprattutto la reazione di una società contadina, tradizionale, cattolica, all'aggressione perpetrata dallo stato autoritario uscito dalla rivoluzione degli anni Dieci, uno stato formalmente espressione della rivoluzionaria volontà popolare, ma in realtà profondamente estraneo al popolo "vero", quello che viveva nei barrios delle grandi città come quello delle campagne, come gli indios delle foreste.
Una rivoluzione, quella messicana, che ha goduto altresì, rispetto ai cristeros, di ottima ( e immeritata) fama, di vasta pubblicistica, persino dell'onore di essere considerata - sino alla rivoluzione cubana di Fidel Castro- il più importante rivolgimento dell'ordine politico e sociale avvenuto nell'America Latina, in grado di produrre, a differenza degli infiniti "pronunciamientos" succedutisi in precedenza nel continente- una reale e radicale trasformazione. Non eviteremo, in queste pagine, di rivisitare criticamente anche questo mito, consolidatosi comunemente ormai come realtà all'attenzione dell'opinione pubblica.
Il martirio del Messico, dove andò al potere agli inizi degli anni '20 un potere massonico ferocemente antireligioso che si proponeva di sradicare il Cristianesimo dal Messico, è un esempio paradigmatico di  storia negata.
I cristeros combatterono, soffrirono e morirono per la loro fede, per difendere la libertà religiosa, ossia, -detto in termini pratici, la possibilità  stessa di accedere ai sacramenti. di avere, per sè e i propri figli un'istruzione cristiana , di poter trasmettere e comunicare liberamente la fede stessa. Questo sacrificio di sangue che settant'anni fa vide una intera nazione cattolica brutalizzata da un governo che si era prefisso di estirpare dal popolo ogni radice di religiosità, è senz'altro meritevole di giungere ad interpellare e, perchè no?, a scuotere e a commuovere gli animi e le coscienze spesso pigri, intorpiditi dei credenti  Quello dei Cristeros è stato il martirio tipico del XX secolo, epoca caratterizzata  dai reiterati tentativi di costruire, oltre che nuove società, "uomini nuovi". 
Questi tentativi hanno tutti lasciato dietro di sè una spaventosa scia di sangue. La rivoluzione messicana fa parte, a  buon diritto, della schiera di questi "esperimenti" poligenetici, e analogamente agli altri scatenò la furia rabbiosa  della persecuzione contro la religione, contro ciò  che costituiva l'anima della nazione messicana, il suo tessuto connettivo, il fondamento stesso dell'ordine civile e umano. In una rivoluzione, in ogni tentativo di esercizio arbitrario e totalitario del potere, è necessario colpire  anzitutto la Libertas Ecclesiae. Laddove infatti la Chiesa è libera nell'adempimento della sua missione, cioè andare con Cristo incontro agli uomini, laddove c'è libertà per la Chiesa, c'è inevitabilmente libertà per l'uomo: "la Verità vi farà liberi". Per questo motivo nel nostro secolo le guerre sono state, soprattutto, guerre contro la religione. Ogni progetto di nuovo ordine e di uomo nuovo è stato impegnato in primo luogo nello sbarazzarsi, ideologicamente e materialmente, della ingombrante presenza di chi ha avuto la pretesa di definirsi Via, Verità e Vita.
I Cristeros, da Padre Vega al generale Goroztieta fino all'ultimo dei volontari, fino al più piccolo, come il ragazzo-martire Josè Del Rio,  come ogni martire per la fede in tutta la storia della Chiesa, erano molto di più che degli avversari politici,  dei membri di una fazione avversa al potere di turno: erano  dei testimone di questa Verità e di questa Via, testimoni per mezzo di una vita intensa, credibile, affascinante, e per questo insopportabile per il nemico. 
Guardare alla storia tragica e splendida dei Cristeros significa comprendere cos'è il Cristianesimo, e perché valga la pena battersi per Cristo Re, anche quando è la Chiesa stessa ( o per meglio dire alcuni prelati) a tradire, per paura, per debolezza, per cercare di compiacere il mondo. I Cristeros, abbandonati dalle gerarchie, abbandonati dalla Curia romana, continuarono a restare aggrappati a Cristo, che non vollero tradire, che non vollero abbandonare. Una tragedia splendida che ci insegna molto per il presente e il futuro della Chiesa. 

Paolo Gulisano

lunedì 13 ottobre 2014

E' on line il nuovo sito della Scuola Libera Gilbert Keith Chesterton

http://scuolachesterton.org

Eccolo!

Sinora le notizie venivano pubblicate di tanto in tanto sul blog della cooperativa che la gestisce e da cui è nata, ora però la Scuola Libera Gilbert Keith Chesterton ha un suo spazio nella rete, per cui vi invitiamo a visitarlo perché vi potrete trovare le foto ed i racconti ed anche le informazioni pratiche su questa iniziativa totalmente chestertoniana.

Anzi, diffondetelo. Ci chiedete sempre come si fa a realizzare il distributismo e il pensiero di Chesterton nella vita concreta, ecco qua tutto in poco spazio!

sabato 11 ottobre 2014

Su Pump Street - Chesterton Review 2013

Nel quarantennale la Review esce col numero 2013 in edizione italiana.
Un numero bellissimo con tanti contributi ed inediti. Boyd, Quinn, Sermarini, Gilley, Belloc, Cecchi Pieraccini.

Su Pump Street, il negozio Distributista on line.

giovedì 9 ottobre 2014

Chesterton bussa alle porte del Sinodo grazie ai coniugi Grygiel - da www.chiesa

"[…] Chesterton ha detto che non abbiamo bisogno di una Chiesa mossa dal mondo ma di una Chiesa che muove il mondo. Parafrasando queste parole possiamo dire che oggi le famiglie, quelle in crisi e quelle felici, non hanno bisogno di una pastorale adeguata al mondo ma di una pastorale adeguata all'insegnamento di Colui che sa che cosa desidera il cuore dell'uomo".

Il resto lo trovate nel collegamento qui sotto:


http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350891

Un aforisma al giorno

Il Giudaismo con la sua oscura sublimità lasciò scritto che se l'uomo vedesse Dio ne morirebbe. Il Cristianesimo giudica (con una fatalità ancor più catastrofica) che se vede Dio vivrà per sempre.

Gilbert Keith Chesterton, La Nonna del drago e altre serissime storie

Apriamo la campagna "Adotta un sinodale"

È aperta la campagna "Adotta un sinodale".

Noi chestertoniani vorremmo, come battezzati e quindi come figli legittimi della Chiesa Cattolica, dire la nostra ed essere ascoltati in occasione del Sinodo straordinario sulla famiglia, dare il nostro contributo, insomma.

Allora vorremmo regalare a ciascun sinodale una copia del volume qui sotto, che il nostro Chesterton partorì quando ancora era anglicano. Pensiamo sia utilissimo e che contenga tutte le risposte che il popolo di Dio e il mondo aspetta (molte forse sono risposte attese ma non desiderate). Scioglierebbe davvero molti nodi che sembrano aver improvvisamente attanagliato le menti di cardinali, vescovi e teologi.

Chesterton non vedeva l'ora di dirla, la verità! E oggi casca proprio a proposito, vero, amici?

D'altronde pensiamo che sia una lettura gradita e ben accetta a molti sinodali, Santo Padre compreso, perché sappiamo della passione e del rispetto che molti di loro nutrono per Chesterton. Abbiamo dato testimonianza di ciò dall'inizio dell'esistenza di questo blog.

La campagna consiste nell'acquisto di una o più copie del volume (€ 14,00) da spedire a ciascun sinodale. Chiediamo il vostro aiuto perché i partecipanti sono tanti e noi chestertoniani poveri, ma sarebbe un peccato non avere sul comodino e nell'aula sinodale una copia di questo volume che aiuta, aiuta, aiuta tantissimo!

Spazza via tante nuvole nere dalle nostre teste con la sola forza della ragione.

Qualche assaggio ve lo manderemo più tardi, e se qualcuno volesse inviarlo ai sinodali sarebbe vere dignum et justum.

D'altronde Emilio Cecchi non disse che Chesterton era un novello Padre della Chiesa? Ecco, noi ne siamo convinti e vorremmo farlo lavorare!

Date la vostra adesione esclusivamente al nostro indirizzo di posta elettronica societachestertoniana@gmail.com (solo all'email: no blog, no facebook, no Twitter), inviate la somma sul nostro conto corrente postale e vi diremo quale sinodale avrete adottato, così pregherete anche per lui.




7 Ottobre Festa della Madonna del Rosario, la Madonna della Vittoria...

Oggi è il giorno della Madonna del Rosario, la Madonna della Vittoria di Lepanto.

Una buona giornata e tantissimi motivi per pregarLa.

Tweet da Soc Chestertoniana (@Sochest)

Soc Chestertoniana (@Sochest)
Oggi è il giorno della Madonna del Rosario, la Madonna della Vittoria di Lepanto. Una buona giornata e tantissimi motivi per pregarLa.


Un aforisma al giorno

«I grandi finanzieri comprano e vendono migliaia di cose che nessuno vede e che sono del tutto prive di usi pratici. E così finisce l'avventura di affidarsi soltanto ai fatti; finisce nel paese dei sogni popolato da fantastiche astrazioni. Dobbiamo ritornare all'idea di governare per mezzo delle idee».

Gilbert Keith Chesterton, La mia fede (titolo originale: The Thing)

domenica 5 ottobre 2014

Tweet da G.K. Chesterton (@ChestertonQuote) - GKC su Scozia e Irlanda

G.K. Chesterton (@ChestertonQuote)
I am quite certain that Scotland is a nation; I am quite certain that nationality is the key of ... - goo.gl/BNKhLW #GKCHESTERTON


Un aforisma al giorno


«Papa Leone XIII è sempre stato un mio eroe».

G. K. Chesterton, Il Segreto di Padre Brown

Tanti e potenti intercessori...



«Prendilo, disse Tommaso, perché ha servito la verità».

«Prendilo, disse Francesco, perché ha amato i poveri».

(Monsignor Knox sugli intercessori di Chesterton in Paradiso)

mercoledì 1 ottobre 2014

Lavoratori del Maine acquistano i loro posti di lavoro e danno l’esempio alla Nazione

E' la traduzione dell'articolo che trovate in questo collegamento (grazie a Beatrice Nardini!)

http://uomovivo.blogspot.it/2014/09/workers-in-maine-buy-out-their-jobs-set.html



Lavoratori del Maine acquistano i loro posti di lavoro e danno l'esempio alla Nazione

Di Rob BrownNoemi Giszpenc e Brian Van SlykeTruthout


Sulla remota Deer Isle, nel Maine, il movimento per un'economia più giusta e democratica quest'estate ha ottenuto una grande vittoria. Più di 60 dipendenti di tre aziende commerciali al dettaglio - Burnt Cove Market, V&S Variety and Pharmacy, e The Galley – si sono messi insieme per comprare i negozi e creare la più grande cooperativa di lavoratori del Maine e la seconda più grande del New England.

Ora i lavori possiedono e dirigono insieme le aziende sotto un'unica insegna, conosciuta come la  Island Employee Cooperative (IEC). Questa  è la prima volta che numerose aziende di questa dimensione ed ambito sono state unite e convertite in una cooperativa di lavoratori – rendendo questo un risultato particolarmente rivoluzionario nel processo di avanzamento della democrazia economica.

Arrivare lì: Cosa c'è Voluto

Quando la coppia locale che è stata proprietaria delle tre aziende per 43 anni ha cominciato a pensare di vendere i suoi negozi ed andare in pensione, i lavoratori hanno cominciato a preoccuparsi. I negozi erano tra i datori di lavoro più grandi dell'isola ed un potenziale compratore probabilmente non sarebbe arrivato dall'interno della comunità o non avrebbe mantenuto lo stesso livello di posti di lavoro e servizi. Solo un acquisto della società da parte dei lavoratori avrebbe potuto ottenere la stabilità.

Poiché i lavoratori stavano cercando di ottenere qualcosa di storico, c'è voluto più di un anno – non è stato sempre un cammino facile. Ma la forza dei lavoratori stava nella loro determinazione, e nella possibilità di fare affidamento su un gruppo di alleati dedicato alla crescita del movimento cooperativo. La Independent Retailers Shared Services Cooperative (IRSSC) ed il Cooperative Development Institute li hanno aiutati a sviluppare le loro strutture gestionali, amministrative, legali e finanziarie. Sono anche stati in grado di assicurare il finanziamento da parte del Coastal Enterprises del Maine e del Cooperative Fund of New England, entrambi Istituzioni Finanziare per lo Sviluppo della Comunità (CDFIs). Senza quell'assistenza tecnica dedicata e del capitale disponibile, probabilmente oggi non ci sarebbe l'IEC.


E' Necessario dell'Altro

Non solo la creazione dell'IEC ha fatto mantenere dozzine di posti di lavoro pagati decentemente e l'unico accesso a cose essenziali come generi alimentari e medicine nelle vicinanze di una comunità remota, ma punta anche ad un modello di successo che potrebbe essere usato nel paese per espandere la proprietà ed il benessere a normali lavoratori. Questa esperienza mostra che se solo avessimo più risorse per sperimentare politiche economiche pratiche e fondate, potremmo creare molti più posti di lavoro con salario minimo e aziende che sostengano la comunità, cosa di cui abbiamo disperato bisogno.

La Grande Recessione ha portato molti a prendere in considerazione vie migliori per organizzare la nostra economia, come succede sempre durante le crisi economiche. Ma la realtà è che la nostra economia, anche durante i "bei tempi", ha sempre deluso i lavoratori. Quindi abbiamo bisogno di pensare nel lungo termine e cambiare le nostre strategie per costruire una economia duratura, democratica, equa e giusta.


La Grande Recessione nel Maine: Una Brutta Situazione Peggiora

In seguito alla Grande Recessione, il Maine ha recuperato meno della metà dei lavori che abbiamo perso (classificandosi 46esimo tra gli stati): siamo a due posti dal fondo classifica per la crescita totale di lavoro, e abbiamo uno dei più alti numeri di lavoratori part-time che vogliono più lavoro ma non riescono a trovarlo. Quasi un terzo dei disoccupati del Maine cercano lavoro da più di sei mesi, il che è più del doppio della media nazionale. E la poca crescita che c'è stata è avvenuta quasi esclusivamente nella regione metropolitana di Portland, nel sud del Maine.

Ma non è che i nostri lavoratori prosperassero prima della Grande Recessione.

Negli ultimi 30 anni, i guadagni dei lavoratori più poveri del Maine crescevano solo del 27 per cento, mentre i guadagni degli abitanti più ricchi del Maine saliva del 67 per cento. A cominciare dagli ultimi anni '90, il Maine ha perso più lavori manifatturieri pro capite che qualunque altro stato. I lavoratori del Maine hanno anche i guadagni medi più bassi di tutti gli stati del New England e, delle 16 contee del Maine, 14 sono tra le più povere della regione. Come risultato, un abitante del Maine su sette e più di un bambino su cinque vivono in povertà. Più vergognosamente, la povertà caratterizza più di un bambino su quattro, e uno su tre nelle nostre contee più povere.

In breve, i bassi salari del Maine, prospettive limitate di lavoro, la povertà in aumento e la crescente inuguaglianza non sono solo il risultato della Grande Recessione; sono strutturali e di vecchia data. Abbiamo bisogno di cambiare il modo in cui funziona l'economia da un po' di tempo. Ed è esattamente per questo che strategie per creare aziende sostenibili e democratiche come la Island Employee Cooperative sono così necessarie


La Island Employee Cooperative: Un Modello per il Maine e per la Nazione

Le cooperative di lavoratori mangono la promessa di occuparsi fondamentalmente dei nostri guai economici di lunga durata. Poiché  danno ai membri egual voce nell'amministrazione della cooperativa, una cooperativa di lavoratori difficilmente prenderà e lascerà la sua comunità. Questi posti di lavoro sono posseduti democraticamente dalle persone che ci vivono e lavorano.

In aggiunta, nelle cooperative di lavoratori, i dipendenti hanno un incentivo per lavorare più duramente e in modo più intelligente, perché beneficeranno da una divisione equa dei profitti. E quando la cooperativa di lavoratori affronta difficoltà finanziare, la prima risposta non è licenziare le persone. Questo perché i lavoratori-proprietari dividono anche i rischi e i pesi dell'azienda. Invece, i membri spesso si riuniscono per trovare soluzioni democratiche ai loro problemi, come un abbassamento temporaneo dei salari o il taglio delle ore per tutti i lavoratori, così che nessuno debba perdere il lavoro. Questo è uno dei maggiori fattori che fa anche sì che le cooperative di lavoratori siano più sostenibili economicamente in comunità con basse entrate.

Per i nuovi lavoratori-proprietari dell'Island Employee Cooperative, la trasformazione in cooperativa, nel tempo, creerà profondi cambiamenti nelle loro vite quando cominceranno ad investire alcuni dei profitti dell'azienda in migliori salari e benefit – qualcosa di estremamente inconsueto per chi fa parte del commercio al dettaglio. La cooperativa sta anche già collaborando con il Maine Community College System per tenere programmi educativi in loco così che i lavoratori possano migliorare le loro conoscenze e capacità. Mentre i posti di lavoro nel commercio al dettaglio sono spesso dipinti come a basso salario e senza via d'uscita, questi lavoratori del settore del commercio al dettaglio ora sono proprietari d'azienda che impareranno a prendere insieme molte decisioni difficili. E poiché l'IEC è uno dei più grandi datori di lavoro dell'isola, il modello di proprietà della cooperativa avrà un enorme impatto sulla comunità, man mano che molte più famiglie costruiranno la loro fortuna attraverso la proprietà democratica.

Questo è un modello che possiamo e dovremmo far crescere.


Un Nuovo Approccio allo Sviluppo Economico

Sfortunatamente, esempi di successo come l'IEC sono rari negli Stati Uniti, perché lo sviluppo di cooperative di lavoratori ha poco o nessun supporto da parte della città, dello stato e del governo federale. Invece, queste istituzioni spendono una fortuna per programmi di sviluppo economico che creano profitti insperati per le società di capitali, ma pochissimi lavori con salari minimi e sostenibili.

Il modo in cui gli stati hanno tradizionalmente perseguito lo sviluppo economico si affida essenzialmente "alla caccia alle grandi aziende" e sognare nuovi regali fiscali per aziende fuori dallo stato. Questo serve a beneficiare l'1% mentre si lasciano i lavoratori nella polvere.

Una strategia meno costosa, più efficiente e più equa di focalizzarsi sullo sviluppo di cooperative di lavoratori guiderebbe gli investimenti verso iniziative a livello popolare per la sostenibilità lavorativa. Esistono già alcuni supporti: per esempio, la città di New York ha appena approvato il suo budget per il 2015 e sta investendo più di un milione di dollari in un programma comprensivo per sostenere lo sviluppo di cooperative di lavoratori, incluso la direzione di risorse esistenti per lo sviluppo di aziende verso un maggior supporto nei confronti di cooperative di lavoratori. L'Ohio ha fornito piccole borse di studio per studi di fattibilità ed assistenza tecnica a dipendenti che stanno pensado ad un acquisto cooperativo del loroluogo di lavoro, usando fondi federali che sono disponibili in ogni stato (ma utlizzato solo da una mezza dozzina o così via). Borse di Studio per lo Sviluppo Rurale Cooperativo da parte del Ministero dell'Agricoltura degli Stati Uniti sostengono lo stato e i gruppi regionali che forniscono servizi di sviluppo cooperativo in aree rurali (anche se non solo cooperative di lavoratori).

Ci sono ulteriori esempi di politiche di sostegno, ma ammontano ad una piccola goccia nel mare in confronto a quello che viene speso per i tipici approcci allo sviluppo economico che fanno poco per i lavoratori.

Per cominciare a far crescere lo sviluppo della cooperative di lavoratori, dobbiamo fornire assistenza tecnica e piccole borse di studio pre-sviluppo affiché le persone mettano in piedi cooperative nelle loro comunità, rendere disponibile una migliore educazione su come gestire una cooperativa, fornire garanzie di prestiti per gruppi che altrimenti lotterebbero per avere accesso al credito, ed offrire incentivi fiscali mirati e responsabili.

Le comunità nel paese trarrebbero beneficio da maggiori iniziative che sostengono lo sviluppo di nuove cooperative, così come la conversione di aziende esistenti in aziende possedute dai lavoratori come la Island Employee Cooperative.

Questo approccio permetterebbe a molte più comunità di sostenersi, coltivare lavori con dignità, migliorare i salari ed aiutare più persone a creare ricchezza attraverso la proprietà democratica. E poi potremmo vedere una trasformazione in una economia che è veramente ed in maniera sostenibile al servizio dei bisogni di tutti.


Chesterton non era un liberale...

... o per lo meno lo fu solo per un po'.

Era un Distributista e per questo diede la vita.

Leggere l'Autobiografia, almeno quella...